Home Page Olandese Volante
Home page Site map
::

:: Claudio Di Scalzo: Camera Mortuaria 8 di Medea T. Vir
22 Luglio 2014

 CDS: "Ottava Camera Mortuaria di Medea T. Vir " - 17 luglio 2011

 

 

Claudio Di Scalzo

17  camere mortuarie

per il 17 VII 2011

 

 8

 

Possibile!

…i figli files sono stati scannati con tutta la “possibile” tagliente manieristica logica che Medea T. Vir disponeva. La camera mortuaria conserva l’aggettivo dell’sms che il rituale enuclea nel furore. Però c’è un elefante a reggere la mortale impresa. E l’elefante istituisce la pace negli eventi luttuosi del mondo e permette in lui credendo di ottenere quanto più si desidera in tempi ostili e di rovesci aspri su quanto scritto. L’elefante Shiva è mio padre Libertario detto Lalo. Lui concederà che quanto crebbi nei vari generi poetici e narrativi torni, perché l’elefante-mio-babbo simboleggia anche l’immutabilità. Sta al centro di quanto è cardinale nel piccolo regno di Vecchiamano e di quanto è laterale con il mare e la collina, perché tutto nella vita del ribelle scrittore sale verso l’alto. Saliranno ancora alla luce ancora riscritti i files che di Lalo narravano e che Medea T. Vir, con atto empio, il più doloroso per me da scoprire il 17 luglio 2011, distrusse! ”Scrivimi scrivimi, custodirò tutto. Quanto m’affidi è al sicuro”, mi diceva. “Sarò per te una femminile Virgilio per proteggerti nel viaggio interiore tanto pericoloso e necessario”. Erano narrazioni flusso di coscienza tantrica, il corpo di me piccino, agitato dalla sillaba OM, si realizzava nel mistero della nascita di sette mesi nella crescita nel confronto col potere regale dell’elefante padre dove tutto ha inizio e fine. Ed OM 642 era anche la sigla del camion che il babbo elefante guidava nei suoi viaggi. E che io stesso dodicenne sapevo condurre verso Lucca e Pisa e Viareggio. Ricordo ancora le notti che scrissi questo yogi. Non parlavo con le labbra bensì col gozzo e i polmoni davano soffio a questa pena e rivelazione che la psicoanalisi chiama rimosso. Legame col padre. Immenso in questa camera è lo strazio dipinto a scoprire che la lama con quanto più odio possibile lacerò il mio simbolismo in proboscide e zanne avorio annerite dalla fatica dello scavo psichico. Anche per questo la Camera Mortuaria numero 8 è composta a strati di lingue rosse colanti l’incandescenza del carbone che non si spegne. Nell’interdetto, nel balbettato, nell’eresia linguistica, la gemma dell’autenticità che all’opera visuale consegna la mediazione tra fisico e psicologico. Gli strati abitati dall’elefante vivono di giustapposizioni ocra con torsioni nei piani compositivi ed evocano il respiro mancato che ebbi confessando il mistero della mia crescita vecchianese. La parola che affidai, ingenuamente fiducioso, scritta e verbale e visuale alla donna che poi, da Topino Virgolina, sarebbe diventata Medea, torna in tutto dinamismo d’elefante che regge l’universo della dedizione filiale verso il partigiano Libertario detto Lalo poi camionista che mi crebbe a contatto con la tattilità della narrazione, liscia e ruvida, consegnandomi la poetica del non-finito. Dove si può essere sovrani sconfitti nel mondo terreno, e da interrati e sepolti, tornare nel centro del simbolo. Qui stando sulla testa dell’elefante, ritto, in piedi, si può ancora lambire il cilestre cielo del luglio protettivo nutrendosi dei suoi frutti. Con accanto la sposa che ama il figlio del camionista conoscendo la sua storia. Accosto, l’Elefante Lalo che le porge la zampa barrendo la sua intesa e consenso. Sorridente per questa rappresentazione che lo mostra tra Shiva e il fumetto.   


 

 

ACCADDE IL 17 LUGLIO 2011

Il 17 luglio 2011 con un sms, ricevetti da Medea T. Vir notizia che quanto le avevo affidato, centinaia di file, e un libro del Canzoniere di Karoline Knabberchen, il Terzo "Viaggiatori da Biblioteca", e disegni, erano stati cancellati come “cose”.

Ho eliminato tutto / e / di nuovo / lo farei. / Tutti i files. / Ho cancellato / con più recisione / possibile / e ho fatto / la cosa giusta, / l'unica. / Non ho più nulla / di quello / che mi domandi. / Le cose / sono state / cancellate. / 

Anche quest’anno, per l’anniversario, torno a narrarla, questa “distruzione”, con i miei strumenti d’autore.

Divido il testo dell’infausto sms in 17 lacerti e ne ricavo 17 camere mortuarie dove deporli. A ricordo dei miei files distrutti. Le camere mortuarie come nella tradizione delle antiche civiltà in dialogo con i morti si raggiungono attraverso cunicoli e sedimenti neri, terrosi, violacei anche. Con improvvise vampe rossastre. Fuochi fatui? Sangue? Pixel telematici bizzarri? Le carte poi tele - ne ricaverò mostra in galleria – saran corredate da testi preghiera-elegia-lapide-evocazione funebre per resurrezioni da venire o già avvenute. Ed ogni testo avrà incipit da un osso dell’sms di Medea T. Vir. Questo ha deciso Giasone Accio.

 

 

 

 

 


Commenti COMMENTI