GUSTAVO ADOLFO BÉQUER
Dalle “Rime”
LXXI
No dormía; vagabra en ese limbo
En que cambian de forma los objetos,
misteriosos espacios que separan
la vigilia del sueòo.
Las ideas que en ronda silenciosa
daban vueltas en torno a mi cerebro,
poco a poco en su danza se movían
con un compás más lento.
De la luz que entra al alma por los ojos
los párpados velaban el reflejo;
mas otra luz el mundo de visiones
alumbrada por dentro.
En este punto resonó en mi oído
en rumor semejante al que en el templo
vaga confuso al terminar los fieles
con un Amén sus rezos.
Y oí come una voz delgada y triste
Que por mi nombre me llamó a los lejos,
y sentí olor de cirios apagados
de humedad y de incienso!
. . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . .
Entró la noche y del olvido en brazos
Caí cual piedra en su profundo seno:
Dormí y al despertar exclamé: “Alguno
Que yo quería ha muerto!”
GUSTAVO ADOLFO BÉQUER
Dalle “Rime”
LXXI
Qualcuno che m’era caro è morto
Tradotto il 17 luglio 2011
Non dormivo; m’aggiravo per il limbo
in cui le cose mutano di forma:
misteriosi spazi che la veglia
dividono dal sonno.
I pensieri che in silenzioso vortice
continuamente giravano sul cervello,
attutivano la danza lentamente
in un ritmo sempre più lento.
Della luce che l’occhio porta all’anima
le palpebre velavano il riflesso;
ma un’altra luminescenza illuminava il mondo
di visioni al di dentro.
A quel punto risuonò al mio orecchio
un brusio simile a quello che nel tempio
vaga confuso, quando con un amen
si conclude la preghiera.
E sentii una voce delicatamente triste
che da lontano mi chiamò per nome:
e odore avvertii di ceri spenti
d’umidità e d’incenso.
. . . . . . . . .
Giunse la notte e nel gorgo profondo,
catturato dall’oblio, precipitai come un sasso;
dormii, e al risveglio gridai:
“Qualcuno qualcosa che m’era caro è morto!”
Traduzione di CC + CDS
con il neo-formato “GRUPPO MARIO LUZI”
dell’Università di Trieste
composto da studenti ivi laureati.
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