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Margherita Stein

:: Claudio Di Scalzo/Margherita Stein: Bretagna di Vlaminck e Corbière
30 Giugno 2014

 

 

 

 

 Claudio Di Scalzo-Margherita Stein

LA BRETAGNA  DI VLAMINCK E CORBIÈRE



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Questo è un omaggio alla Bretagna con un ideale dittico formato da un dipinto con diario del più selvaggio pittore francese del primo novecento: Maurice Vlaminck (Parigi 1876 – Rueil-la-Gadelière 1958) e dalla prosa poetica su Finistère “Il casino dei trapassati” del poeta bretone Tristan Corbière (1845, Ploujean - !875, Parigi) che portò i suoi guaiti da rospo ironico fino a Parigi inseguendo un amore folle e giallo (Les amours Jaunes, 1873).

La baie des Trépasses, La Baia dei Trapassati

Vlaminck  si recò spesso in Bretagna. La Baia dei trapassati è situata all’estremo ovest e sembra uno spicchio di roccia che sfida l’aria e l’acqua pronte a unirsi per inghiottire uomini e cose e pensieri. Il pittore ne ricevette un’impressione terribile e suggestioni inesauste.

 

 

 

 

Dipinse più volte il paesaggio che vedeva. Era dinanzi all’essenzialità estrema: la pittura poteva diventare non una geometria inerte di pennellate ma l’assoluta necessità interiore dove comporre la realtà primaria: roccia, acqua, cielo. Si sentì l’unico abitante di quei luoghi. Avvertì di potersi riunire a quanto, dalla nascita ognuno è separato. Subì questa specie di “ritorno” come una morte allucinatoria che gli consentiva di dialogare con tutte le ombre del suo passato, ma soprattutto del suo futuro. Soltanto il cannello della pipa lo tenne al di qua di una specie di svenimento. Nel suo libro “Pysages e personnages, Paesaggi e personaggi” (1953), scrisse:

Imperceptiblement la mer chengea de coleur, les petits frissons qui couraient sur sa peau verte devinrent de véritable vagues. Les trous bleus du ciel disparurent derrière des nuages gris et sombres. La couleur de l’eau passa du verdâtre au noir et de grosses vagues creusèrent des trous profonds, soulevant la masse liquid en des ramous en plus menacants.

In modo impercettibile il mare cambiò colore, onde minacciose divennero I minuscoli fremiti che pocanzi correvano sulla sua superficie verdastra. Gli squarci azzurri del cielo si nascosero dietro nubi grigie e cupe. La tinta dell’acqua passò dal verde al nero e immense ondate scavavano buchi profondi, sollevando la massa liquida con minacciosi turbini, sempre di più. Traduzione Margherita Stein e Claudio Di Scalzo



 


 

 

Margherita Stein è nata nel 1960 a Lucca. Vive di rendita dalla coltivazione a frutteto dei terreni di famiglia, affittando la sua villa per sofisticati ricevimenti. Buona parte dell'anno risiede a Monaco. Traduce per diletto, scrive senza affetto, collabora episodicamente all'Olandese Volante per dispetto. (Sue notizie in IMMAGINARIO). Ha partecipato alla "Rotta del poema", poema visuale. 

Margherita Stein è un mio semi-eteronimo. Protagonista di un'opera inedita scritta e visuale, anche con me fotografo. Con Margherita Stein sono stato fidanzato. Abbiamo viaggiato in Inghilterra. Anche alla ricerca di altre donne velate in scultura. Come quella di Raffaele Monti, a Chatsworth House, vicino a Bakewell a sua volta vicino a Manchester. (Questa vicenda è narrata fotograficamente in IMMAGINARIO sull'Olandese Volante)

Traduttrice con originale talento visionario ha rinunciato a qualsiasi carriera universitaria. Soffrendo di stati nevrotici ha praticato un femminismo singolarmente controcorrente e spesso sulfureo. Diciannovenne è apparsa provocatoriamente sopra un giornale per soli uomini in topless e seminuda creando allora scandalo tra gli intellettuali pisani. Rovinandosi ogni carriera universitaria. Fu questo il suo modo di omaggiare Bataille e Artaud. Ha tradotto per le mie avventure editoriali "Spedizione notturna intorno alla mia camera" di F. Xavier De Maistre; "Lenz" di Buchner; "Lettera di Lord Chandos" di Hofmannsthal; "Il povero musicante di Grillparzer" poi da Kafka, Fichte, Trakl, Hoelderlin, Coleridge, Swift, Rimbaud, Apollinaire, ecc. Non mi ha mai perdonato la mia intesa amorosa, fino a scriverne un intero "Canzoniere", con Karoline Knabberchen fidanzata del personaggio e fotografo Fabio Nardi. Ha insomma riunito fotografo ed autore in una sola persona. Fregandosene dell'astuta narratologia da me praticata. Quando ci siamo reincontrati a fine anni ottanta ebbe a dirmi con quei suoi occhi al miele stregato: "Se mi fossi suicidata io, e avevo più ragioni per farlo dell'elvetica isterica, quanto avresti scritto sarebbe stato un capolavoro, così son tanti tuoi libri che continuano una tradizione petrarchista". A volte penso che abbia ragione. E ancora provo un sentimento amoroso per questa sua ferina selvatica sincerità che attiene al sangue misto tedesco-lucchese che ha nelle vene.  

 

 


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