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:: Claudio Di Scalzo: Bacchetta di Delman topi di Ciaikovskij
17 Giugno 2015

                                         

 

 

Claudio Di Scalzo

BACCHETTA DI DELMAN TOPI DI CIAIKOVSKIJ

Vladimir  Delman è arrivato esausto. Traballava. Gli ho offerto una sedia. La più comoda del salotto. Ha un terrazzo questa stanza ha chiesto? Sì, che guarda i prati. Ho risposto. Sediamoci lì fuori, che il terzo movimento della Sesta sinfonia di Ciaikovskij ha bisogno d’un paesaggio sublime di montagna perché i topi rivelino, a lei che mi ospita stasera, il pericolo in atto. Non capisco. Sto in guardia. Temo che il direttore stia delirando. Lui comincia a muovere la bacchetta e allora odo la musica "Patetica" dello sfortunato compositore, compreso il Requiem dell’ultimo movimento. Per la miseria guardi il prato, tra l’erba, sotto agli alberi, lungo le baite, non li vede i topi? che raspano e grattano e squittiscono e mordono le radici sane delle piante?! Quasi non reggo la vista di quei roditori osceni dagli occhi luminescenti, nella sera, accostati alla melodia che eleva al cielo alpino, lisciandoli, i verdi più intensi. E’ il male che vince!, aggiunge il direttore, raggomitolandosi sulla sedia, e questa serve a poco per vincere la forza del male. La resse  Ciaikovskij, la reggo io umile direttore, la regga anche lei, la bacchetta, e senta come pesa, sembra una sbarra di ferro! E degli ingenui pensano al compositore, ancora oggi, come se fosse zuccheroso! zuccheroso! un accerchiato, e con lui la cultura più alta, da questi maledetti topi pelosi! In malefizio sgambettanti. M'avvicino, trema Delman, gli chiedo se possiamo fare qualcosa Mi risponde con un filo di voce: Pianti la bacchetta vicino alle fondamenta della casa. Si terranno lontano quei topi cupi. Finché ci saranno quelli come me ad eseguirlo come si deve, Ciaikovskij, non l’avranno vinta del tutto. Se lo ricordi. E ora mi dia un bicchier d’acqua. Che intendo raccontarle un segreto d’arte. Valido anche per lei.


 

Dopo che Delman se n'è andato, guardo fuori dai vetri vedendo ogni tanto qualche luminio rosso. Gli occhi dei topi. Non avendo possibilità di addormentarmi fino all’alba, medito sulle sue parole, sul segreto che mi ha affidato. “Bisogna saper ereditare bene, da chi ci ha preceduto. Ereditare con riconoscenza e custodire. Intende? A chi poi tocca può anche ampliare l’eredità nel bello tenendo conto dei topi sempre più numerosi. Dei rischi nel contenerli. Dei dolori! a me, con una bacchetta tanto pesante, me ne son venuti d'insopportabili alle spalle, alla braccia. 

 

                  


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