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:: Claudio Di Scalzo: Corto Maltese camicia e cravatta
11 Aprile 2013

 
 
 
Claudio Di Scalzo 
CORTO MALTESE CAMICIA E CRAVATTA
(Ricordo di Hugo Pratt)
Conobbi Hugo Pratt alla Fiera del fumetto di Lucca nel 1980. Avevo un banchetto di fumetti d’epoca dentro la rassegna. Una sera il disegnatore si fermò dinanzi alle strisce esposte. Indicò il primo numero de L'asso di picche all’amico.
Questo è il primo numero su di un personaggio che disegnai in Argentina, pensa che io questo numero non ce l’ho, disse.
Ora ce l’ha, aggiunsi io inserendomi in quella conversazione, lo prenda maestro, glielo regalo.
Giovanotto lasci stare, non posso privarla di un numero tanto prezioso per la sua collezione, rispose ironico.
Insisto signor Pratt, per me sarebbe importante lasciarglielo, renderebbe memorabile il pomeriggio di un collezionista.
Sorrise con quella sua facciona larga. Disse una battuta in veneziano che non capii. Disse ancora: allora facciamo un cambio, mi dica cosa vuole che le disegni. La mia risposta fu: Corto Maltese.
Non ho con me un blocco di carta, ammise. Mi ha colto alla sprovvista. Per fortuna avevo un album per appunti, che forse, ora non ricordo, veniva offerto da una marca di camicie: Casor. Glielo porsi. Andrà bene lo stesso disse. E in un attimo emersero dalla carta ocra i lineamenti del gentiluomo di fortuna protagonista di Corte Sconta detta Arcana. Proprio in quell’avventura aveva cambiato, rendendolo più sintetico, il profilo dell’eroe.
Lo appenderò in camera mia, dissi entusiasta. Pratt mi fissò e aggiunse: Lo incornici quando avrà viaggiato tanto, anche oltre le mura di questa città, conoscendo il viaggio nelle sue diverse dimensioni. Farò così, risposi.
 
Ho tenuto il disegno sempre fra le mie carte. Non l’ho mai incorniciato, anche se di viaggi ne ho fatti parecchi in Europa. Pratt lo rividi ad altre edizioni della Fiera del Fumetto. Mi unii a lui in cene esilaranti e camminate sulle mura assieme ad un variopinta cerchia. Ero quello del numero 1 dell’Asso di Picche. Poi non l’ho più incontrato dopo la metà degli anni ottanta. Se non episodicamente con Antonio Tabucchi, una volta, nei primi anni novanta, forse il 1993, quando per le Edizioni Socrates il mio amico scrittore dedicò un racconto a Pratt. Il libro ha per titolo "Avevo un appuntamento". Poi quando abitava in Svizzera io abitavo già a Chiavenna e spesso fui tentato di varcare il confine per tentare un saluto. Ma sapevo che era malato e declinai ogni impulso.
Corto maltese col suo cravattino sul foglio delle camicie Casor, che capitò a me per caso, a Lucca, vale un racconto. Vale un’avventura.
 
 
 
 


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