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Nada e Bambino

:: Claudio Di Scalzo: La leggenda di un sarto a marzo
02 Marzo 2017

 

 


CDS: "Il vestito per sarta Nada bambina cucita dal figlio sarto" - 2.III. 2017

 

 

 

Claudio Di Scalzo

LA LEGGENDA DI UN SARTO

(e giunse lo scrittore del Nulla al Tutto materno - Notte del 2 marzo 2017)

 

                            a Nada Pardini

La scoperta è questa. Sono stato uno scrittore senza mai pubblicare alcunché. E poi un poeta senza pubblicare alcunché. E poi un pittore senza esporre alcunché. E poi un fotografo senza mostrare alcunché. Ma stanotte ho scoperto quello che veramente sono. Un Sarto. Anche mia madre è sarta. E nella sua bottega vidi come esercitava il suo mestiere, e capii la grammatica del cucito, e anche le virgole adatte che si mettono col gesso. E tanti trattini. Stanotte m’è tornato il mestiere. L’ho sentito nelle mani. E allora ho cucito un abito per mia madre che è ammalata. Ed ha il cuore che batte fuori fase. Come due stoffe che non combaciano che stridono nei colori e non han bottoni a tenerle assieme nel modo adatto. Le coronarie. Ho iniziato nella sera a cucire e il lavoro anche faticoso, a volte mi commuovevo per questo ritrovato mestiere, sentivo che mi toglieva dal Nulla della mia vita precedente in estetica, lunga fra l’altro!, è durata 40 anni. Ora ne ho 64 di anni e son diventato sarto. Nel vestito per mia madre bambina e anche un po’ arlecchina (mi piacciono le rime) ci ho messo un aeroplanino per essere anch’io bambino (mi piacciono tanto le rime ma stanotte non ci rido quasi ci piango). A vestito finito sento in me una grande serenità: capisco che dal Nulla sono giunto al Tutto. Cucendo. Caspita mi dico! ma se era così facile perché non l’ho fatto prima? Mi son risposto da solo - in questa mansarda parlo a voce alta e mi rispondo alle domande che mi faccio con questa testa ingrigita – dicendomi che prima non potevo perché la mi’ mamma non era a rischio di morire per un cuore scucito come ce l’ha ora. E il mestiere non poteva con amore trasmettermelo. Come ha fatto tenendomi le mani in ospedale prima e dopo l’operazione.

Guardo il vestito soddisfatto. E capisco che lì sono scrittore e poeta e pittore e fotografo se il Tutto come sto facendo lo consegno allo scatto della reflex. E intendo che il sarto che sono diventato, con un solo vestito rende inutile e pure necessario per giungere fin qui, con un mestiere finalmente utile, tutto quanto inventai negli anni passati.  

 

 


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