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Sara Cardellino

:: Sara Cardellino - Claudio Di Scalzo: Il camion di Lalo e la Croce. Il giorno dei morti e dell'amore per sempre.
01 Novembre 2017


CDS: Installazione per "Vecchiano, un paese". Lettere a Antonio Tabucchi"
Feltrinelli, 1997





Sara Cardellino – Claudio Di Scalzo

IL CAMION DI LALO E LA CROCE
(il giorno dei morti e dell'amore per sempre)

 

(Scrivo "Il camion di Lalo e la Croce" assieme a Sara Cardellino. A Vecchiano. E lo pubblichiamo simbolicamente sull'Olandese Volante perché lo custodisca nella sua ultima avventura. Dopo le tante tribolazioni che si sono scatenate sulle sue vele dal gennaio di quest'anno.  

Lo affido al veliero intrepido che a volte è stato il fratello che non ho mai avuto. Per come mi proteggeva. A volte la madre che mi allattava nei segni necessari a sopravvivere alle tempeste. A volte il padre che mi indicava la rotta estrema. A volte, spesso, il ricordo di un amore perduto per colpa dell’acqua, tanto che ogni rotta sempre quel gorgo mi faceva intravedere. A volte la ricerca di un altro amore terrestre che vivesse di poesia senza bisogno di farne mestiere. Sicuramente un veliero melodramma e feuilleton e romanzo popolare.

Oggi sulla prua, appare, la donna Sara Cardellino. So che è Senta per L’Olandese sciagurato, nelle sue colpe nei suoi errori, che fui.

Sara Cardellino mi rivela, prima di andare assieme altrove - oltre il reale di queste casa e il virtuale di ogni vita elettronica ed estetica - quanto attiene alla salvezza. Lo fa nel cascinale vecchianese, nelle stanze che sono chiesa e magazzino, studio di pittura e smarrito destino nei segni più diversi.

E’ il giorno in cui si ricordano i morti. La loro festa. La Festa anche del mi'-babbo. La stanza dove c’è la stele per Libertario Di Scalzo detto Lalo è quella dove nacqui, una camera ancora verdolina nelle pareti, di sette mesi l’otto dicembre 1952. “Sei nato in anticipo, stai in due anni, il 1952 e il 1953, non potevi che vivere la vita del ‘doppio’ “, mi disse Antonio Tabucchi una sera che qui pranzavamo con le lasagne della Nada.

Sara Cardellino con quanto mi dice e vede sulla Croce sul Comunismo che mi riguardò e riguarda, conclude un capitolo anche drammatico con le sue dolcezze estreme e rapinose. Per aprirne uno nuovo del quale niente sappiamo, niente so, ma lo sguardo con l’oceano negli occhi che ci scambiamo, la mano sul petto che mi pone, che mi ricorda un’altra mano che baciai l’ultima volta alle Lofoten, le parole che mi dice, sapendo di riunirsi a un angelo svizzero, “io ti prendo nella tua intierezza, anche in quanto è ombra errore colpa”, so che non cambieranno di segno.

La felicità che provo è immensa. Capisco che se Sara è qui, è perché sceglie di portarmi nel sacro, e che per lei questo sacro non avrà scadenza. Il ponte temporale con Karoline Knabberchen trova le sue fondamenta. 

Sono sempre stato fedele all’ideale che formularono poeti provenzali poi siciliani poi toscani. Con Dante. Il Dolce Stil Novo. Per me la Donna amata mi è Maestra Signora figura salvifica e niente di quanto scrissi vale quanto la sua presenza quanto il sacro che mi rivela. Sara Cardellino per me, in questa povera stanza, di uno scrittore di paese, sotto la stele di un camionista, mi ha portato quanto da una vita attendevo.

I drammi della sua vita, il tragico che visse - che a pari del mio si rivela come racconto di fede - le hanno permesso di aiutarmi nel pericolo, di sciogliere i nodi che mi tormentavano; dando a me la possibilità di raggiungerla in quanto da sempre celava per vincere con lei le sue paure le spine.

Ora posso cambiare la mia vita nell’autunno che rimane. Diventare altro da quello che fui. Morire a quanto siamo stati nell’errore serve. Salva. Che un camion e una croce ne siano il viatico grazie alla donna che ha la delicatezza del Cardellino attiene al dono che il Vangelo rivela per chi fu Ladrone. 

 


CDS: Installazione per "Vecchiano, un paese". Lettere a Antonio Tabucchi"
Feltrinelli, 1997


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IL CAMION DI LALO E LA CROCE

 

-Visitiamo adesso il tuo studio di pittura?

-Meglio di no. Ci sono state altre figure prima di te. Hanno scambiato quanto li custodito per esercizio letterario da compilare. E non mi ha mai portato bene. Avrei dovuto fermarmi a Karoline Knabberchen nel 1984.

-Riduci gli anni da quel lontano agosto fino ad oggi a un’ellissi. E sarò adatta a queste stanze, come credo sia giusto, dopo Karoline Knabberchen. In ogni caso io ti porterò del bene e vedrò cose che altre non hanno visto.

-Vieni, Sara. A scoprire le mura dove ho inventato un universo di parole e di colore che mi ha inghiottito e risputato malconcio.
 

È sera. Il pittore accende le lampade. Si creano ombre nelle stanze. Tra le scatole pennelli tele accatastate pile dei libri vinti dalla polvere vecchi mobili bauli macchine da cucire culle di bambini e poi ancora pile di carte dipinte tavole colorate incisioni attrezzi da lavoro del padre camionista. Sara Cardellino si ferma davanti all’installazione “Il camion di Lalo”. Del 1997. Servì ad illustrare il libro “Vecchiano un paese. Lettere ad Antonio Tabucchi". Il pittore sente la voce esclamativa: Guarda la Croce che si è formata ombra accanto alla stele per tuo padre. Accanto al camion. Ti avevo detto che avrei scoperto qualcosa che non era stato ancora visto! La Croce! Vieni accanto a me. Recitiamo il Padre Nostro. Dammi la mano e stringila. Per la festa dei morti questo messaggio ci unisce per sempre. Lalo è qui!”. L'uomo e la donna sono commossi. La sera vecchianese fuori si liquefà sulla torre ghibellina. “Questa è Religione, Sara, questa è Rivoluzione”. Dice il pittore. Poi si abbracciano turbati e felici.

 


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