Jean-Léon Gérôme (1824-1904) - "Pollice verso", 1872

 

 

Claudio Di Scalzo

 L’ARTE POMPIER È SEMPRE DI HIER

(Che sia Gèrome o Cabanel)

A volte con “amici” su Facebook de L’Olandese Volante Comics m’incaglio in commenti sull’arte. Arte dell’Ottocento. È il caso di un dipinto come “Pollice verso”. E non riporto qui nome e opinioni dell’amico, tra i più valenti fumettisti Bonelli (chi vorrà sapere va sulla bacheca), perché questo rilancio sull’OV potrebbe esser giudicato strumentale a fini di mia visibilità.

 

 

Il mondo web è il luogo del relativo. D’ogni relatività di gusto e conoscenza. Se anche fossi Venturi o Argan o Celant il mio commento-opinione varrebbe quello di cento altri. Uno nessuno centomila, scrisse Pirandello copiando il Nietzsche del “Dio è morto”. Tante interpretazioni nessuna verità. Su Facebook s’impilano a centinaia le verità dei “mi piace”. Come gioco, passatempo, facezia, burletta. A me ciò fra l’altro diverte. Come m’interessa il destino dei pittori minori (ho scritto sopra Decamps e Cabanel, ad esempio) per insipienza o scarsa dote artistica fuori tempo. E’ anche il caso di Jean-Léon Gérôme. Con il suo gusto pompeiano retorico e magniloquente. Che vorrebbe somigliare nei corpi a Ingres. Ma non v’assomiglia. E il suo neoclassicismo imperiale è per la storia dell’arte insignificante. Come lo è quello di Sartorio in Italia rispetto a un Segantini. Perché? Ma perché esiste l’estetica come valutazione in materia di spazio, forma, luce dei risultati raggiunti anche nel corso del Secondo Ottocento. Che ogni relativismo non può scalfire. Dunque – pur sapendo che ogni opinione vale un’altra sul web – la linea Rembrandt-Goya-Manet-Degas  è diversa cosa, in Arte, rispetto all’arte Pompier d’ogni tempo.

 

 

Fattori sta nella storia dell'arte d’arte non per i celebrati - al suo tempo - quadri risorgimentali, ma per “La rotonda della Besana”. Dove i volti non ci sono. Son macchie. E se ci avviciniamo a un occhio dipinto da Rembrandt e Goya e Manet vediamo grumi di colori che son occhi vivi, e quelli accademici liquidi son morti. Per non parlare di Cézanne. Entro nel merito del fumetto. Harold Foster il celebrato autore del Principe Valiant disegnava tavole come quadri ottocenteschi storici, ma son statici, e Alex Raymond che pure disegna Michelangiolescamente il suo Gordon, dando movimento alle figure, punti di vista diversi, campo lungo e breve, produce un capolavoro. Insomma esiste la storia dell’arte e del fumetto e certi giudizi son acquisti. Poi se un regista usa, come Ridley Scott, il quadro di Gèrome per ispirare certe scene del suo "Gladiatore" ciò si chiama Post-moderno, miscuglio di stili, ma per tanti altri l’imitazione di modelli pompier può diventare Kitsch o addirittura Trash. E se anche Lady Gaga si vestisse pompeiana sempre Jean-Léon Gérôme  resterebbe un pittore ininfluente per la storia dell’arte.

 

 

 

Una volta, tanti anni fa, in una discussione sopra una rivista, credo L’Eternauta, Oreste Del Buono mi diede ragione, perché, a fronte di un lettore che si lamentava, portando come esempio il Frank Kappa di Manfred Sommer, come Hugo Pratt fosse impreciso nel disegnare le armi rendendole segni senza particolari di grilletto canna tamburo ecc, io argomentai che il fumetto di Pratt era anche Arte e quello di Sommer tanto preciso meno.