
Aglaia
AGLAIA AL MAESTRO DELLE ONDE
Venezia diario aprile 2011
Manca poco meno d'un'ora al mio appuntamento a Padova per il Concerto. Poi tornerò ad appoggiare i gomiti al muretto veneziano del "Non so". Che mi porterò seco. A tenere gli occhi fissi sull'acqua appena increspata, nella speranza di poter leggere alfabeti di schiuma e onde.
Aglaia, oggi, ha perso il dentino velenoso (col quale avveleno le giornate pensando di fuggirti) per far posto a quello scheggiato (arrossisco!, ma è proprio quello, da inesperta, che in auto a Fiesole ti ferì il glande dandoti piacere e dolore) da quando ha aperto la porta della Chiesa degli Scalzi.
Ero entrata non so nemmeno io perché. Invece di aspettarti al binario. Si stava celebrando la messa e allora sono rimasta. Più volte mi sono detta: ora esco. Ma qualcosa mi ha trattenuto, fino alla santa Comunione. Ed è stato allora che sono uscita. E tu stavi entrando. Senza sapere che ero lì. Inquieto per non avermi trovata in stazione.
E oggi, undici aprile 2011, fino all'ultimo istante del giorno, al mio Maestro sbriciolato sulle onde lagunari, scisso ponticello tra due ripe, dolcissimo amante, in giro “col nervoso” all’Arsenale, dico: LO SO.
E se giungi al binario dove sai che t’aspetto lo dirò con ogni slancio melò. Nella rima stupidina tiemmi ancor a te vicina. Come sgualdrina inesperta come bambina all’erta.