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Vecchiano

:: Claudio Di Scalzo: Ex atelier di Vecchiano con due lapidi dadaiste del 1974
07 Luglio 2014

 

CDS: "Omaggio a Pachi e Duchamp" - 1974

 

 

Claudio Di Scalzo

EX STUDIO DI VECCHIANO CON DUE LAPIDI DADAISTE DEL 1974

Con il mio personaggio Marco Pachi tenemmo un atelier a Vecchiano in via Della Chiesa poi diventata via Indipendenza. Al momento di chiuderlo per i nostri insanabili dissidi - in realtà dovuti alla follia paranoica di Pachi  - preso dalla dedizione verso Marcel Duchamp, e paventando un lutto irrimediabile (e mi sbagliavo di grosso perché Pachi è diventato un personaggio fidato su cui contare dopoa ver incontrato Mollica) la rottura del nostro sodalizio, scrissi con vernice nera, sulla parete, la lapide dell’inventore del ready-made Marcel Duchamp. Poi scattai delle foto per ricavarne cartoline da Mail Art. Allora la praticavo. Ne ero un defilato esponente. Un mese dopo la chiusura dello studio, ricevetti la stessa cartolina con sopra scritto un omaggio, da parte di Marco Pachi, ad Arthur Cravan. Il dadaista suicida, antologizzato da Breton nell’antologia dell’Umorismo Nero. Ne fui sconvolto. Anche perché ero stato io a consigliargli quella lettura. Come  a dire che la follia è proficua se incanalata verso la scrittura o la pittura. Capii. Pachi imbucando la lettera mi diceva che prima o poi, dirigendosi a Marina di Vecchiano, avrebbe tentato di annegarsi. Il tentativo ci fu. Settimane dopo. Ma venne salvato da alcuni pescatori di telline. Ne avevo messi sull’avviso parecchi. Probabilmente gli è mancato il coraggio nell’atto supremo o i pescatori sono stati rapidi e angelicamente protettivi. Chissà. Anche Schumann fu salvato dalle acque del Reno. Marco Pachi però, quel bagno folle, non lo ha condotto alla morte e alla demenza totale, bensì alla felicità. La figlia di un pescatore, tale Rosa Mollica, ha preso ad amare il suicida mancato. Marco Pachi con Mollica scrive. Scarabocchia. Spennella. Inaugurando una prosa folle, bambinesca, con disegni altrettanto infantili. Conservo sue lettere e biglietti, insufflati di tardo surrealismo e dadaismo col dado Knorr; frammenti estravaganti e cifrati che mi raggiungono nei modi più impensati. Anche col telegrafo senza fili tra autore e personaggio, ovviamente. Nei disegni Marco Pachi usa varianti avanguardistiche: una specie di chirografia estetica. Come definirla altrimenti? Sembra regredito nel colore-scrittura-grafia alle elementari. Vive in una casa colonica a Vecchiano verso il Monte Legnaio. Senza di lui la mia vita d'autore non sarebbe la stessa.

 

 

 

 

MARCO PACHI

CERCANDO L’ANNEGATO DADAISTA 

Uscire con una barchetta e dirigersi al largo: là dove ci sono i pescecani: ripescare Cravan e farsi raccontare le sue cento remate e il tonfo… (Sul retro di una cartolina di Marco Pachi spedita a CDS, maggio 1974)

 

 


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