Karoline Knabberchen
AVIATRICI II
Lettera ad Eleonor Roosvelt, moglie del nostro Presidente
Gentile sig.ra Roosevelt,
mi rivolgo a Lei come donna ancor prima che come soldato, certa che una Sua intercessione sull'organo di controllo della Difesa Nazionale potrebbe mettere in buona luce la proposta di una collaborazione attiva delle donne pilota in questa guerra.
Io le conosco. Le vedo ogni giorno attendere, piume nere incastonate nel ventre della terra (questa stessa terra sulla quale giocano i loro figli) pronte al volo nel grottesco latrato del sole.
Questo il canto che si leva dalle brune piste d'atterraggio; questi i pianti d'impotenza delle donne americane, che si credono – che sono! - pari in dignità e onore ai colleghi uomini.
A Sparta i mariti ci avrebbero abbracciate, amate la notte e armate nell'alba;
persino i beduini si fanno accompagnare in armi dall'urlo affilato di guerra di madri e sorelle...
Noi, mia First Lady, che vogliamo esportare la democrazia come fosse pane cotto col frumento dei nostri granai, non siamo capaci di far uscire una donna dalla cucina neppure ora che il paese ha bisogno del più bello e intimo dei sacrifici?
Falchi là fuori spolpano civiltà, popoli in pacifica adunanza: li fanno assistere, viv, ai loro funerali.
Ha senso, mi dica, che noi aviatrici, capaci di pilotare una speranza di vita in più per i soldati e per i figli di soldati attendiamo su quella stessa pista il calare del sole, giorno dopo giorno, per la conta esausta degli assenti?
Io so, Signora: anche lei si sente chiamata da Dio e dagli Stati Uniti d'America a prender parte, con quelle che sono le capacità e le possibilità che Le sono date, al conflitto che sotto il nostro sguardo impotente si svolge.
Sia dunque con questo mio grido disperato nel cuore che Lei si convinca a rivolgere al Presidente la nostra preghiera.
Con i miei più vivi rispetti, Jacqueline Cochran
NOTA FABIO NARDI /CDS
Karoline Knabberchen per l'Otto Marzo 1982 scrisse "Aviatrici", una sorta di cruscotto mimosa in guerra. Ricordando Lidiya Vladimirovna Litvjak, Jacqueline Cochran, Hanna Reitsch: una russa, un'americana, una tedesca. Nelle loro diverse ideologie, biografie, motivazioni. Un trittico esemplare e originale tra molta retorica e ricerche di visibilità agitando la festa della donna pure in ambito più che della mimosa del simil-lauro bacato.