CDS: "Prima camera Mortuaria di Medea T. Vir " - 17 luglio 2011
Claudio Di Scalzo
17 camere mortuarie
per il 17 VII 2011
1
Ho eliminato tutto
Per vendetta e gelosia
la matrice d'ogni creazione: l’inconscio tuo
che mi visitava nei suoi atti neri – la tangibile scena teatrale
della morte dei files senza più spina dorsale elettronica!
(Dove nasceva la tua sfrontatezza Giasone di Vecchiano?
Perché avevi raggiunto l’orizzonte d’ogni scissione
dove i vivi e i morti si confondono?)
Ridere, ridevo, rido, accaldata in questa data – L’atto d’arbitrio
mi crea personaggio Medea che sgozza i tuoi figli
col polpastrello sulla tastiera Canc
(voci nello spazio della tramontana
che soffia tra gli ulivi della citta collinare,
ricordo mentre cancello quanto crescesti)
Rimuovo il corpo dietro ai file
il tuo corpo che baciai e feci gemere e quello che mi prese
dandomi godimento e vergogna. Il corpo negato il corpo ucciso
della scrittura m'incatena a una esteriorità materiale, lo so.
Topino Virgolina: il vezzeggiativo che s’intride nel gesto
della maga Medea. Eppure niente di tragico avverto
nell’atto bensì il ridicolo, l’impotenza, la miseria.
Quanto sgozzo, la pagina slamata, se poi si dissangua
nei tuoi pensieri, goccia a goccia?, ti fara impazzire. Lo spero.
Veglio
sulla camera mortuaria, scavata, del 17 luglio 2011,
in sua macerazione di soggetto IO
e di verbo esteriore. Medea T. Vir pose la sua coincidenza identitaria
di soggetto cancellante con la propria sofferenza di donna innamorata
del mentitore Giasone di Vecchiano, svolse la poetica della nudità retorica
con tutta se stessa, aggiunse alla mediocrità del calcolo
un urlo afasico e fu invasa da quanto aveva cancellato
fino a rivelarsi a ogni suo più intimo organo amante dell'assenza.
Anche tu che scenderai i gradini per raggiungere la prima tomba ricamata
dove sta l’incipit della mia lettera e il nulla dei file cancellati accosti,
scivolerai sul muco del rimpianto verso quanto era tua fibra.
(Mi spaventò sul lago una certa casa una certa finestra semichiusa,
il letto dove non mi posasti preferendo darmi piacere tra stordenti acacie
e pali di vigna. E io con stupore di perdizione ogni gioco accettavo
come il più grande, il pulsionale, il linguaggio esploso)
Tu facevi corpo unico nella vita con quanto scrivevi ridotto a letto per deflorarmi
e montarmi la prima notte di matrimonio, io fuggo questa animalità,
io sono, esisto da ora in poi, soltanto nell’uccidere i tuoi scritti, tu
avrai tempo e resistenza per disperarti, e so già che pure in questo evento
l’opera cancellata ancora ti creerà autore, e a me darà il silenzio;
ma troppa è stata la tentazione di ridurre a COSE quanto mi affidasti,
cose di cui determino un destino da sepolcro. Quanto era puramente verbale
sarà la tua carnalità ferita. (Ancora corre nei vicoli dove mi strascinasti, tua puttana,
il biancore del mio seno duro che succhiavi e palpavi, e in ogni angolo sapevo di te tutto,
e ora non so più nulla nella cancellazione). E se sarai corpo d’un linguaggio nella perdita,
che tu sia maledetto, e ancora che tu possa sperimentare i cento mutamenti di tomba
che portano alla follia. Ne hai diciassette da visitare e in ognuno vorrei sentirti urlare matto da qui.
ACCADDE IL 17 LUGLIO 2011
Il 17 luglio 2011 con un sms, ricevetti da Medea T. Vir notizia che quanto le avevo affidato, centinaia di file, e un libro del Canzoniere di Karoline Knabberchen, il Terzo "Viaggiatori da Biblioteca", e disegni, erano stati cancellati come “cose”.
Ho eliminato tutto / e / di nuovo / lo farei. / Tutti i files. / Ho cancellato / con più recisione / possibile / e ho fatto / la cosa giusta, / l'unica. / Non ho più nulla / di quello / che mi domandi. / Le cose / sono state / cancellate. /
Anche quest’anno, per l’anniversario, torno a narrarla, questa “distruzione”, con i miei strumenti d’autore.
Divido il testo dell’infausto sms in 17 lacerti e ne ricavo 17 camere mortuarie dove deporli. A ricordo dei miei files distrutti. Le camere mortuarie come nella tradizione delle antiche civiltà in dialogo con i morti si raggiungono attraverso cunicoli e sedimenti neri, terrosi, violacei anche. Con improvvise vampe rossastre. Fuochi fatui? Sangue? Pixel telematici bizzarri? Le carte poi tele - ne ricaverò mostra in galleria – saran corredate da testi preghiera-elegia-lapide-evocazione funebre per resurrezioni da venire o già avvenute. Ed ogni testo avrà incipit da un osso dell’sms di Medea T. Vir. Questo ha deciso Giasone Accio.