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Arte Transmoderna

:: Claudio Di scalzo: 4 battisteri notturni forzieri
09 Maggio 2014

 

 

 Claudio Di Scalzo 

QUATTRO BATTISTERI DEL MIO IERI - MAGGIO 2014

(Parola disegnata di Parobello per Pano)

(Parobello nel pensare molteplice lunare)… s’accosta alla chiazza chiara della luna pisana e nell’estensione del tempo a lui consentito pensa che nel romanico cresce l’eleganza della statuaria per emblemi e modanature nel nero d’una notte tutta alla presenza ed alla rappresentazione della scena fondante l’amore. L’amore che coordina, non decora, bensì scolpisce, il tralucere del bacio che corro a darti. – Mi battezzi così nell’epifania della notte Parobello senza cervello?

 

 

(Parobello in matura Luna crea sua fortuna)…  prendi in considerazione Pano quanto non ho ancora sfiorato sotto questi archi; e nel frammento dell'unghia sul collo ti consegno la reversibilità del notturno. Il Battistero per me foriero - anche straniero? ma no! mi portava babbo qui piccino! qui fuggii dal medico che nell’ospedale voleva togliermi le tonsille - dell’oro nero lunare che resiste ai discorsi non pronunciati – anche d’amore – in attesa che impari il neoplatonismo come le tabelline. Vieni Parobello che danziamo sulle mura di cinta – il passo si trilla d’ambio dandoci il cambio nella stretta – scoprendo dove la memoria va sposa senza velo al presente. 

 

 

(Battistero marrone Parobello cerca l’eone)… Nella dorata cornice del Battistero non ero più reale o vero, bensì innamorato verso l’oscuro e il celato, in una sovrabbondanza di profili pisani fiammeggianti il vuoto terrestre. A quel punto più che l’eone come uno sfibrato pasticcione ascoltai dei dittonghi ciarlieri la santità del gallo peccatore in me: Chie… chi… chichiric! – Parobello, ascoltami se tu sei il soggetto di questa notte pisana eretica all’ortica, a te verrà ogni opposto che delimita questo panettone romanico. Intendi? Intesi, ed invece di essere un predestinato iniziato variegato sentii che a me veniva una lingua nuova sulle labbra. Quella della mistica dispettosa Pano m’intrecciava al pallore lunatico e non seppi se era l’evento della verità o della menzogna. Perché? Ma non ricordi Pano mia che mi svegliai per scappare con te verso il battistero cilestrino a mezzanotte bambino?

 

 

(Parobello s’accosta al ciarliero cilestre battistero)… oh non è terrestre questo fumetto, credimi Pano mio pane notturno! Che la granitura della furtiva marmizione dell’essere sembra un alfabeto premeditato per scoprirti i grandi seni e ciucciarteli. Tra statue e busti, in alto sotto la luna sfrangiata fetta di melone azzurrognolo, compio un’immanenza - sta tutta qui la tua esistenza?, chiedi – e te la porgo nel cavo delle mani – Son Parobello dannunziello – perché restino bollicine e nuvolette con spazio – alle strette?, ridacchi - interiore nostro di questa nottata. Poi ti mordo nervoso il mento ed il prodigio, anche ventoso, della forma si va a far benedire imperioso. - E se ci vedono? - Un leccottino solo, dai Pano… non esser tirchia!

 

 

 Pano al Battistero

 


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