Giovanni Gualdoni - Giorgio Pontrelli

IL MOSCHETTIERE DI FERRO

Collana Le Storie – Euro 3,50

La Sergio Bonelli Editore ha inaugurato la collana Le Storie. Valenti  e giovani fumettisti con sceneggiatori che usciti da un ruolo che li voleva ombra poco notata nella costruzione del fumetto, rivendicano una formazione letteraria e propongono innovazioni nelle trame e negli intrecci. Queste “Storie” hanno un illustre antecedente nella serie “Un uomo, un’avventura” degli anni Settanta, palestra di quelli che poi saranno i maestri del fumetto italiano, addirittura della “letteratura disegnata”: Pratt, Toppi, Battaglia, o inventori di albi con personaggi fortunati come nel caso di Giancarlo Alessandrini con Martin Mystere. E queste storie? Queste Storie come nel caso dell’albo in edicola: “Il Moschettiere di Ferro”,  a firma Gualdoni e Pontrelli, si presentano nutrite di citazioni, rivisitazioni, di un genere, il cavalleresco, proponendo esiti diversi a quelli che nei libri, metti di un Dumas, i personaggi hanno. C’è il cattivo che ha il volto classico di Richelieu, che medita un’invasione dal cielo dell’Inghilterra, con navi volanti, c’è l’ardimentoso con la sua bella, ma soprattutto c’è l’invenzione di un automa, un moschettiere di ferro, che avendo un cuore in creta, vive come un Golem.  E combatte per la giustizia dopo un iniziale smarrimento. Le tavole si nutrono di primi piani ben delineati nel clima della commedia eroica e di campi lunghi su pianori e paesaggi dal cupo formicolio d’eventi misteriosi. Disegno notevole. Classico ma con inquadrature dove, trattandosi di cappa e spada, i corpi danzano romanticamente l’avventura e il pericolo. Avverto un unico neo. Anzi due. Uno grande uno piccolo. Il destino del Moschettiere di Ferro. Un automa poteva stare al servizio, oltre che del Re Luigi XIII, dell’automatica sequenza dell’automatismo lirico in un seicento di fantasia? Secondo me sì!  L’avrei reso protagonista di altre avventure. L’altro, il piccolo neo, è la presentazione dell’albo. La non concomitanza tra quanto afferma Gianmaria Contro nell’introduzione ricordando che la trama, dell’albo, si nutre de “I tre moschettieri” e del seguito in “Vent’anni dopo” e come  Il celebre moschettiere, diventato malvagio, cita (qui la sceneggiatura è di Giovanni Gualdoni)  i suoi compagni morti malamente, come Porthos e Athos. Ecco, i due moschettieri del “tutti per uno, uno per tutti” non muoiono nel sequel “Vent’anni dopo” ma nel “Visconte di Bragelonne”. Terza e ultima parte del ciclo dei moschettieri.

Claudio Di Scalzo