Karoline Knabberchen in un luogo sognato - 1983, Fabio Nardi
Sara Cardellino
“TU NON MORIRAI...”. SOPRA IL FRAMMENTO DI GABRIEL MARCEL
TRASCRITTO DA KAROLINE KNABBERCHEN.
Scopriamo assieme, Accio, ma dovrei chiamarti Fabio Nardi, se mi rivolgo a te scrivendo di Karoline Knabberchen, se riesco a palesarti d’aver appreso la tua maniera obliqua di “usare” eventi popolari pure diventati consumistici come il 14 febbraio, addirittura zuccherosi e vezzosi.
Prendo le mosse dal dato incontrovertibile che nelle soffitte del cascinale di Vecchiano soltanto io sono entrata dopo Karoline, morta a 25 anni il 20 agosto 1984, avendo potuto sfogliare scoprire cercare nelle stanze sotto al tetto appunti quaderni lettere frammenti disegni e che tu mi hai affidato libri del Canzoniere a lei dedicato in manoscritti dattiloscritti file.
Se il 14 febbraio, Festa degli innamorati, è adatto ricordarlo avendo l’amore o ricordandolo, accanto al “gioco” che ci rende uguali, e ciò è bellissimo, a milioni di altre coppie, penso sia doveroso, inserirci noi che ne abbiamo la responsabilità e la cura anche un frammento, da me ritrovato, manoscritto, di Karoline Knabberchen, estrapolato dall’opera, un dramma, del filosofo esistenzialista Gabriel Marcel, da lei studiato, assieme a Kierkegaard, che tutta la rivela nella sua concezione dell’amore.
Ovvio che essendo la morte nell’orizzonte dell’essere, ineludibile, non può riferirsi l’interpretazione sottesa di KK ad evitare il decesso terrestre, bensì alla morte valicata che rende nell’eternità la possibilità di altra vita nell’attesa del nuovo incontro con chi si ama. Nardi ritroverà Karoline, io e te, Accio e Cardellino, la ritroveranno, ma intanto stando qui, ancora, il 14 febbraio 2021, cosa aggiungere a questa grafia come atto d’amore?
La risposta è semplice e impegnativa: TU KAROLINE NON MORIRAI perché io e Accio, e Nardi, ti ricordiamo. Abbiamo cura di quanto lasciasti nel tuo passaggio di Angelo Svizzero, di saltellante Knabberchen ranocchia, ranocchietta, tuo soprannome delicatissimo in totale tua bellezza tanto che una parte del Canzoniere si nomina “Mitologia della Ranocchia”; Tu non morirai... grazie al nostro amore.