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:: Claudio Di Scalzo: L'incidente d'auto di Accio, il Pazzo, Willy DeVille
25 Gennaio 2015

                                                       

 

 

Claudio Di Scalzo 

L'INCIDENTE D'AUTO, IL PAZZO, WILLY DEVILLE

Willy DeVille è morto il 9 agosto 2009. Quando lessi la notizia trafiletto sopra un quotidiano era inutile ne parlassi con gli amici di Marina di Vecchiano. Tanto non lo conoscevano. E il Pazzo (Paolo Fatticcioni detto Il Pazzo, Laura 10.X. 1848/Nodica 14.XI. 2005), l’unico che ne sapeva qualcosa, non c’era più in giro. Per ricordare che era stato lui a farmelo conoscere. Tra le tante avventure strampalate messe in piedi c’era anche quella di organizzare una Radio Libera. A fine anni Settanta. Radio Gong. Con cui ci svenammo di spese. Ed anche a chiamare i Gong in concerto a Viareggio. Trasmettemmo per qualche mese, appunto. Poi il Pazzo per recuperare i soldi spesi andò a fare il Disc-Jokey al Principe di Piemonte, e io lavorai con mio padre, a guidare il camion da mattina a sera, anche in estate, per pareggiarmi. Willy DeVille veniva dal punk newyorkese, all’inizio aveva un gruppo i Mink Willy Deville, e poi inventò dischi ibridi con musicalità latine. Nel 1982 quando stavo attraversando Viareggio, diretto alla Bussola-tenda dove cantava Battiato, in fulgore allora con Bandiera bianca, all’incrocio di via Alfieri con via Foscolo, non mi fermai allo stop, anche perché le strade interne a Viareggio si somigliano tutte, e una Renault 9, me la ricordo con precisione!, mi sfece la fiancata alla Mini sbattendomi contro un muretto. Mi lussai una spalla, sbattetti la testa, e mi portarono all’ospedale per controlli. Per un laureato in lettere che non aveva alcuna voglia di insegnare letteratura, e che normalmente faceva il perdigiorno, era un segnale! Il Pazzo transitato un quarto d’ora dopo con la sua macchina, vedendo la mia mal ridotta, si precipitò in ospedale a vedere cosa m'ero fatto. Volevano tenermi lì per controlli la notte. Ma io volli andar via. Le lastre non davano niente di rotto. E il ghiaccio in testa potevo tenercelo da solo. In auto il Pazzo mi disse: Ascolta questo cantante, è un fenomeno. Non ricordo che canzone fosse di DeWille. Amo pensare fosse una canzone sentimentale, ma di quel sentimentalismo acre, e tagliente, che sembra venir fuori da qualche film sceneggiato da chi ha letto Conrad e Faulkner. Escludemmo di andare al concerto. E chi ci aspettava tanti saluti. Andammo a pescare sul lago. Di Massaciuccoli. Al casotto con la rete. Le ammaccature e la spalla dolevano. Però le canzoni di Deville erano vitali, riconciliavano con la felicità d'averla fatta franca al dolore che mutila. Paolo, il Pazzo, era protettivo, come un fratello maggiore, aveva tre anni più di me, Accio l'hai scampata bella! ti ricordi come a me sia andata peggio! eh!, nell'incidente sul Viale dei Tigli!, e aggiunse: telefona alla Nada e le dici che siamo a pescà, la macchina domani G. te la ripara e Lalo non se n'accorge; poi telefona anche a lei... dille che hai avuto un incidente, vedrai che smette di studià i filosofi, ansiosa scende dall’Engadina, fate pace, ti sistema la carrozzeria, testa compresa! e così vai più piano! 


Seguii il consiglio. Mentre alzavo la cornetta sorridevo. Con la testa che mugliava come il mare. Con Deville a complicare il ronzio. 

 


William “Willy DeVille” Bursay, 1953 - 2009

 

 

 

 


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