SARA CARDELLINO - CLAUDIO DI SCALZO
LA PRIMA SONATA PER VIOLONCELLO E PIANOFORTE DI BRAHMS PER SARA CARDELLINO, PER LA NOSTRA VICENDA
(Col Ragno del Male sulla finestra)
“Ascolta, Claudio, la Prima Sonata per violoncello e pianoforte in Mi minore op 38 e nella partitura al di là della matrice classica e romantica, leggila, soffermati sui temi ispirati alla canzone popolare. Mi aspetto tu intenda perché tanto son coinvolta da come hai operato in letteratura e nelle arti. Durante la mia assenza in questi sei anni. Che devi custodire riunendo tutto in un disegno unitario che so c’è, espungendo il Male, l’Equivoco che ti ha investito nel tuo recente passato; e quanto fu stonato nella nostra lontana vicenda. Non capirlo allora, cosa rendeva errore discordante la vita nelle arti, ha funestato il tuo presente. Ma siccome so del tuo candore di chierichetto di Don Gino, quando eri un “Posatore di Croci”, la tua poesia religiosa che nessuno conosce!, ti aiuterò con tutta me stessa e posso farlo con la musica”
Ascolto la prima sonata che quasi mi s’ingola balbuzie di commozione. Il suono scrosta ogni mia ingenuità, dietro cui vissi irresponsabile, tutto quanto scrissi e disegnai, Sara mia, rivela come sia facile intarsiare simulacri, ruotarci attorno i sentimenti. Fino a precipitare l’amata in un gorgo di disperazione. Ti feci questo? Possibile?
Non esiste bellezza che assoluta, dice l’idealismo di questa notte, raccolgo il refolo tepido del violoncello adagiato sul pianoforte nel graduale tumulto allegro: ansimano palpebre in quanto si sottrare al tempo che fu nostro. Densità e compattezza del suono, soprattutto del pianoforte, che s’innerva col violoncello, dichiarando la necessaria, perfetta, pienezza armonica.
Stellato d’agosto chioccola nell’angolo della finestra aperta. Ricordo il sole tuorlo d’ovo sul Brenta, Sara, nella sera lattiginosa bruma calda, quando sotto l’acero alla Malcontenta, prendesti il tuo flauto traverso e cominciasti a suonare variazioni da Brahms.
– Ora è l’ora adatta perché l’albero ha succhiato ogni luce possibile. La musica deve ricongiungere a quanto ognuno ha in sé di fragile di quasi perduto.
Le tempie mi dissero che stavamo separandoci e non per colpa nostra. Ma allora di chi?
Sono passati anni e ancora tu, Sara, stai accosto a Brahms per indicarmi la via di salvezza. Nella sonata i vari episodi sono fortemente legati tra loro, in un unico flusso, ininterrotto flusso musicale, portano, mi sospingono questa notte, in presenza d'un tematismo disteso e scorrevole; rileggo pagine di prose a te dedicate versi sfoglio fumetti per Giasone e Medea Topino Virgolina, capisco quanto non intesi allora; la tensione espressiva di Brahms è qui per sciogliere l’enigma.
I mezzi compositivi devono, per non cadere nell’errore, nella colpa della vanità, accogliere la natura rivelata della fede nel Bene nella Misericordia nella Promessa che non scade né mai scadrà.
Ora so quanto non ti diedi, Sara Cardellino. Disperatamente me lo disse il tuo flauto sotto l’acero mentre il Brenta scorreva effondendo lo smeriglio d’ogni ombra futura su di noi.
“Chi si spende nella troppa luce dell’estetica, Claudio, si consegna a un morire che sembra vitalismo invincibile, e invece è soltanto il laccio che prima o poi ti capovolge inatteso”.
Il laccio è scattato in questo gennaio e febbraio, Sara.
Quando sei giunta la Domenica delle Palme ho sentito meno sangue alla testa perché mi hai tolto da questo impiccamento.
Si sta quasi facendo alba, nello studio vecchianese, lo stoino dice nuova giornata sul collo sudato. In questa sonata come poi nei trii più tardi, Brahms, va oltre Schubert e Schumann, perché prende temi ispirati al mondo popolare, alle canzoni popolari, è questo che vuoi farmi scoprire Sara vero?, poi sapientemente a questa ingenuità anche malinconica e melodrammatica, tu sei questo Claudio col tuo Bambino sulla sedia col Monello Accio sul Serchio, Brahms collega, fallo anche tu Claudio sempre come hai fatto in passato, sta qui la tua forza, un architettura di tematiche sapienti di alta cultura.
Il contrasto tra materia e forma rende le sonate e i trii perfetti e altissima musica, devo insistere, mi dici, Sara, con la materia della biografia popolare e la forma di quanto è sapienza dell’estetica con cui mi vestii fin da giovanottino. A me adatta come cucita su misura. Per un figlio di sarta, Nada Pardini, ciò è fondamentale.
Sara Cardellino, ti abbraccio, in questo giorno che viene. E siccome io a breve non scriverò più, sarai tu a farlo e io a seguirti musicalmente. Ti garba questa idea? O devo ancora scrivere di musica per te? Ora vedo dell’acero di ieri come della magnolia di oggi nel giardino ogni foglia, sento ogni pagina scritta ogni parola detta, ogni nervatura mi appartiene perché sta anche in te. La musica vince la lacuna di tempo e spazio, provo vertigine benefica, forse l’estasi che il Cristo concede è questa, in Amore, per lui, e il Ragno del Male s’essicca sul vetro della finestra, che la spalanco, Sara, arrivando fino a strusciarti le labbra a Venezia.
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