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:: FRANÇOIS-XAVIER DE MAISTRE. IL LEBBROSO DELLA CITTA' D'AOSTA
23 Marzo 2013

 
 
CDS: "Il Lebbroso della città d'Aosta" - 27 novembre 2011
ovvero  "Il poeta lebbroso nella Torre dello Spavento Web". 1 -

 Feuilleton Telematico Disegnato
 

 
  
FRANÇOIS-XAVIER DE MAISTRE

 TALI SONO I DISEGNI DI DIO

 

(...)

L’UFFICIALE

Che rifugio ameno! Pare inventato apposta per le meditazioni di un solitario.

 

IL LEBBROSO
 
Proprio per questo mi piace molto. Di qui vedo la campagna e i contadini nei campi, vedo tutto quanto succede nei prati e non sono visto da nessuno.
 

L’UFFICIALE

Ammiro la tranquillità e la solitudine di questo luogo. Si è in città e si crederebbe d’essere in un deserto.

 

IL LEBBROSO

La solitudine non esiste soltanto in mezzo alle foreste o alle rocce. Linfelice è solo ovunque.

 

L’UFFICIALE

Per quale seguito di avvenimenti siete finito in questo rifugio? Questo paese è la vostra patria?

 

IL LEBBROSO

No, sono nato sulle rive del mare, nel principato di Oneglia, e abito qui soltanto da quindici anni. In quanto alla mia storia non è che una lunga e monotona serie di calamità.

 

L’UFFICIALE

Siete sempre vissuto solo?

 

IL LEBBROSO

Ho perso i genitori quand'ero bambino e non li ho mai conosciuti: lunica sorella che mi rimaneva è morta da due anni. Non ho mai avuto amici.

 

L’UFFICIALE

Povero amico mio!

 

IL LEBBROSO

Tali sono i disegni di Dio

 

L’UFFICIALE

Posso chiedervi il vostro nome?

 

IL LEBBROSO

Ah, il mio nome è terribile! Mi chiamo Il Lebbroso! Nessuno conosce il nome che ho ereditato dalla mia famiglia, né quello che la religione mi ha impartito nel giorno della mia nascita. Io sono Il Lebbroso: ecco il mio solo titolo alla benevolenza degli uomini. Possano essi ignorare eternamente chi io sia!

 

L’UFFICIALE

La sorella che avete perduto viveva con voi?

 

IL LEBBROSO

Ha vissuto con me cinque anni in questa stessa dimora. Infelice quanto me, divideva le mie pene, e io tentavo di raddolcire le sue.

 

L’UFFICIALE

Quali possono essere ora le vostre occupazioni, in una solitudine così profonda?

 

IL LEBBROSO

Lelenco delle occupazioni di un solitario come me non potrebbe non essere assai monotono per un uomo che vive nel mondo, e trova la propria felicità nella vita sociale.

 

L’UFFICIALE

Ah, voi conoscete poco questo mondo, che non mi ha mai dato la felicità. Io sono spesso solitario per mia scelta., e vè forse fra le mie idee e le vostre più affinità di quanto non pensiate; tuttavia ve lo confesso, il pensiero di una solitudine continua mi spaventa e stento perfino a concepirlo.

 

IL LEBBROSO

Colui che ama la sua celletta vi troverà la pace. Ce lo insegna LImitazione di Cristo. E io sperimento la verità di queste parole consolatrici. E il senso della solitudine si tempera anche con il lavoro. Luomo che lavora non è mai completamente infelice; e io stesso sono una dimostrazione di quanto vi sto dicendo. Nella buona stagione, la coltivazione del giardino mi tiene abbastanza occupato; d'inverno fabbrico ceste e stuoie; mi confeziono da me stesso gli abiti, mi preparo ogni giorno il cibo con le provviste che mi portano dall'ospedale, e la preghiera riempie le ore che il lavoro mi lascia libere. Così trascorre l'anno e, quando è passato, mi sembra persino che sia stato assai breve.  

 

L’UFFICIALE

Dovrebbe sembrarvi lungo quanto un secolo.

 

IL LEBBROSO

I mali e le angosce fanno sembrare lunghe le ore; ma gli anni volano via sempre con la stessa rapidità. Daltronde esiste ancora, al limite estremo della sventura, una gioia segreta che la generalità degli uomini non può capire e che vi sembrerà molto singolare: quella di vivere e di respirare. Io passo giornate intere, nella buona stagione, immobile su questo bastione a godermi l'aria e la bellezza della natura: tutte le mie idee sono allora vaghe, indistinte, e la tristezza ristagna nel mio cuore senza opprimerlo. Il mio sguardo erra su questa campagna e sui monti che mi circondano; e i loro diversi aspetti sono talmente impressi nella mia memoria che fanno, per così dire, parte di me stesso; e ogni luogo è un amico che ritrovo ogni giorno con piacere.

 

L’UFFICIALE

Ho provato spesso qualcosa di simile. Quando il dolore pesa su di me, e io non trovo nel cuore degli uomini ciò che il mio cuore desidera, l'aspetto della natura e delle cose inanimate mi consola; mi affeziono alle rocce, agli alberi, e mi sembra che tutti gli esseri della creazione siano amici che Iddio mi ha dato.

 

IL LEBBROSO

Voi m’incoraggiate a spiegarvi a mia volta quanto avviene in me stesso. Amo veramente le cose che vedo ogni giorno e le considero parte della mia vita: perciò tutte le sere, prima di ritirarmi nella torre, vengo a salutare i ghiacciai del Ruitors, le boscaglie oscure del San Bernardo e le bizzarre guglie che dominano la valle di Rhème. Benché la potenza di Dio sia altrettanto visibile nella creazione di una formica come in quella dell’universo intero, il grande spettacolo delle montagne si impone tuttavia di più ai miei sensi: non posso vedere quelle masse enormi, coperte di ghiacci eterni, senza provare un religioso stupore; ma, in questo vasto scenario che mi circonda, ho qualche punto che prediligo; fra questi è il romitorio di Charvensod. Isolato in mezzo ai boschi, accanto ad un campo deserto, esso riceve gli ultimi raggi del sole che tramonta. Anche se non vi sono mai stato, provo un piacere singolare al vederlo. Quando scende la sera, seduto nel mio giardino, fisso il mio sguardo su quel romitorio solitario, e la mia immaginazione vi si riposa. È diventato quasi mia proprietà; mi sembra che una reminescenza confusa mi dica che ho vissuto lassù in tempi più felici, di cui si è cancellata in me la memoria. Mi piace soprattutto contemplare le montagne lontane che si confondono col cielo, allorizzonte. Come l’avvenire, la distanza fa nascere in me il sentimento della speranza, il mio cuore oppresso crede che vi sia forse una terra lontanissima, dove, in unepoca futura, potrò finalmente gustare quella felicità che sospiro, e che un istinto segreto mi presenta senza tregua come cosa possibile.

 (...)

 

 

NOTA 1 

Le Lépreux de la cité d'Aoste, Il Lebbroso della città d'Aosta, racconta, in forma di dialogo, un episodio reale: il De Maistre, ufficiale dell'esercito sabaudo, conobbe veramente l'infelice lebbroso ad Aosta, confinato nella "Torre dello Spavento". L'uomo si chiamava Pier Bernardo Guasco. Dopo anni, ancora vivamente impressionato, ricostruì la vicenda di chi viveva al chiuso, isolato da tutti  e con la carne a brandelli, il suo rapporto con Dio.

Tutta  l'opera letteraria di François-Xavier de Maistre (1763 Chambéry - Pietroburgo 1852) consiste in cinque brevi scritti: Voyage autour de la chambre, Viaggio attorno alla mia camera (1794-'95); Spedizione notturna attorno alla mia camera (1823); Les Prisonniers du CaucasoI prigionieri del Caucaso (1825);  La jeune siberienne, La fanciulla siberiana (1825); Le Lépreux de la cité d'Aoste,  Il lebbroso della città d'Aosta (1811). Nell'Annuario Tellus 27: "Dalla Torre Pendente alle Alpi, Viaggi e altri viaggi", 2007, ho curato assieme a Margherita Stein, un'accurata nuova traduzione con note biografiche de "La spedizione notturna attorno alla mia camera".

 

 

NOTA 2 

SUL FEUILLETON TELEMATICO DISEGNATO


“Il lebbroso della città d’Aosta” di François-Xavier de Maistre diventa occasione con i disegni de "Il poeta lebbroso nella Torre dello Spavento Web" (riprendendo il nome dato alla dimora dell'infelice Lebbroso nella città d'Aosta) di una sorta di FEUILLETON TELEMATICO DISEGNATO.

Claudio Di Scalzo


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