Roland Barthes
IL PIACERE DEL TESTO
“Idea di un libro (di un testo) in cui sia intrecciata, intessuta, nel modo più personale, la relazione di tutti i godimenti: quelli della “vita” e quelli del testo, in cui una stessa anamnesi colga la lettura e l’avventura”
... E IL PIACERE DEL FUMETTO
Come potrei tradurre questa scheggia di Roland Barthes, estratta dal suo celebre “Le plaisir du texte”, Il piacere del testo, in un “Piacere del fumetto”?
Quasi ad inventare domanda e risposta che a me vengono dalle tavole che conobbi, dai fumetti che collezionai, dai personaggi che mi tennero e che mi tengono ancora l’immaginario, delle tavole che accostate producano il “mio” piacere del fumetto completo.
Se dovessi scegliere una prima tavola, che mi faccia svolgere la parte di soggetto per calco, tra la contiguità del reale e il sogno, partendo da un luogo: dico Little Nemo di Winsor McCay e letto. Perché da piccolo le tonsille infiammate mi tenevano spesso in camera, con febbri e assenze da scuola, e leggevo fumetti. Con Little Nemo misuravo il mondo sconosciuto accettando ogni gestualità scoperta nel sogno e nella febbre che avevano i personaggi di McCay e quelli in aggiunta miei. Patteggiavo con le tavole la spaziatura fra l’immagine e l’idea, tra la parola e la cosa, e la consegnavo alla febbre e al sogno. Viaggiavo, e viaggio, da fermo. Grazie a un fumettista americano che rendeva protagonista un bambino, il suo letto, la sua fantasia. Grazie a Barthes che lessi nel 1975. Appena tradotto in italiano. Mentre nasceva Lucca Comics.
Questa è la prima tavola del riconosciuto inizio d’ogni piacere del fumetto. Che perseguo pensando a SARA. Una sorta di primogenitura. E la socialità delle immagini allude anche al mio presente, mentre scrivo, essendo per loro natura ancora figlie di lettura e avventura. Rima.
Claudio Di Scalzo