Home Page Olandese Volante
Home page Site map
::

Vecchiano

:: Claudio Di Scalzo: Il cartello di Lalo mio padre
31 Agosto 2016

 

 

 

Claudio Di Scalzo

IL CARTELLO RIVELA DELL’UOMO IL SUO BELLO

Ho ritrovato la pagina scritta da mia padre, Libertario Di Scalzo detto Lalo (Vecchiano 1923 - Vecchiano 1995), dal quale ricavò un cartello per “avvertire i ladri” che anche nei primi anni novanta entravano nelle case di Vecchiano per rubare.

C’è tutto il suo stile e la sua “leggenda” proletaria. La sua forza anche. La rivendicazione di un’appartenenza a una storia libertaria, ugualitaria, proveniente dalla Comune di Parigi del 1871, che partiti dirigenti intellettuali di varia specie e carriera ideologie totalitarie avevano irrimediabilmente compromesso. Non ricordavo che nel cartello mi citasse. Come figlio accosto a lui e col soprannome a cui tanto tengo. Il suo nome fu cambiato dal regime fascista. Scelse quello di Lalo. Di un compositore di musica francese. La musica l’aveva sentita da parenti emigrati. La musica non s’imprigiona, si disse. Il mio rimanda al peggiorativo “ragazzaccio”. Alla monelleria estrema. Alla cattiveria invece che alla bontà. Anni dopo avrei scoperto che nel rovesciamento ideologico è proprio dei “monelli cattivi” che c’è necessità. Perché sono crudeli in tutta bontà. Come scrisse Kafka.  

Questo cartello mi conferma che appartengo al romanzo di mio padre. Camionista. Così come a quello di mia madre Pardini Nada, sarta. In tutti questi anni ho visto tanti universitari poeti scrittori pittori poetesse scrittrici nascondere le loro origini se erano popolari. Proletarie. Io no! L’ho sempre rivendicate le mie origini la mia stirpe. Claudio Di Scalzo detto Accio figlio di Nada Pardini sarta e di Libertario Di Scalzo detto Lalo camionista.

 

 

 

Un uomo che come nei romanzi di Jack London sapeva accendersi un fuoco, intendersi con animali, resistere al freddo, difendersi a mani nude da più uomini, crescere il figlio alla cruda legge della pianura. Tenendo seco il motto di famiglia: “Né comandare né essere comandati”. Così tradusse la sua nobiltà, la sua valente e romanzesca anarchia. Ne sto scrivendo. Sono in buona compagnia in questa estate. E la Nada mi dona ricordi e capitoli. 

 

 


Commenti COMMENTI


Documenti Correlati DOCUMENTI CORRELATI