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:: Kafka disegna
03 Giugno 2013

 
 
 
 
 
 
KAFKA DISEGNA
 
Non solo la pittura fa parlare e scrivere ma anche la parola e la scrittura fanno dipingere e disegnare. Com’è noto gli artisti giapponesi e cinesi hanno spesso composto opere in cui l’immagine dipinta è accompagnata da un testo scritto: perfetta compresenza delle due componenti che mette in dubbio l’anteriorità e apre il discorso sull’origine. Prima il testo o prima l’immagine? L’opera stessa si afferma come origine ed è insieme l’annullamento di ogni possibile distinzione di questo tipo. In essa infatti la parola poetica evoca immagini e il segno che dà vita a queste è lo stesso che compone la scrittura. Non si tratta solo di una particolare proprietà della scrittura ideogrammatica, ma di un problema generale che lega i termini di “parola e immagine, scrittura e disegno” e ne dialettizza proprietà e funzioni, dove scrittura e disegno sono modi materiali d’espressione forse contrapposti o complementari ma che comunque insieme aprono la discussione sul senso e sul voler-dire. Qualcosa di più del poter dire in immagine ciò che non può esser scritto e viceversa di mostrare in scrittura ciò che non può essere raffigurato. (…)
 
 
 
 
Diverso sotto molti aspetti il caso di Franz Kafka di cui infatti non restano che pochissimi disegni, anche se sparsi in un arco di tempo abbastanza lungo e forse rimasti pochi per la responsabilità della furia distruttrice di Kafka stesso che avrebbe voluto che niente restasse di suo né scritto né disegnato.
I suoi disegni sono strettamente legati per tema ai testi, ai racconti, romanzi e diari dell’autore, ma allo stesso tempo possiedono una consapevolezza formale che rende loro un valore di autonomia indiscutibile. Non si è mancato di rilevare l’affinità di questi disegni con quelli di altri artisti, soprattutto alcuni espressionisti come certo Klee e Kubin. I temi stessi dei disegni di Kafka sono espressionisti: il bevitore, il ritratto dai lineamenti contorti, il cavaliere sul cavallo, il sonnambulo, la marionetta, il circo e gli acrobati, l’uomo-lettera soprattutto che ci ricollega al tema del profondo legame tra scrittura e disegno. Particolarmente interessante l’esoterismo della lettera K che ritorna negli scritti come nelle strutture dei personaggi dei disegni, e che ci ricorda il legame di Kafka con l’esoterismo ebraico, la Kabbala soprattutto. Ma il testo in Kafka è solo pre-testo, è il testo che sta “sotto” sia alla scrittura che al disegno, quel testo che si identifica con l’assenza nel puro voler-dire. Così la legge ebraica afferma tra l’altro: “Non farai immagini”. E Kafka ci lascia immagini di corpi torturati, frammentati, angosciati, personaggi davanti alla Legge, in presenza della Morte stessa; personaggi soprattutto come sonnambuli, marionette, maschere: uomini insomma il cui appparire non è che la maschera del negativo, così come il senso del disegno è l’impossibilità stessa di fare immagini.
 
Elio Grazioli
 
Flash Art, aprile 1983, n. 113
 


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