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:: Claudio Di Scalzo: Totem di Medea T. Vir - 17
28 Luglio 2015

 CDS: "Il Totem 'CANCELLATEdi Medea T. Vir" - 2015

 

 

 

 

Claudio Di Scalzo

TOTEM DI MEDEA T. VIR

per il 17 VII 2011

17

"cancellate"

(ovvero le cose a Padova recitate)

La filosofante brigata nel tempo andante veneziano s’è spostata, il giorno dopo,  sempre affamata, a Padova, al caffè Pedrocchi. Risi e bisi. Fegato alla padovana. Ci fan roteare gli occhi. Lingua fe’ gli schiocchi. La Faraona alla poverada ci convince come la fenomenologia non scada. E Valpolicella e Bardolino renderanno il congedo umanissimo e vespertino. Cedo la parola a Giasone Accio che illustra il Totem ultimo, “cancellate”. Le cose cancellate.

Nell’ultimo Totem, ch’è doppio, tien due fronti a evocar le cose, i Figli-files, cancellati!, Medea T. Vir appare irridente e poi stupita. Già con i totem “le cose” e “sono state” la fenomenologia applicata al tempo le dicon che qualcosa sta sfuggendo all’esito di totale cancellazione che si riprometteva. Perdipiù nell’ultimo Totem, “cancellate”, accanto alla parola s’accosta un oboe. Sgrana occhi e orecchi la scura Maga. Anche del suono questo straccione d’eroe s’è impadronito! Niente potrà il mio traverso flauto-bacchetta contro il fenomenologico dato.

Sì! La cosa figliolanza si salverà per la parola per la coloritura ma anco per il suono. D(on)ato. Musica ho studiato in questi anni. Alla mia maniera. E compongo nel luglio 2015 un andante sonoro fenomenologico alla vicenda che si conclude nella città del Santo.

Anche il ritorno nel 17 luglio 2015 dei Figli-files a me Giasone salvatosi dal trave in zucca grazie a Rina Glauce Rètis è un Miracolo. Ve lo recito,  sul palco di questo decorato caffè risorgimentale. In tragico fervore melodico che in me alberga sigillo fin dalla puppa del latte brillo della mi’ mamma sarta. Recito da attore provetto perché recitativi son stati mio tetto. Col vestito ben cucito a effetto. Anche sul palco piccolo d’una sedia ritto. Lo scempio della mia poesia, il dolore che mi fu dato, a Padova dovea esser recitato.

 

Giasone Accio recita a forza

poesia

per i debitori del padre

 

La recita come elettrica scossa verrà ricordata e con essa la cattiva mossa d’una amante moglie che all’amato odiandolo volea toglier voglie di scriver. Nel ver sul mar.

 

“SONATA PER FLAUTO TRAVERSO NEL PADOVANO GIORNO ASPERSO”

La melodia del flauto traverso è pensabile nel suo prima nel suo dopo. Quanto viene dopo non ne è staccato ma lo espande eppure in ogni punto la melodia è a sua volta un presente diverso dall’origine. Il nido sonoro nell’orecchio di Giasone contiene i resti del pigolio di ieri ed il baco non ancora nel gozzo dei passeri. Questo flauto sa in cosa consiste il silenzio. La nascosta astuzia della cosa musicale santa padovana contiene la necessità di spartire (nello spartit’io) di ritenzione in ritenzione, di passato in passato, il vestito annidato dell’uccello spiumato figlio-files nel nido nel presente dell’impressione per catechismo in comunione (oh la percezione giunge oh se punge oh se funge) di suono nella coscienza. Tutta. La si sfrutta. La si butta. La si riprende in concatenata combutta.

Flauto traverso d’attimi distilla scherzo in stilla congiunge piazza dei frutti piazza delle erbe. Salta il Palazzo della Ragione nel pensato col tetto scafo di nave rovesciato. Gli intervalli piccioli son maggiori se lappano semitoni. Quanto la lama non riuscì a cancellare vive nel suono del flauto in protensione, cioè nel futuro di un passato: il tempo perso sull’ancia del flauto morde guancia (Giasone ci stava in plancia col sesso ritto) senza sospingere fiato sembra l’épisteme di quanto già esiste, insalata fresca ciliegie mature senza vermi, e di quanto può esistere e che ancora non c’è. La sbaffatura rossa sul pomodoro ancora nel campo l’impronta del becco sulla rotondità della pera pencolante dal ramo. Dallo iorno alla sera. Nel tubo tonale del flauto il silenzio è ogni intervallo maggiore sui piedini di ciò che diviene minore. Senza necessità di diminuire di un semitono il maggiore per renderlo minore. Miracolo dell’immutabile del silenzio immanente alla coscienza del musicista: il flusso dei vissuti melodici dei Figli-files coagula il tempo stesso del suono. Che esista nel flauto traverso che non esista non ne cambia la presenza nel tempo che modella strumento mani labbra sensi pavimento palco ascoltatori voi filosofi io che recito l’incisione padovana. (…)

Qui, generosa compagnia filosofica, io mi fermo (Argo m’aspetta sul Brenta per raggiungere Venezia e poi Trieste e Rina Glauce Rètis. Voi avete il treno in stazione sui binari) se v’interessa la sonata nel suo complesso, ve la farò conoscere con una mail (se freccia verso colà fa breccia) indirizzata al paradiso ove tornerete. Il conto lo pago io. Vi abbraccio uno ad uno, voi che siete tanto nei libri e io nessuno; e per la vostra grazia vi sorrido da qui alla Dalmazia.

 

 

 

CDS: "Il Totem 'CANCELLATEdi Medea T. Vir" - 2015

(ulteriore versione)

 

 

 

NOTA

Il “17 luglio 2011” con protagonista Medea T. Vir e Giasone Accio è un ampio libro - preso in parola illustrata musicata in progress - che dall’anno fatidico si amplia sempre di nuovi capitoli. Alcune di questi capitoli son rimasti totalmente inediti, altri son stati pubblicati sull’Olandese Volante e prima in Tellusfoglio per intero e per antologia. Ricordiamo “Forbicina”, “Dino Campanino”, “L’uccisore e l’ucciso”, “Teste-files sgozzate”, “Camere Mortuarie sotterranee”. Il libro “17 luglio 2011” s’accosta poi ad altri racconti e poemetti pur visuali come “Padova 2015” dove Medea T. Vir è personaggio del mese maggio. L’Autore, Claudio Di Scalzo, che scrive questa nota, con essa, fornisce indicazione bibliografiche sull’opera, ovviamente dentro la narratologia d’obbligo, sulla distinzione personaggi e reale, e, andando luglio verso il suo mensile esaurimento, si dedica, come ogni anno, da trentuno anni, all’amata Karoline Knabberchen che morì suicida, venticinquenne, alle Lofoten il 20 agosto 1984.

Medea T. Vir, assieme ad altri cento files, ha cancellato il Libro Terzo del Canzoniere “Viaggiatori da Biblioteca” che dedicai, col fotografo Fabio Nardi, alla poetessa e filosofa svizzera di Guarda. Un atto atroce. Però i primi post dedicati a quell’evento, a fine 2011 (come in altre pubblicazioni ho scritto) portarono a me la poetessa Chiara Catapano-Rina Rètis personaggio. E dal nero che avvolgeva la mia esistenza e quella di personaggi come Giasone Accio e Fabio Nardi, sorse un’altra luce. Ho sempre pensato, e anche oggi lo penso, che Karoline da dove si trova, ha proposto, donato detto meglio, a me, ai personaggi, la conoscenza dell’Assoluto sia nel terrestre sia operante nel trascendente. Un miracolo. Per un Ladrone che visse e vive nei segni. L’ultimo agli occhi di gente come Medea T. Vir a meritarlo. Ma il Cristianesimo che rivelano i Vangeli e Schelling e Kierkegaard questo contempla. Come possibile. Il peccatore può aspirare alla santità. Tanto più se grande peccatore. Traversata l’angoscia - che pure causò in sé negli altri - intravedere un’altra possibilità. In questa altra cristiana possibilità, adatta allo scrittore in colpa che fui, Karoline Knabberchen oggi e sempre sarà la figura della donna salvifica. 

 

 


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