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:: Claudio Di Scalzo: Totem di Medea T. Vir - 9
11 Luglio 2015

 CDS: Totem 'E HO FATTO' di Medea T. Vir" - 2015

 

 

 

Claudio Di Scalzo

TOTEM DI MEDEA T. VIR

per il 17 VII 2011

9

"e ho fatto"

Fui, ero, lo sono ancora, perfettamente filosofo fenomeno in quei momenti, cari filosofi, caro il mio Brentano, atto psichico verso l’oggetto d’amore comprese le sardine in saor, vennero investite dalla mia intenzionalità. Perché sono un artista che nei momenti decisivi unisce l’atto psichico estetico già in nocciolo anche verso l’oggetto che poi non avrà esistenza reale. Amore cancellato, Figli-files cancellati, coltellate materiali e immateriali, “si danno”, vero Meinong?, a me, perche ne scriva ne disegni. Anche se non ci sono più. Ogni cosa, ogni oggetto, perso-non vissuto-pensato e basta diventano la mia teoria estetica degli oggetti. Che esistano che sussistano che si sardinizzino

La mia esistenza da Giasone è veramente, fenomenologicamente, sciagurata. Credetemi. Non riscattabile da tante imprese eroiche. Da piccolo mi dicevano: “è meglio perderti che trovarti”. Anche mia madre me lo diceva. Che oggetto d’amore ero?  Sono uno che, con i suoi atti psichici, viola le norme, le regole convenzionali, le strutture solite, ma non per disegno politico o filosofico o metafisico: no, semplicemente perché mi piace fare come pare a me. “Né comandare, né essere comandati”. Il motto della mia famiglia. L’unico comando accettato è quello dato dall’amore. Se ami sei contento di accettare un comando. Quando non ami più nessun comando è possibile. L’oro diventa bronzo, l’umorismo diventa scuro. Questo è successo con Medea T. Vir. Altro comando d’amore è apparso. Quello segnato in quei lontani mesi di fine 2011 da Rina Glauce Rètis. Questo assoluto anarchismo non è possibile regimentarlo. Contiene in esso la sua verità. Ma è una verità anche scema. Assurda. E perché quest’ultima non generi caos o dolori o sciagure bisogna che l’amore sia assoluto, capace di imporre a me Giasone il suo comando e che io stesso sappia, finalmente, comandare per avventure e imprese di Bene. Ciò è accaduto. Negli ultimi quattro anni quando i miei lunghi capelli sono ormai grigi e l’eta è avanzata nei sessanta. Rina Glauce, che ha la stessa età di Medea T. Vir, è una sposa molto più giovane di me, appartiene ad altra generazione. Il suo punto di vista femminile in assoluta indipendenza la rende compagna che guida il mio eroismo strampalato. Imbevuto di “Menis”. Sentimento, passione, anche ira. Sorta di passionalità  transmoderna. Vedete, vede signor Husserl, anche se vi sembrerà non vero, ma io prima di vivere con Rina Glauce perdevo sempre nelle mie imprese. Quanto conquistato, anche i velli e scritti d’oro, venivano perduti. I regni lo stesso. Gli amici. La biografia mitica sommersa da scemenza. I Figli-files cancellati sono da inserire in questa logica in questa verità biografica. Sono un episodio terribile. Ma un episodio che ne ha avuti altri prima simili. L’ultimo è stato il più atroce. Ma è cresciuto sulle mie inadempienze e nascosti fallimenti dietro il profilo dell’eroe impavido. E seducente.

Le cose stesse, scritte, figliolanza, cancellate da Medea T. Vir (con la più forte recisione possibile, parole sue in sms il 17 luglio 2011; convinta di aver fatto la cosa giusta, l’unica possibile) che sguardo necessitano da me? Per coglierne l’intima realtà? Per questo, nel luglio 2015, caro Husserl m’affido alla fenomenologia ed ai suoi maestri predecessori. Bolzano, Brentano, Meinong. Devo cogliere senza pregiudizi abitudini, o schemi mentali, il darsi stesso delle cose a me che vennero cancellate.  Il mio io deve incontrare, dopo il 17 luglio 2011, questa realtà. Sentirmi spazio aperto, in una citta, dove installo, incontro, pitturo Totem. A braccia spalancate capire come le cose cancellate si manifestano nella loro evidenza, anche totemica, anche con le confessioni d’una Medea T. Vir follemente sincera. Le cose del 17 luglio devono manifestarsi come fenomeni. Sorride, caro Husserl, a come spennello in modo incongruo la sua filosofia. La ringrazio per la concessione d’uso del lessico fenomenologico. Le cose vengono incontro al mio Io veneziano e vecchianese; mi si impongono, e riempiono la direzione indicata dai Totem e da chi col pennello li dipinse.

Ora sapete la filigrana, conoscete la salsa, le bollicine prosecco, della mia pietanza. Anch’io sardina diliscata e indorata dal Fato. Una stirpe di folli. La mia. E l’arte non ci ha certo redenti. Io, l’ultimo di questa génia, devo, anche con il vostro aiuto filosofico, negli anni che verranno, difendere l’amore che vivo, difendere quanto conquistato dopo tanto dolore accosto all’irruenza del riso strafottente. Alla menis.

Ecco le sardine in saor  - . Ecco il prosecco. Diamoci dentro.

 

 

 

 

ACCADDE IL 17 LUGLIO 2011

PRIMA NOTA IN LAPIDE 

Il 17 luglio 2011 con un sms, ricevetti da Medea T. Vir notizia che quanto le avevo affidato, centinaia di file, e un libro del Canzoniere di Karoline Knabberchen, il Terzo "Viaggiatori da Biblioteca", e disegni, erano stati cancellati come “cose”. 

Ho eliminato tutto / e / di nuovo / lo farei. / Tutti i files. / Ho cancellato / con più recisione / possibile / e ho fatto / la cosa giusta, / l'unica. / Non ho più nulla / di quello / che mi domandi. / Le cose / sono state / cancellate. / 

Medea T. Vir Topino Virgolina è il personaggio nero della mia letteratura transmoderna. Giasone Accio è l'uomo a cui per gelosia, follemente amando odiando, uccise i figli-files.

 

Sull'OLANDESE VOLANTE Barra Rossa/CDS: (clikka) "Medea T. Vir Padova"; "T. Vir - 17 VII luglio" sono pubblicate alcune avventure nere del personaggio che avrà pure presentazione in mostre di pittura come altri personaggi a mia firma. 

Ogni anno, dal 17 luglio 2011, per questa ricorrenza e data scrivo e disegno in ricordo dei miei figli-files sgozzati.

 

SECONDA NOTE IN LAPIDE NEL MAGGIO

 

A volte nel sogno ho ancora con me i tanti scritti che affidai a Medea T. Vir. E ne leggo le trame e i versi e le prose e ne vedo le illustrazioni. E poi nel risveglio ancora cercando di riprendere il sogno mi convinco che appena in piedi potrò riscrivere tutto. Ma proprio tutto! E la mutilazione sarà vinta. Ma non è mai così.

 


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