Ah, non devo dimenticarmi di rivendicarlo, proprio quando l’Olandese Volante rischia d'inabissarsi, … io ho il mio stile. Sono cioè riconoscibile. Punto! E lo sono in scrittura e pittura e fotografia. Ed ho uno stile proprio perché di averlo non me ne importa nulla! E soprattutto perché non ho mai avuto bisogno di alcun guinzaglio teorico tenuto da critici-macchietta o da critici-imperiali. N’est pas!
A me garba stare a pari. In amore e nell'arte e nella vita. Chi in tanti decenni avvicinandomi non ha capito questo, di me!, non ha inteso nulla. Nulla! E per converso, io, di chi non cerca di stare a pari, uomo o donna che sia, contadino o poeta, non posso intendermici. Sono ragionamenti da anarchico, da uomo semplice, io lo sono, ma sono fatto così. Alla mia maniera, come si dice a Pisa! E in questo modo semplice, un po' scemo?, ho anche spiegato, ulteriormente, cosa è stato l'Olandese Volante nella sua avventura libertaria.
A parte questo, e che strana combinazione vero?, sull'Olandese Volante a mia firma ortonima e a firma di eteronimi, c'è c’era! un universo nei vari generi estetici e letterari, che non c'è c'era di uguale: on line e su carta stampata. Fatti! Non parole pompate! In migliaia han disegnato donne malinconiche o allegre. Nutriti da strepitose teorie. Ma c'è un solo Modigliani con Jeanne Hébuterne. Vicende d'amore comprese. Quanto conta è la fantasia e la mano dell'artista e il cuore che regge il tutto. Fino all'estremo! E ci si nasce. Io modestamente vi nacqui! A Vecchiano-Pisa!
Chissà se mai ciò lo sapranno gli indemoniati in cerca di carriera letteraria con drogati orgasmi teorici vaticinanti ogni rinnovamento, possibile!, delle arti e della poesia. Quanto ancora non hanno realizzato stava già, da anni sull'Olandese Volante. E il comunista e aristocratico che sono, Claudio Di Scalzo, si permette il lusso di dichiararlo.

Paolo Fatticcioni
raccontò e ascoltò storie
nella sua barberia
tu che passi e qui sosti
aggiungi una storia al vento
al silenzio di questa stele
Questa è parte della Stele che sta al campo sportivo la Coronella sul Serchio,
tra Vecchiano e Nodica. Stele dedicata, e che fortemente volli, e scrissi,
senza firmarla tanto chi si ferma sa che è di Accio,
dedicata a Paolo Fatticcioni (1949-2005), barbiere e anarchico e Figaro seducente.
Epica popolare che non necessita di miti importati da qualche parnaso.
L’elegia incisa nel marmo è dedicata a un grande narratore,
a un poeta della recita orale, a un amico indimenticabile.
Anch’io aspiro a qualcosa di simile nel cimitero di Vecchiano
quando sarà la mia ora.
Che lascino chi mi conobbe una storia
perché la raccolga e l’ascolti.
CLAUDIO DI SCALZO
ERO COSÌ E COSÌ SONO…
ORAZIONE CRUDA ESAGERATA FINALE
RELAZIONE SUI LETTORI DELL'OLANDESE VOLANTE
CARCERE E POESIA
Ero fatto così e così sono e così mi ricordo a chi ebbe affetto e amore verso me e a chi definì mostruosa la mia prassi estetica. Tutti ringrazio, chi mi volle bene chi mi volle male chi fu indifferente, perché in modo diverso hanno contribuito a che diventassi un altro e superassi la mia vicenda estetica e politica. Il disegno del sacro e dell’anarchia che riguarda me singolo così si è realizzato in questo drammatico semestre. Dal gennaio al giugno.
In questi diciassette anni sulla Rete, in sette sull’Olandese Volante, ho spesso ricordato, nomi di uomini (in più occasioni Paolo Fatticcioni barbiere e Libertario detto Lalo camionista) e donne (Margherita Stein, traduttrice controvoglia e con sporadiche prose su Fabio Nardi fotografo) che non scrivevano non si dedicavano all’estetica, perché in essi ho trovato l’umanità e i valori più alti. E aiuto quando ero in pericolo e ne avevo bisogno. Gli stessi personaggi ideati e raccontati qui sull’Olandese Volante hanno combattuto i vizi letterari la letterarietà e l’esteticità dei vissuti, ritenendoli ridicoli e insensati. Inutili e dannosi per le sorti della letteratura e delle arti che necessita invece di legami col reale dell’esistenza e con il suo male e malattia e dolore; e con il bene e salute e gioia amorosa in essa operante.
In un’intera esistenza nei segni scritti nelle immagini, a partire dal 1968, avevo sedici anni, ho proposto con i fatti non con le parole, e tanto on line, dal 2000, usando le nuove tecnologie telematiche, un accesso diverso al mestiere di autore sia in letteratura che nelle arti. Che non si consegnasse al feticismo capitalistico dell’estetica merce culturale: fosse essa poesia o dipinto o fotografia. Era, e per me resta, il programma rivoluzionario del comunismo delle origini ottocentesche fino alle neo-avanguardie novecentesche del secondo novecento. Se questo ideale è stato accantonato ovunque o tradito ciò non mi riguarda. Io l’ho proseguito fino a questo 2017.
Qualcuno con tono faceto, e trafiletto mail-Facebook e accluso poi blocco per evitare la mia risposta, mi ha scritto che non ho la prerogativa della purezza e che certi miei atti che chiedono il giuramento a un’avventura solitaria sono mostruosi.
Informo questa voce poetica che negli anni settanta organizzavo per Lotta Continua cellule di "Liberare la poesia dei proletari carcerati". Una delle mie tante attività mostruose! Con Fatticcioni Paolo. Raccogliere versi di detenuti e pubblicarli sul quotidiano Lotta Continua e sul settimanale Mo' che il tempo s'avvicina. Mi ricordo che Il Pazzo mi chiese qualcosa del tipo: "Chissà se un direttore di carcere potrebbe mai diventare poeta o critico letterario?" - "Ne verrebbe fuori un'incredibile mostruosità!", risposi. Non ho mai saputo se questa ibridazione portentosa sia mai avvenuta.
Tu lo faresti il mestiere di direttore di carcere?, mi chiese Il Pazzo interrogativo - Piuttosto andrei a fare il minatore in Belgio!, risposi - Io in Argentina, sentenziò il mio amico, perché poi ci sono anche chi dirige i "carceri speciali", e la sua smorfia diceva che chi va dietro simili scrivanie è uno degli ingranaggi più "dannati" del sistema oppressivo capitalistico. A Pianosa, aggiunse, torturano i compagni. Gliene fanno di ogni tipo. (Quanto affermò Il Pazzo è confermato da questo libro con prefazione di Erri De Luca: "Fuga dall'assassino dei sogni" di Carmelo Mosumeci")
Ho ricordato questo episodio lontano per informare il poeta severo con la mia biografia che, in ogni caso, io appartengo ad una storia che lui non può intendere!, ma forse scoprendo come giovanissimo veicolavo la poesia degli oppressi la prossima volta ci penserà due volte prima di giudicare come mostruoso un rivoluzionario in politica (fino allo scioglimento di Lotta Continua nel 1976) e nelle arti. Perché si può custodire la poesia dei detenuti proletari, di chi per lotta di classe finì in gironi infernali carcerari, anche commettendo terribili errori, (ho un carteggio che ho rifiutato sempre di pubblicare con Giovanni Ciucci, del rapimento Dozier, clikka: IL BENZINAIO, LO SCRITTORE, LA SORELLA DI GIOVANNI CIUCCI ) e, poi ci sono altri, nella società, che i carceri in quegli anni Settanta e Ottanta e Novanta li hanno diretti. Anche quelli speciali per detenuti politici. E non è la stessa cosa, mi sembra! Personalmente ho sempre rifiutato qualsiasi professione che considero un ingranaggio del sistema ideologico capitalistico statuale e lo stesso dicasi per attività in multinazionali, sfruttatrici della forza lavoro mondiale, ce ne sono state e ci sono anche in Toscana, basta andare in Garfagnana, dalle parti del Ponte del Diavolo e Barga, dati Fiom, che poi hanno la sfrontatezza di pubblicare riviste di arte e letteratura e tecnologia.
Ho preso l'abilitazione all'insegnamento per Italiano e Storia e poi Filosofia e ho svolto un semplice lavoro da insegnante nella scuola media superiore campando con questo.
Non ho mai affermato, sfido a trovarlo, né dichiarato io sono puro e gli altri no!, io degno e altri indegni!, semplicemente con coerente prassi - e questo disturba fino all’asprezza anche derisoria, vasta schiera!, verso la mia storia - ripeto prassi! e con quanto scritto e disegnato mai consegnato alla pubblicazione o messo in mostra, ho dimostrato che era possibile creare un’estetica rivoluzionaria e comunista libertaria, che affiancasse una possibile liberazione economica dallo sfruttamento. Un’ontologia di classe rivoluzionaria non per gli artisti e poeti e autori ma per tutti. Per chi volesse iniziare a ribaltare (capovolgerlo) il mezzo di produzione estetico capitalistico della cultura creando soviet, on line, alternativi.
Di cui L’Olandese Volante era un esempio con le vele nell’acquoreo-web. E per questo era stato ideato. Prassi libertaria che è giunta fino alla proposta che i personaggi ideati sull’Olandese Volante potessero proseguire anche a firma di altri autori e autrici. E che testi e immagini e divulgazione di poeti e artisti di riferimento, come Majakovskij e Boine e Modigliani e Campana e Mallarmé e Kafka (informo che sui siti i Figli di Tellus come Tellusfoglio settecento testi sono in stage ed a ciò rimandano) avessero, in modo transmoderno, sviluppo e attraversamento nomade a firma in coppia o a più mani e non singola. Fino a produrre un’opera di divulgazione creativa multimediale che valesse per tutti i lettori navigatori e non solo per i colti o gli intellettuali o gli addetti ai lavori. Anche perché i linguaggi usati erano semplici eppure profondi.
Ecco perché non mi avete mai visto on line: agitare il librino pubblicato o ficcato nella testatina su Facebook, recensire in maniera ruffiana il libro o la mostra di qualcuno per ottenere entrature e contatti e "dialogo culturale"; pubblicare sull’Olandese Volante copertine di libri o facce di poeti od eventi legati alla letteratura a mostre a conferenze; commentare o interpretare con maniera sacerdotale o ancillare l’antologia o la poesia pubblicata on line; né creare gruppi poetici o pittorici per gestire un piccolo potere sulla rete; né partecipare a premi e premiucoli per poi agitarli bandiera; né mi avete mai visto in scuole di poesia con il microfono in mano ad insegnare cos’è la letteratura e la poesia ai presenti o a proporre quanto da me scritto pubblicato studiato con la sciarpina di rito intellettuale e la giacca finto-transandata; né mi avete scoperto dietro una targhetta dietro ad un tavolo a pompare parole sulle mie teorie letterarie ed estetiche; né mi avete mai visto seduto tra il pubblico estasiato per quanto leggeva o pronunciava qualche sommo sapiente o sacerdotessa in grande aura raccolta o piccola che fosse; si pregano in chiesa e santi reali non questi figuranti e guitti e dame in pantomima che on line e in apparizioni per scarne stanzette o festival cittadini si sbrodolano addosso la loro vanesia letterarietà; né ho mai ricordato frequentazioni con poeti e autori comunisti tanto per fare il proletario, perché si è comunisti frequentando la classe proletaria, stando in essa, non si è comunisti leggendo libri comunisti o scrivendo su poeti comunisti: questo esercizio, per carriere letterarie, ha giocato inganni e prese in giro verso il proletariato e mi fa schifo!; né ho diffuso on line spropositati curriculum sulle mie pubblicazioni viaggi mostre progetti in città mitologiche né mi avete mai letto in prefazioni o postfazioni osannanti il poeta o l’autore su carta stampata o quotidianamente sull’Olandese Volante (L’OV non ha mai recensito un libro bensì invitato chi libri scriveva a collaborare); né mi avete trovato in alcuna giuria dove si danno cartoni con diplomi; né in scuole pubbliche a distribuire mie poesia per farle commentare; né ho mai ricordato chi ha scritto di me con articoli e brevi saggi - non righi! - sul Corriere della Sera o La Rivista dei Libri o L’Indice per definirmi autore; né ho mai traversato l’Italia per raggiungere il poeta e la poetessa lo scrittore o il pittore per imparare cosa fosse la poesia l’arte la pittura spiegata in qualche scuola poetica creativa; né ho mai usato la cultura per sedurre o trovare un letto dove fare l’amore perché non necessito di protesi culturali per il mio cazzo che funziona benissimo senza il viagra della citazione dal filosofo o dal poeta di turno; né ho mai scritto in una mail o fatto una telefonata ad editori produttori di cultura poeti e poetesse per starci in contatto e scambiarmi esperienze e “dialogo” al fine di essere inserito in qualche brigata culturale o antologia o evento on line o incontro poetico che fosse; non mi hanno mai convinto a lasciare la mia scelta anarchica nelle arti e chi amavo in lotta con me (cominciò Silvio Guarnieri all'Università di Pisa che non gli sfagiolava la scandalosa Margherita Stein) le decine di "Lettere calorose" che mi hanno scritto critici ed autori attivi nell'editoria che conta perché diventassi "liberal" o "riformista" o "socialdemocratico" o "comunista nostrano" accettando il sistema culturale "perché ormai è così e bisogna in esso muoversi".
Neppure se mi avessero dato la direzione delle pagine culturali di Repubblica o del Corriere della Sera mi avrebbero mosso dalla mia scelta di campo!
Quando io scelgo è per sempre! in politica e in amore! I miei familiari dopo la mia morte e passati i necessari anni potranno pubblicare le lettere e le mie risposte. Chi mi cercava "calorosamente" non erano i teorici e critici dilettanti della piccola radura sotto-boschiva on line in cerca di truppe per sollevarsi da decennali frustrazioni e prendersi vendette contro la Gerarchia Imperiale Vassallatica Editoriale. Erano i padroni del sistema!
Ecco… seguendo il mio ideale per un accesso rivoluzionario alla cultura via da ogni gerarchia questo ho fatto per quaranta e passa anni! Sono giunto fin qui. Non m’importa sapere se è purezza… so che è coerenza ed è Rivoluzione ed è Comunismo ed è Religione. Appartengo, insomma, ad una razza nata per fare rivoluzioni costi quel che costi, come mi disse il maresciallo dei carabinieri che mi fermò diciassettenne nel 1969 a fare picchetti con gli operai della Piaggio a Pontedera. E farai una brutta fine, aggiunse. Il maresciallo non poteva sapere che quelli come me, a cui capita per combinazione, per caso, per amore di chi ami fino all'estremo, di fare letteratura e arte, appartengono ai rivoltosi e rivoluzionari ricordati da Rimbaud, disposti a farsi maciullare santi o ribelli in qualche rogo o tortura, piuttosto che farsi addomesticare dal presente che chiede carriera, relazioni virtuose, produzione, misurazione del lavoro anche intellettuale, e niente rivoluzioni né in compagnia né singole.
E se L’Olandese Volante rischia l'inabissamento è perché sono rimasto solo. Sulla prua. Nessuna voce poetica ha retto con compiti di direzione in coppia - dopo un mese o dopo qualche anno - a questo impegno estremo. Sono andati altrove on line: dove vige in auge e declamazione quanto ho sempre combattuto: ma non per me, bensì per un accesso rivoluzionario alle arti e per una esistenza anarchica e religiosa in letteratura e poesia.
Non credo, però, che questa coerenza possa essere definita mostruosa, mostruoso quanto scrissi in difesa di questa vocazione e scelta, qualche arciere Facebook-mail-privata-scarna si ricrederà prima o poi? chissa! basta faccia un giro dalle mie parti e chieda di me! si ricrederà per come mi descriveranno, e se usa la parola "mostro" per giudicarmi forse non torna a casa intero! successe ai fascisti e anche a qualche spione della Digos in cerca dell'ideatori di "Liberare la poesia del carcere"! "Mostruoso", incredibile!, ho avuto anche questa "qualifica" sparatami sul groppone. Immagino si possa accostarci anche assassino perché mi riferisco ad esperienze comuniste del novecento oppure nostalgico perché considero proficue tuttora le rivoluzioni e i sovvertimenti (in certi siti di poesia si sono specializzati a “smerdare” le rivoluzioni novecentesche fino al ’68 e ’77 perché a loro avviso non produssero buona e valida versificazione: questa gente la considero dei miserabili oltre che poeti mediocri e frustrati, lo sono tutti i fascio-orfisti - dov'erano? cosa facevano? che lavoro svolgevano? quando c'erano le lotte! mi piacerebbe saperlo!- ed è deprimente che poeti in cerca di benedizioni e riconoscimenti battano "musate" nei loro versi esposti nel sitino-conventino!, infatti le loro raccolte poetiche non valgono un volantino dei miei amici Franco Serantini e Francesco Lorusso ammazzati dalla polizia!, operai e studenti che probabilmente non han capito l'essere e la loro vita perché non son stati in oriente presso bramini e sacerdoti d'oriental-religio!) oppure matto, forsennato, invidioso al fiele verso chi pubblica facendo esperienza nei siti della cultura elevata al cubo (come se quanto ho scritto e disegnato non avesse già il viatico di importanti editori e galleristi)
Ma si può rinunciare anche ad Einaudi e Feltrinelli e alla Galleria Peccolo e Marconi per amore e per coerenza politica!, e io l'ho fatto!, non so se mi spiego! Figurati se provo invidia per i miserandi che si stampano libretti da soli o si invitano in stand periferici per presentare le loro egocosmiche mitopoietiche perle storte.
Accio nell'agosto 2015 allo stele per il barbiere Paolo Fatticcioni
So di gruppi d’artisti e di poeti libertari che agendo in sigla, rinunciando al nome d’autore, producono scritti e disegni e fotografie. Lo fanno on line e nel reale delle lotte proletarie di resistenza. La strada è questa.