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ACCIO E CARDELLINO

:: Claudio Di Scalzo detto Accio: Sulla fotografia alla mia latitudine su Sara Cardellino mio fine. Ottocento/Novecento fino all'intelligenza artificiale tormento. Adolf Gayne De Meyer come inizio.
07 Maggio 2024







Claudio Di Scalzo detto Accio

SULLA FOTOGRAFIA ALLA MIA LATITUDINE SU SARA CARDELLINO MIO FINE.
OTTOCENTO/NOVECENTO FINO ALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE TORMENTO.
ADOLF GAYNE DE MEYER COME INIZIO.

 

Ho studiato la storia della fotografia da fine ottocento a metà novecento con impegno; di alcuni dei suoi protagonisti seppure ritenuti minori. Ho a mia volta fotografato molto come Fabio Nardi, e per le vicende legate al legame con Karoline Knabberchen (1959-1984) archivio pellicole stampe hanno subito catastrofica perdita; e come Ortonimo Claudio Di Scalzo, meglio con soprannome Accio, ho molto fotografato Sara Esserino; Sara Capei Corti reinventandone le foto che ricevevo altre dedicandogliele durante la sua assenza; Sara Cardellino dopo il suo ritorno nel 2017.

Sara interpreta anche vari personaggi femminili in foto: Corsara della Metamorfosi; Sara Murray; Sara Pane; Sara Earnshaw; Misteriosa Dama R; ecc

Altre figure femminili, inseribili nel Petrarchismo che m’accompagna, sono state sono Silvae Lo my wife; Margherita Stein; Idina Faro.

Sono stato coinvolto dal fascino del Pittorialismo, Pujo, Cameron, per i rimandi letterari e teatrali nonché pittorici; e dalla nascente fotografia di moda e della pubblicità.

Questa “formazione dell’occhio” l’ho in seguito trasposta in molti scatti dedicati alle modelle-figure femminili-personaggi sopra ricordate.

Percorso estetico che oggi, in questa Venezia subissata di scatti digitali e selfie, dell’aprile 2024, ho fantasia e desiderio di incastonare nel mio cervello-camera oscura per svilupparne il negativo. Usando l’obiettivo linguistico per paragonare il tempo odierno dei social e moderni media con relative tecnologie fotografiche a quanto accadde ad inizio novecento nel campo dell’immagine pubblicitaria con cose e persone.

La pubblicità di oggetti si sviluppa con le riviste di Vogue, Vanity Fair, Harper’s Bazaar.

La fotografia di moda impone emani seduzione, atmosfera glamour, bellezza.

L’oggetto verrà acquistato, ovviamente da chi può permetterselo, dunque la ricca borghesia, perché l’immagine, la foto, sviluppa in chi guarda una fantasticheria, un’emozione, una pulsione verso la forma del bello che non è poi più tanto l’oggetto ma chi lo veicola. Cioè la modella, la musa, la figura anche maschile. A lato spesso il paesaggio.

Se allora i migliori fotografi di moda, i pionieri e innovatori di un genere, c’è anche Moholy-Nagy col Bauhaus; e i più originali, non ne fo elenco, usano suggestioni pittoriche e rifrazioni dalle correnti artistiche più in voga: seppure addolcendone ritmi.

Questa, in quei tempi e spazi, la fotografia su commissione delle riviste. Che giocoforza evocavano non solo la bellezza della modella a lato profumo oggetto lampada divano ma anche l’Amore la Natura e futuribili scenari usando sia storia teatro cinema fumetto.

Ratificato decenni fa questo andamento, e tanto più da quanto opero on line, ultimo portale l’Olandese Volante (2010), la figura femminile fotografata, metti SARA nelle sue declinazioni in vari personaggi, ha come missione quella di veicolare la COSA scrittura nei vari generi, la pittura anche fumetto, e la posa desunta spesso da generi avventurosi o diaristici.

Quanto scrivo farà comprendere perché ho studiato e visto la produzione del fondatore lo stile fotografico della moda: e cioè Adolf Gayne De Meyer (1868-1946).

Sorvolando sulla sua biografia, scandalosa per quei tempi, forse ancora oggi; quanto mi interessò, come nelle foto di pubblicità per Elizabeh Arden, nel 1926, e per Vogue, fu come inseriva le modelle in atmosfere simboliste. I ritratti con oggetti emanano atmosfere impalpabili rassicuranti e insieme vagamente conturbanti, rima; dove la modella tiene una maschera in mano vestita di bianco; oppure un pettine o specchio; oppure guarda il profumo come fosse una palla di vetro per intuire il futuro.

In conclusione serve ricordare che le migliaia di foto, milioni, ogni dì, rovesciati sui social, on line, su carta stampata, accostate alla cosa poesia o scrittura o biografia sono calchi estenuati di quanto avvenne nella foto pubblicitaria per Vogue e similari riviste. Oggi per scialba vetrina su Facebook o Instagram anche di molti addetti alla carriera estetica più o meno riuscita o malcerta.

L’Intelligenza Artificiale porrà ancor più ovattato glamour in foto già circolanti o ritoccate all’uopo.

Uno schiocchezzaio (Flaubert) di immagini-foto immenso inutile; un Salon Caricatural (Baudelaire) insensato e dannato alla mediocrità.

Ecco perché da tempo nomino le mie foto, anche quelle di Sara Cardellino: FO.FA. Foto Facile. Anch’esse servono a poco, se non a veicolare la cosa mia-nostra di coppia in estetica, e saperlo, è un gran vantaggio. Credetemi.

 

NOTA

Le fotografie di ADOLF GAYNE DE MEYER si trovano con facilità in ricerca Google.

 


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