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Arte Transmoderna

:: David Rosemberg: Grafica. 1950/2000. Riassuntino
13 Giugno 2013

 

 

 

 

David Rosemberg

Grafica. 1950/200. Riassuntino

 

   Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Savignac e Villemot vogliono far ritrovare ai propri concittadini il piacere di sorridere. Autori dei manifesti dei “gloriosi anni trenta”, si rivolgono al pubblico come a un bambino, usando immagini e parole estremamente semplici, abbellite da colori sfumati.

   Con la sua celebre “Mucca Monsavon”, Savignac introduce nel manifesto quello che chiama una “gag visuale”. Nello stesso periodo, in Polonia, Henryk Tomaszewski disegna dei manifesti dedicati alla cultura e alla militanza. Con Mlodozeniec, Gorowski, Lenica e Sadowski, lavora per il cinema e il teatro.  I manifesti vengono di solito disegnati completamente a mano, testo compreso. Non cercano di informare, né di attrarre l’attenzione, ma vogliono piuttosto creare delle “immagini poetiche”. In Svizzera  alla fine degli anni ’50, l’artista Max Bill collabora con Karl Gerstner, Fritz Buhler, Max Schmidt e altri per imporre uno stile razionalista che mescoli l’eredità del movimento De Stijl e del Bauhaus con quella dell’astrattismo costruito. Gli elementi di base di queste composizioni, prive di dettagli od ornamenti superflui, sono lettere dalla forma sobria e colori primari.

   Negli Stati Uniti, a metà degli anni ’60, grafici come Peter Max e Milton Glaser elaborano uno stile “su misura”, destinato alla cultura Pop Love and Peace, senza trascurare la musica e le droghe, naturalmente. La psichedelica adorna le copertine dei dischi, i manifesti e le riviste a base di effetti ottici, spirali colorate, arcobaleni e fluorescenze. Le lettere si fondono, si trasformano; le linee danzano, i colori si mescolano.

 

 

   A Parigi, durante gli eventi del maggio ’68, gli studenti di Belle Arti e simpatizzanti di ogni provenienza fondare l’Atelier Populaire. I proclami e i manifesti che producono sono fatti dalla della strada per la gente della strada. La grafica ritorna alle origini: uno sfondo unico, un motivo grafico, delle lettere, non più di due colori.

   Nel 1970, alcuni membri dell’Atelier Populaire fondano Grapus. Il collettivo di grafici, ispirati tra l’altro dai lavori di Tomaszewski, opera nell’ambito della propaganda culturale.

 

 

   Con l’avvento dell’informatica e, negli anni ’80, del computer Macintosh, la concezione della tipografia si evolve radicalmente. Dei software per l’impaginazione sostituiscono improvvisamente la colla e le forbici, ed è anche possibile disegnare rapidamente dei nuovi caratteri di stampa.

 

 

  Oggi, Neville Brody in Inghilterra, David Carson negli Stati Uniti e i membri del collettivo internazionale che pubblica la rivista Emigre utilizzano a fondo le risorse e gli strumenti dell’informatica, creando una grafica spesso complessa, con mescolanze, sovrapposizioni e incrostazioni di colori, segni tipografici e fotografie.

 

 

 


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