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:: Claudio Di Scalzo: Almanacco dell'Avventura 2014. Canzio e Toppi.
25 Settembre 2013

 
ALMANACCO DELL’AVVENTURA 2014
Dedicato a Decio Canzio e Sergio Toppi
 
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L’Almanacco dell'Avventura 2014 (Sergio Bonelli Editore, settembre 2014, in edicola, euro 6,00) è decisamente pregevole. E ha tutte le carte in regola per rimanere negli scaffali degli appassionati di fumetti, visto il richiamo a due maestri, Decio Canzio e Sergio Toppi, sia nel mondo del collezionismo, sia nel campo della riflessione e della narrazione di cosa può essere, è stata, ed è una casa editrice. La Sergio Bonelli Editore. Pertanto scrivo su di un albo dedicandomi anche, oltre che alle tavole e alle storie ri-pubblicate, da “Un uomo, un’avventura”, a quel paratesto, che correda le tavole a fumetti. Che, nella mia interpretazione, è altrettanto importante. Ne, “Il piacere del fumetto”, pubblicato su L’Olandese Volante, faccio un esplicito riferimento al Roland Barthes de “Il piacere del testo”, auspicando che appaia, si formi, un'interpretazione, narrazione, critica del fumetto che vada oltre la semplice descrizione mimetica che mi accade di leggere su riviste e anche in Rete. Il fumetto, i suoi autori, le storie organizzate da sceneggiatori e disegnatori, necessitano di una “lettura” che s’organizzi come “critica” in tutto e per tutto da accostare a quella letteraria o artistica. Il fumetto è una delle arti e dell’immaginario coniugata al mercato e pertanto gli albi che escono, i libri pubblicati, sia da grandi case mensilmente che senza periodicità, necessitano di un'ermeneutica approfondita, di una trattazione che si incentri su vari generi (cronaca, racconto, frammento, prosa poetica, divulgazione, manualistica), così come il fumetto, spesso oggi, si coniuga con altre arti e usa sempre nuovi supporti nei media e tecnologici. Ma per far questo la Tradizione va conosciuta, curata, esemplificata, insomma è necessario un Canone. Un racconto. Adatto. E a questo mi accingo. Intrepido e Monello per citare gli albi che leggevo come prima alfabetizzazione. I disegnatori, a mio avviso devono esser scevri, come poi anche pittori e scrittori, da troppe mene intellettualistiche, restare anche artigiani, nobilmente artigiani come Pratt e Toppi, Modigliani o Welles, però la scrittura sulle loro opere deve catturare gli echi che le tavole promanano di intelligente organizzazione del mito, degli intrecci, dell’avventura.
 
 
Nell’Almanacco dell’avventura 2014, parto da Decio Canzio. Perché accade di rado, ed in questo la Bonelli è esemplare, che venga ricordato il “mestiere” e la competenza e la prassi editoriale di un uomo del fumetto e che a questo srotolarsi per decenni di tavole e segni e personaggi e nuvolette ha dedicato ogni risorsa. Il tono non è semplicemente elegiaco o solennemente educativo, bensì col pretesto di raccontare un autore, sceneggiatore e direttore generale della Sergio Bonelli Editore, viene aperta una visione completa sulla “tecnica” che presiede alla nascita e crescita e produzione di albi e storie. Il lettore può conoscere le diverse fasi dell’editoria che si dedica al fumetto dagli albori, più o meno eroici, ad oggi. Quanto sta dietro i diversi passaggi prima che l’albo acquistato in edicola veda la sua confezione. Alfredo Castelli questo compie. In una maniera ineccepibile. Sostanzialmente una biografia con eventi minuti ed esemplari di un uomo del fumetto. Dove la rivelazione che un dirigente controlla financo le virgole, e la correttezza dei termini usati, perché sulla lingua, sintetica del fumetto, si basa la seduzione delle immagini, e quindi il successo del rapporto parola-immagine, è qualcosa che non è soltanto biografia, bensì metodo e, in sintesi, il viatico imprescindibile che coniugando la disciplina dell’artigiano, la vocazione narrativa dello sceneggiatore, la serietà dello stampatore in un unico atto… va a vantaggio del lettore-fruitore e della casa editrice. Questo è quanto ho trascritto sfogliando e leggendo l’albo. La mia prima opinione, ne seguiranno altre, su questo Almanacco. Claudio Di Scalzo
 
   
 
Claudio Di Scalzo
Faccetta d’Inchiostro
(Opinioni del monello Accio sul fumetto)
Devo il mio soprannome al giornalino di fumetti Il Monello. Tra le sue pagine colorate c’erano anche le avventure di Cuoricino – ovviamente buono – e di Accio – ovviamente cattivo o quantomeno pestifero. I miei paesani, che allora mi conobbero per le mie marachelle e dispetti pensarono bene che quello fosse il modo per indicarmi a dito. La propensione tutta pisana a usare peggiorativi, in “accio” su nomi e aggettivi, tipo bambinaccio, fece il resto. Ma io che ero, e lo sono rimasto, un lettore di fumetti, fin da quando imparai a leggere Il Vittorioso, L’Intrepido, L’Uomo Mascherato, Gordon, e tutti gli eroi di fine anni Cinquanta e inizio Sessanta, di ciò non mi dispiacevo. Se era la mia cifra l’accettavo e la perfezionavo. In anni più avanti Accio è apparso anche su carta stampata e poi in Rete. Dunque, appressandomi a iniziare una serie di narrazioni sul fumetto e le sue pubblicazioni, m’è apparso logico il richiamo al Monello che fui, al soprannome che ancora porto, e alla faccetta d’inchiostro che secondo me si dipinge, chi, pur non disegnando fumetti ma leggendoli, specchiandosi, con l’immaginario, nelle tavole che son fatte di grafite di china di inchiostro.
Faccetta d’inchiostro è anche il titolo di un romanzo che, iniziato nei primi anni novanta, dove compare anche Rino Albertarelli, dovrò prima o poi terminare. La prima parte sta negli archivi della Sellerio, dove lo portò in lettura Antonio Tabucchi, ricevendo conferma che una volta terminato avrebbe trovato posto nella collana “La Memoria”.


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