:: Claudio Di Scalzo: Medea T. Vir traduce Laforgue per Giasone Accio
11 Ottobre 2015
BACH - SUITE N. 1
Claudio Di Scalzo
MEDEA T.VIR TRADUCE “LEGGENDA” DI LAFORGUE PER GIASONE ACCIO
(col salterio in grembo)
Giasone Accio! Son io Medea T. Vir! che ti scrive… nell’ottobre! sbeccato ottobre che anni fa, furente e tragico, ci ospitò nemici in odio perenne e perduto amore.
Ti raggiungo col salterio,
ora che sei guerriero serio
con l’amata Glauce nel domestico pomerio.
Voglia questo salterio suonato in traduzione di versi (dove la donna confessa l’amore che visse e quello che potrebbe vivere) sul grembo mio che più non conoscerà tua possanza né figli da generare, rivelarti (con venti e piogge infauste battenti i vetri della casa padovana) che a ottobre tu sei per me “il poeta” e il “seduttore galante” in sola persona.
Ti saluto mesta dallo studio foderato di classici; nella notte, oltre il vetro, guardo verso Pisa sapendoti grigio nei capelli ricci, ferito da cento avventure. E mi struggo nella nostalgia della “nostra leggenda” nel rimpianto d’un bruciore sulle labbra che altra donna riceve.
JULES LAFORGUE
LEGGENDA
Collezione di sbiaditi stemmi!
Salterio autunnale!
Offertorio di tutto il mio ciborio felicitante creatività
a quell’ostia tanto femminile,
così piccola tosse secca animosa,
che si scopre nei giorni disertati, ignota,
incastonata in grigi abiti che spandono odore già d’inverno.
Scappare a gambe levate lungo le grida sovrumane del Mare.
Ohi! Grandi Amori – che ne rimane?...
In ogni caso, trascurate bocche,
sfiorite labbra,
e seppur morte alle canzoni,
desiderose ancora di accumulazione.
Però le pupille di un’anima che s’è proprio racchiusa
insomma eccola: mi onora delle sue confidenze.
Ne soffro più di quanto lei non immagini.
-“Ma, cara sperduta, come mai la tua mente agile lo stiletto metallo dei tuoi smagati occhi, non han capito lo sfoggio calcolato del seduttore in economia galante transitoria?
-“Fu il primo a farmi vivere la passione; io ero sola accanto al fuoco del camino; e il suo cavallo giunto al cancello nitriva disperato…”
-È commovente sventurata donna. E poi cosa successe? Oh!, guardate laggiù, quell’epilogo rivela il colore del tramonto!
-“E poi, non è vero? Notate che dall’autunno, l’autunno! i casinò abbandonati nascondono i pianoforti; ieri l’orchestra elevò la sua ultima polka, ieri l’ultima fanfara singhiozzava verso le stazioni…”
(invocazione a Giasone accessorio a scale sul mio mortorio)
(Oh! Come s’è smagrita! Donna cosa diverrai? Induritevi, induritevi, voi, grumi grani del ricordo!)
-“Suvvia, i pali del telegrafo nel plumbeo dell’esilio ti serviranno da prefiche di funerali; quanto a me, è la stagione che mi suggerisce d'andarmene. Ecco! a breve l’inverno sarà qui. E così sia. Abbi cura di te! Cerca di star meglio. Basta! Basta così! Sei tu che hai cominciato!
-“Taci! Ogni minimo battito di ciglia in te è spergiuro. Smetti. Con te non c’è niente che duri. Vai. Te l’assicuro. Se ti amassi sarebbe per scommessa. Oh taci! Taci! Si ama soltanto una volta!”
-Ah! Ecco finalmente che si tien conto di Me!
Ah! Non è più l’autunno, dunque.
Non è più l’esilio.
È lo zucchero delle leggende, dell’età dell’oro,
leggende delle Antigoni,
dolcezza che sospinge una domanda:
In quale tempo mai questo avveniva?
Sono leggende, sono gamme di note perlate,
che m’hanno incantato da bambino,
non son niente, ti dico, soltanto stampe,
i terrestri animali e i volatili del cielo
che inghirlandavano le iniziali d’un messale,
ce n’è abbastanza da dissanguare?
Salassare? Io, impastato del limo più puro di Cibele!
Io che ti sarei stato, con tutta la sapienza di Adamo
nell’Eden iperbolicamente fedele,
così come ogni sera lo è il sole all’Occidente!...
(Traduzione MEDEA T. VIR)
CDS: "Laforgue notturno si stella di suo pugno"
Ottobre 2015
JULES LAFORGUE
LÉGENDE
Armorial d'anémie !
Psautier d'automne !
Offertoire de tout mon ciboire de bonheur et de génie,
A cette hostie si féminine,
Et si petite toux sèche maligne,
Qu'on voit aux jours déserts, en inconnue,
Sertie en de cendreuses toilettes qui sentent déjà l'hiver,
Se fuir le long des cris surhumains de la Mer.
Grandes amours, oh qu'est-ce encor !...
En tout cas, des lèvres sans façon,
Des lèvres déflorées,
Et quoique mortes aux chansons,
Après encore à la curée.
Mais les yeux d'une âme qui s'est bel et bien cloîtrée
Enfin; voici qu'elle m'honore de ses confidences,
J'en souffre plus qu'elle ne pense.
- « Mais, chère perdue, comment votre esprit éclairé
« Et le stylet d'acier de vos yeux infaillibles,
« N'ont-ils pas su percer à jour la mise en frais
« De cet économique et passager bellâtre ? »
- « Il vint le premier; j'étais seule prés de l'âtre;
« Son cheval attaché à la grille
« Hennissait en désespéré... »
- « C'est touchant (pauvre fille)
« Et puis après ?
« Oh! regardez, là-bas, cet épilogue sous couleur de couchant!
« Et puis, vrai,
« Remarquez que dés l’automne, l’automne!
« Les casinos,
« Qu'on abandonne
« Remisent leur piano;
« Hier l'orchestre attaqua
« Sa dernière polka,
« Hier, la dernière fanfare
« Sanglotait vers les gares... »
(Oh ! comme elle est maigrie !
Que Va-t-elle devenir ? Durcissez, durcissez,
Vous, caillots de souvenirs !)
- « Allons, les poteaux télégraphiques
« Dans les grisailles de l’exil
« Vous serviront de pleureuses de funérailles;
« Moi, c'est la saison qui veut que je m'en aille,
« Voici l'hiver qui vient.
« Ainsi soit-il.
« Ah! soignez-vous ! Portez-vous bien.
« Assez! assez!
« C'est toi qui as commencé !
« Tais-toi ! Vos moindres clins d'yeux sont des parjures. « Laisse ! Avec vous autres rien ne dure.
« Va, je te l'assure,
« Si je t'aimais, ce serait par gageure.
« Tais-toi ! tais-toi !
« On n'aime qu'une fois ! »
Ah! voici que l'on compte enfin avec Moi !
Ah! ce n'est plus l’automne, alors
Ce n'est plus l'exil. C'est la douceur des légendes, de l'âge d'or,
Des légendes des Antigones,
Douceur qui fait qu'on se demande:
« Quand donc cela se passait-il ? »
C'est des légendes, c'est des gammes perlées,
Qu'on m'a tout enfant enseignées,
Oh! rien, vous dis-je, des estampes,
Les bêtes de la terre et les oiseaux du ciel
Enguirlandant les majuscules d'un Missel,
Il n'y a pas là tant de quoi saigner ?
Saigner! moi pétri du plus pur limon de Cybéle!
Moi qui lui eusse été dans tout l'art des Adams
Des Édens aussi hyperboliquement fidèle
Que l'est le soleil chaque soir envers l'Occident...
Première publication:
La Vogue le 25 octobre 1886
ACCADDE IL 17 LUGLIO 2011
Il 17 luglio 2011 con un sms, ricevetti da Medea T. Vir notizia che quanto le avevo affidato, centinaia di file, e un libro del Canzoniere di Karoline Knabberchen, il Terzo "Viaggiatori da Biblioteca", e disegni, erano stati cancellati come “cose”.
Ho eliminato tutto / e / di nuovo / lo farei. / Tutti i files. / Ho cancellato / con più recisione / possibile / e ho fatto / la cosa giusta, / l'unica. / Non ho più nulla / di quello / che mi domandi. / Le cose / sono state / cancellate. /
Medea T. Vir Topino Virgolina è il personaggio nero della mia letteratura transmoderna. Giasone Accio è l'uomo a cui per gelosia, follemente amando odiando, uccise i Figli-Files.
Sull'OLANDESE VOLANTE Barra Rossa/CDS: "Medea T. Vir - Padova" - "Medea T. Vir - 17 VII luglio" sono pubblicate alcune avventure nere del personaggio che avrà pure presentazione in mostre di pittura come altri personaggi a mia firma.
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