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:: Claudio Di Scalzo: Nate Chisum, Karoline Knabberchen, T. Vir
01 Maggio 2014

 

Claudio Di Scalzo

 PENSIERI VECCHIANESI

I pensieri vecchianesi nascono nella casa materna mentre gusto la celebre torta coi bischeri della Nada e sorseggiando vin santo. E siccome ho attorno la Biblioteca Domestica in essa viaggio come vien dettato dal cioccolato, dai pinoli, dal palato.

 

 

1

MANET ESISTE GRAZIE AI SARTI

Lord Brummel sostenendo che l’eleganza risiede nel taglio e non nella materia del vestito, suggerisce il modello che tuttora vestiamo (o quantomeno prima dell’epoca web). Dal 1830 in poi l’organizzazione industriale e commerciale parigina fa della moda un prodotto da esportazione e trova nell’avvento della nuova classe dominante borghese un vasto campo di diffusione. Non sono più le grandi dame dell’aristocrazia, non è l’imperatrice Eugenia, non le signore coniugate con il magnate della finanza che impongono i modelli a loro capriccio, ma sono i grandi sarti e le case di confezione che dettano di stagione in stagione i canoni dell’ultimo grido di Parigi. E ciò determina anche influssi epocali nell’arte. Non esisterebbe Manet senza la moda parigina e i suoi sarti. Non so se mi spiego.

 

 

 

2

VAN EYCK CON GAROFANO E PINOLO

La teatralità con le borse agli occhi de “L’uomo dal garofano” di Jan van Eyck che tiene in mano il fiore reciso opera un’attoriale epifania del giardino confidandoci che nel Tutto compare il Vuoto se una sola forbice entra in azione. Forse rammemoro Empedocle ma il pinolo della torta nell’incisivo mi distoglie dall’approfondire. Teatralità dentaria con pinoletà mi svaria.

 

 

 

3

MORTE E RESURREZIONE IN DISEGNO E SCRITTURA

(Nate Chisum, Karoline Knabberchen, T. Vir)

Nella “Ballata di Nate Chisum” di Van Hamme e Rosinski (pubblicata dall’editoriale Cosmo, collana "Western, nel marzo 2014) narrazione e punti di vista rimandano alla voce di morti. Rosinski riprende il trucco cinematografico presente nel film “Viale del tramonto”. Lo stesso giovane Nate Chisum racconta la sua doppia identità di indiano bianco vera e nel contempo falsa. Fino alle fucilate che lo stendono mentre fugge dall’amore e da una provvisoria agiatezza. L’abbigliamento dei protagonisti è riprodotto alla perfezione da Van Hamme. La moda West s’impone nell’immaginario di chi legge. Il protagonista monco, Nate Chisum ha perso un braccio andato in cancrena per una pallottola impiantatasi nel gomito, e ha come sarta la moglie del proprietario della banca; Nate Chisum porge la minacciosa colt navy non come un garofano ad emblema del Tutto in cerca del Vuoto, bensì come atto ostensiorale, ostensione, che ricrei, cucia, lui soggetto in una perfetta agonia – così il destino tragico e la beffa impone – fiammeggiante per postura la sconfitta d’ogni confessione, o narrazione, costruita sul celato e l’oscuro teatro dell’odio e dell’amore.

Ogni soggetto, nelle arti, che racconta la perdita (accade anche a Fabio Nardi nel suo “lamento” per la cancellazione del libro “Viaggiatori da Biblioteca” da parte della furente di gelosia Medea T. Vir) chiama con la seduzione della scrittura o del disegno a sé quanto delimita la salvezza possibile, oltre quanto fu perduto (nel caso di Fabio Nardi un libro e prima la donna amata Karoline Knabberchen suicida) che è sempre e comunque un atto non più estetico o creativo ma semplicemente di fede, per trovare il varco. Verso il centro dove il Tutto e il Vuoto non risucchiano più alcuna gravitazione verso chi vi giunge, perché lì c’è il Cristo. La perfezione paradisiaca. L’amore assoluto.

 

 

Che una torta coi bischeri, il vin santo, un fumetto mi abbia condotto tra la Pasqua e la Pasquetta nella casa vecchianese a una teologia bislacca mi riempie di gioia. La mia famiglia dorme nelle ampie stanze della casa, Chiara Cì è in volo verso Bari,… guardo fuori nel mattino la torre campanaria della mia infanzia, sono felice. E le mani mi disegnano Wil Accio Bill Hickok.

 

 

 

4

LE DUE LADY, TALBOT E KNABBERCHEN

Disegno un ovale con il carboncino sulla carta per delimitare il vuoto confidando vi fiorisca, come seme di giardino, un’immagine con me in complicità. Appare l’ovale perfetto di Lady Talbot, disegnato da Peter Christus allievo di Van Eyck. La sontuosità dello sguardo riluce la purezza violenta di quanto lei, la Lady, cattura, di tuo, a te che la guardi, tra il nome e il respiro che le hai rivelato. L’ovale per me, oggi, svolge il rituale tralucere del bello, cornucopia offerente lineamenti che pure ho conosciuto in Karoline Knabberchen. Ma ho taciuto come mi chiamo e trattenuto il respiro. Si sappia. Di ciò a Pasqua.  

 

 


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