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Santissimo

:: Santissimo - Di Scalzo: Serata normale con fantasma eccezionale.
19 Marzo 2015

 

 

 

Di Scalzo/Santissimo

SERATA NORMALE CON FANTASMA ECCEZIONALE
 

Voglio raccontare che i fantasmi esistono. E nascondono il presente sotto al gelido manto.

E' un  periodo  che le humane ‘ose un vannosplendidamente. Tra il lusco e il brusco mi trovo a rincorrere l'ultimo treno che mi può riportare a casa, da solo in Stazione Centrale, e mentre mi rollo una sigaretta lo sguardo scandaglia l'ingresso da Piazza Duca D'Aosta per vedere se il Fantasma vola o cammina. Abbrustolisco quanto non vedo.

A volte mi sento come una lampadina senza lampadario. Soprattutto davanti ai binari.

Qui di seguito ho spostato le mie radici olfattive e le occhiaie in altri luoghi. Non ricordo quali. Ma s'intuisce.

I miei amici sanno che ho paura del buio e non mi lasciano solo, mi dicono: "Non girarti che poi vedi il Fantasma!" e allora divento rigido, rigor mortis pedibus calcantibus, e mi siedo al primo tavolo libero al bar. Ordino una birra gelata. Di quelle che ti portano l’Artico nel duodeno e le fiocine sulla cistifellea. Caso vuole che guardi verso la strada, oltre il vetro, e passando il Fantasma si riflette sulle lenti dei miei occhiali.

Comincio a puppare una sigaretta dopo l’altra. Morbosamente. Molecole di nicotina avvolgono tutta intera la mia natura di cercato dal Fantasma. Il cerchio degli amici si stringe a farmi scudo. La mano di qualcuno afferra la mia e stringe forte, convinta di conoscere il macello che ho in testa: ha ragione.

Il minuetto del fumatore col fantasma addosso a gelarmi non porta a nulla di buono, mi sento escluso dai discorsi allegri della compagnia, e con un bel malk di testa cerco una via di fuga in qualche caverna più domestica.

Senza dir ne crepa ne sciòpa il Fantasma molla la presa, sorride in modo forzato, da un paio di metri, e va a portare la sua silhouette in qualche altro liquefatto tormento. Si congeda da me e sorridicchia non sapendo quante ruine mi lascia nella piaga delle tasche. Mentre lei, il Fantasma è femmina s’è inteso!?!, resta leggera e indifferente al trambusto dato dalla sua stretta o passaggio o chimerica apparizione anche fra bicchieri vuoti e rutti repressi.

La truppa vedendomi catatonico decide di cambiar aria, di spostarci verso il piano valliggiano. Ci fa rima. Andiamo alle auto. Nel piazzale sono il bersaglio più traballante. Saluto tutti tentando di convincerli che sono stanco e che diman vorrei le carte matematiche studiar. Non li convinco! Sanno che scappo perchè spaventato. E anche discretamente dissanguato.

 

 

Altro locale. Parentele di varie sgommature nel parcheggio. La portiera chiusa si cucca varie analogie sul mio cuore sbatacchiato. Sputacchiato anco.  "Tanto se andavo a casa non dormivo...", grugnisco.

-"Dai andiam dentro assieme allora!"

Lo sguardo allenato a farsi i fatti non suoi cade sovra auto parcheggiata proprio lì di fianco.

E' la macchina dell’ectoplasma persecutore, mi sento mancare.

Le mani sudano, battito accelerato che mischia cannoneggiamenti e terremoti, caldo pazzesco africano: la maglia attaccata  alla schiena sembra la spugna per il sudore del cavallo stremato.

Eh, no cazzo!, ancora la fantasmatica a rovesciarmi asma in gola non la sopporto più! Io questa auto la conosco, devo scappare, dentro qualche nera cuccia casalinga. Il Fantasma ha la sua macchinetta di marca per spostarsi e inseguirmi, o son io che cerco il rispettabile vuoto del suo sorrisino? mi chiedo allucinato. ....Divertitevi!, buona serata, sparo nel notturno corrusco e verso la compagnia allischita. 

Giù tutto il chiodo del delirio nel naso! per scappare a razzo taglio pei campi così è più difficile seguirmi, strade secondarie col finestrino chiuso per non respirare i ricordi d’erba fresca e guazzabugli di pelle altrettanto fresca lisciata sotto le stelle in amplessi sicuramente non fantasmatici ma rigorosamente impennati e carnali all’extremis.  

Casa, magione, ostello familias, mi mamma m’appella come mai così presto?, e alla mia spiegazione biascicante risponde con scudisciante realismo: "Sei un idiota, però..."

Questa mi mancava proprio.

Con immutata stima e rispetto, Santissimo, dal terribile divano che sembra divorarmi - un po' come Traispotting nella scena del gabinetto - saluta i lettori esperti in fantasmi d’amore e ringrazia per l’attenzione del mio viavai convertito in un nulla di fatto (me l'acciabatto in stracche ciabatte porche)… con l'animo più semplice di cui dispongo. Purtroppo è anche l'unico. E il Fantasma lo lima sempre di più.

   

 

 

 

 

NOTA

Santissimo - 2007/2009 - è un giovin personaggio protagonista di un poema-racconto transmoderno virato nell'umorismo nerissimo e altre vicende ove le gote a volte ballano sarcasmo e altre lacrime irridenti. 

 


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