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Margherita Stein

:: Claudio Di Scalzo - Margherita Stein: Al buio pellicola e pelle
12 Settembre 2014

 
Fabio Nardi - Margherita Stein: Pellicola e Pelle - Giugno 1978

 

 

 

Claudio Di Scalzo

AL BUIO PELLICOLA E PELLE

 

-Margherita ho acquistato una pellicola in bianco e nero fenomenale per la F1 Nikon. La Kodak Tri-X.

-Che caratteristiche ha? A cosa ti serve?

-Posso impiegarla usando tempi rapidi per catturare persone in movimento e creare effetti luce.

-Cosa intendi per persone in movimento?

-Chi danza in locali, il transito per strade a notte anche di animali. Notturni.

-Senza usare flash o lampade immagino.

-Proprio così! Margherita. E magari giocare sulle flessuosità delle ombre. Dai andiamo!

-Aspetta Fabio, m’è venuta un’idea sui corpi in movimento al buio.

-Per carità non metterti a teorizzare sul mio immaginario a suggerire foto! Andiamo.

-Vedrai che ti piacerà quanto ho in mente, Fabio.

 

 

 

 

 


"Specchio nel secchio delle trame vane"
1978 - CDS per Margherista Stein

 

 

NOTA E RICORDI

C’era un tempo lontano in cui fotografare, dedicarsi alla fotografia, era teoria e prassi attorno al materiale fotografico ed ai fondamentali del mestiere. Il rapporto con la luce; la pellicola e i tempi di scatto al buio o in condizioni climatiche avverse; l’uso e il non uso di filtri e lampade; la composizione delle ombre e i tempi di posa. Poi il tutto veniva officiato in camera oscura. Questa era la fotografia prima dell’epoca digitale. Che sostanzialmente tutto ciò ha cancellato. Sia nella prassi, compie tutto la macchina e i programmi installati sul pc, e non c’è più teoria sul perché fotografare. Ma ho l’impressione che ciò valga anche per la letteratura e la pittura.   

Margherita Stein, nel 1978, mia fidanzata nascosta, quando andavo in giro a fotografare con l’eteronimo di Fabio Nardi, aveva una simpatia coinvolgente e rapida come la migliore pellicola: non sapevi mai cosa t’inventava in luce e nell’oscurità. Imprevedibile compagna dell’età mia giovanile, ti ricordo.

Fra l’altro Margherita Stein era iconoclasta e cioè, almeno che non gli prendesse voglia e ubbia, rifiutava d’esser fotografata. D'affidarsi alla fotografia. E difatti ho poche immagini sue. Le due qui pubblicate però nascevano da una sua fantasia di scherzare sul mio entusiasmo di fotografo alle prese con costosissima pellicola, fra l’altro acquistata con i suoi soldi, e dunque fu lei stessa ad allestire la scena degli scatti nella mia dimora vecchianese. Una domenica di giugno. Dopo lei tradusse due poesie d’amore di David Herbert Lawrence.

 

... CONTINUA

 

 

Margherita Stein è nata nel 1960 a Lucca. Vive di rendita dalla coltivazione a frutteto dei terreni di famiglia, affittando la sua villa per sofisticati ricevimenti. Buona parte dell'anno risiede a Monaco. Traduce per diletto, scrive senza affetto, collabora episodicamente all'Olandese Volante per dispetto. (Sue notizie in IMMAGINARIO). Ha partecipato alla "Rotta del poema", poema visuale. 

Margherita Stein è protagonista di un'opera inedita scritta e visuale, anche con me fotografo. Con Margherita Stein sono stato fidanzato. Abbiamo viaggiato in Inghilterra. Alla ricerca di altre donne velate in scultura. Come quella di Raffaele Monti, a Chatsworth House, vicino a Bakewell a sua volta vicino a Manchester. (Questa vicenda è narrata fotograficamente in IMMAGINARIO sull'Olandese Volante)

 Traduttrice con originale talento visionario ha rinunciato a qualsiasi carriera universitaria. Soffrendo di stati nevrotici ha praticato un femminismo singolarmente controcorrente e spesso sulfureo. Diciannovenne è apparsa provocatoriamente sopra un giornale per soli uomini in topless e seminuda creando allora scandalo tra gli intellettuali pisani. Rovinandosi ogni carriera universitaria. Fu questo il suo modo di omaggiare Bataille e Artaud. Ha tradotto per le mie avventure editoriali "Spedizione notturna intorno alla mia camera" di F. Xavier De Maistre; "Lenz" di Buchner; "Lettera di Lord Chandos" di Hofmannsthal; "Il povero musicante di Grillparzer" poi da Kafka, Fichte, Trakl, Hoelderlin, Coleridge, Swift, Rimbaud, Apollinaire, ecc. Non mi ha mai perdonato la mia intesa amorosa, fino a scriverne un intero "Canzoniere", con Karoline Knabberchen fidanzata del personaggio e fotografo Fabio Nardi. Ha insomma riunito fotografo ed autore in una sola persona. Fregandosene dell'astuta narratologia da me praticata. Quando ci siamo reincontrati a fine anni ottanta ebbe a dirmi con quei suoi occhi al miele stregato: "Se mi fossi suicidata io, e avevo più ragioni per farlo dell'elvetica isterica, quanto avresti scritto sarebbe stato un capolavoro, così son tanti tuoi libri che continuano una tradizione petrarchista". A volte penso che abbia ragione. E ancora provo un sentimento amoroso per questa sua ferina selvatica sincerità che attiene al sangue misto tedesco-lucchese che ha nelle vene.  

 

 


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