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:: Accio: Ecco 'ome ir mi' Dino 'Ampana in me da una vita scampana. Per una letteratura servatia
07 Maggio 2020


Accio: Dino Campana sorridente i Canti Orfici tien a mente





Accio

ECCO ‘OME IR MI’ DINO ‘AMPANA IN ME DA UNA VITA SCAMPANA. PER UNA LETTERATURA SERVATIA!

 

La pubbriazione per la Terza vorta, ci à ‘ostannza generosa ner dediassi ar matto dei ‘Anti Orfici, ir Turchetta, m’à fatto ripensa ar mi’ amio DINO. A come l’ò frequentato. Qui di seguito i pensieri a frotte ‘ome se di vino avessi bevuto na’ botte.

Ma siccome ogni saggistia snerva e affatia ortremisura sur webbe sociale ortre che esse inutile stateci alla larga. Lo fo anch’io che manco rileggo!

Di Turchetta biografo eterno senza fretta non m’interessa più di tanto. Con Vassalli fu tenzone con critici attorno. Non credo bisogni tenenne memoria. In ogni caso di Sebastiano Vassalli, oltre alla biografia romanzata sul povero DINO mi piacque il suo libretto ARKADIA contro i poeti critici italiani. C’era anche Fortini. Li sfotteva a suo modo. Da sperimentale scrisse libri di successo. Per lui stesse critiche che per Battiato approdato al “Cinghiale Bianco”. Non condivido alcun “maledettismo” sul Rimbaud italiano. Sono un po’ più profondo anco se non sembra e nun m’interessa d’essilo. Non so se mi spiego.

So però che la follia può essere arte estetica poesia anche senza gli stilemi della retorica classica. Dubuffet Art Brut lo rivela. Mi sono dedicato a questi pittori. Anche in poesia è lo stesso. Seondo me.

La poesia può esistere nella follia. Breton e i surrealisti stavano con isteriche e isterici. Poi loro che folli non erano se non letterariamente sapevano spiegare ciò che scrivevano il folle no. E distaccassene.

Bisogna immaginà quarcuno che non intende distaccassene. Che rifiuta ogni timbro accesso dovuto ad altri poeti o alla critia o a quarche gerarchia. TUTTO Ciò a me non mi sfagiola da una vita. E ci sto alla larga. Anche sur webbe. Trasformato anche col Virusse a giostra culturale spesso dettasi Comunista. Con esto voglio dir che faccino pure ‘ome voglino. Io non ci ‘ommercio con este prassi. La mia scelta la mi’ vita politia, esto gliè ir mi' COMUNISMO, e in AMORE istesso. Non faccio predie cristiane in rete. Ne vedo in giro. Ar Campo della Barra cortivo pomodori. M’intendo con altri uguali a me. Ci son matti che scrivino. Le leggiamo assieme. Ci si ride ci si ‘ommove. E tanti saluti.

OME VIVO BENE A NUN AVE’ BISOGNO DI ESSE RIONOSCIUTO POETA O ARTISTA DA QUARCUNO VUI NON VE LO POTETE IMMAGINA’. Non so se mi spiego?

A me Campana garba perché ne feci, su TELLUS rivista di Geofilosofia, 1989, del tutto obliata ed è meglio così, e poi a ruota dopo il mio Feltrinelliano “VECCHIANO UN PAESE. LETTERE A ANTONIO TABUCCHI”, 1997, il compagno, assieme a Lorenzo Viani, per una “LETTERATURA SELVATICA” (Servatia) della Provincia contro la Metropoli.

Ir problema non è la bestia servatia falla diventà civile ma i civili ‘apì le ragioni della bestia. Della foresta. Letteratura selvatica dove potesse ACCEDERE chi non ha mai avuto accesso alla parola, se non passando la trafila dell’accademia anche d’avanguardia o comunista, della CRITICA per avere riconoscimento di prodotto letterario ed estetico. Praticamente scrivere disegnare fotografare per solo valore d’uso senza mercificare alcunché. Anche il delirio il grugnito il rutto la boiata la scamiciata farsa la ribellione degli straccioni fine novecento, il lumpenproletariat disprezzato ma ora inurbato.

RIMBAUD scriveva dei Galli nella tortura. Amava il loro borbottio. Rimbaud che smette di scrive che sta ner ‘ommercio dei ‘orpi ner ‘orno d’Affria gliè utile alla letteratura Servatia. Magari intridendo ir tutto con NICCE.

Con questa azione, che chiamo TRANSMODERNO, la linfa che sempre è stata presa dalla Destra anche fascista (in Italia come in Germania, penso a Junger) anche con begli esiti, metti Malaparte ir primo Soffici di Lemmonio Boreo, ir Tozzi de La Torre, ir primo Bilenchi e Vittorini e Maccari in pittura, insomma il Fascismo un tempo di Sinistra che oggi vive come nel 1990 in provincia e nelle periferie delle metropoli, per ottené, giunge, ad un uso COMUNITARIO dell’estetica. Non so se mi spiego?

Su tutti ir personaggio di KASPAR HAUSER (e difatti pensai addirittura una rivista in tal senso dopo Tellus ma poi è passata ad altri come tanto di quanto ho inventato fino all’Olandese Voalnte). Ir massimo di infantilismo regressione bestiale candore primigenio. Ma per non fammi mancà nulla fu prezioso anco l’Heidegger ultimissimo, cicciotto sulla panchina in baita, col suo “Perché restiamo in provincia”. Tutti a fassi le seghe ermeneutie sui tomi universitari e per me este due pagine sono importanti. Vaggo di qui. Non ò da ‘onvince nessuno che sentiero sia. Mi garba fa ‘osì e ‘osì faccio. Non so se mi spiego?

C’era anche Stirner e Marx in una post Ideologia Tedesca con Debord ma soprattutto Alisdair Mc Intyre con al sua teoria della Stirpe contro ogni cosmopolitismo in etica. Poi Globalizzazione. Carlo Formenti mi scrisse, per queste idee poi portate sull’Olandese Volante, che lo incuriosivano. Oggi scrive di “Sovranismo di sinistra”. Ecco il sovranismo di sinistra, a partire da Gramsci, se ha bisogno di un’estetica, la Lotta Comunista Cyber-Soviet, a mio avviso potrebbe essere ancora questa.

Ma nun m’importa stalla a discutila a proporla. Nun ci ò tempo assai. E quello che mi rimane lo vivo con chi mi c’intendo. I ‘ontadini ar ‘Ampo della Barra i pescatori a Bocca di Serchio. Coi figlioli mi mà i familiari. La mi’ ‘Ardellina. E tanti saluti a mammete ideologia o teoria o vita in poesia! Non so se mi spiego?

Per ir cristianesimo valse e ancor vale ir singolo, anco un po’ matto, ner su sta’ ner chiuso della su’ ineriorità o con poa gente da frequentà? ‘Ome Kierkegaard e Boine. Amio di ‘Ampana. Non so se mi spiego?

Sull’INDICE sulla RIVISTA DEI LIBRI, prestigiose riviste da edicola parauniversitarie, mi bombardarono di brutto. E Tabucchi, cosmopolita, prese le distanze, a ragione con la sua formazione, da me. E in Feltrinelli dissero che civettavo col fascismo.

Di Campana ho regalato centinaia di tavole dipinti tele. Che stanno nei casotti di pesca a Bocca di Serchio, del Lago Puccini, in case duve non c’è arcun quadro altro. “Sono di Accio” diano i proprietari. "Lui dice che nun ànno valore, ma per me sì". Diono a chi li guarda i proprietari ignari d’ogni letteratura che conti quarcosa "ir Ampana Dino morì in maniomio Era matto esto ‘Ampana ma meglio di chi crede d’esse sano". Aggiungono. E a me che i dipinti li feci, decenni fa, mi basta e avanza. Tutto ciò. Roba coerente di Accio.

 

 


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