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:: Joë Ferami: L’enigma Joë Bousquet
09 Settembre 2013

 

 

Joë Ferami

L’ENIGMA JOË BOUSQUET
o frammenti dell’essere disteso
 
 
C’È UNA NOTTE NELLA NOTTE 
«La poesia non è più un riflesso dell’uomo: possiede il peso del suo essere e sopporta tutti i tratti del suo destino». Poi la vita continua in questa camera di Carcassonne, la luce della lampada, le tende tirate, «rinchiuso in un angolo, rannicchiato, gli occhi aperti» con questo dolore così forte che risale nel corpo, una pipa d’oppio a portata di mano per lottare contro. Sopravvivere, superare, andare oltre, vivere nel vuoto, sapere che nella carne «tutti i fuochi, sul mare, cantano che un uomo è solo, dopo tutto, solo con ciò che lo accompagna», ma senza isolarsi, essere più che mai tra gli uomini, un uomo molto diverso, un uomo-cane, più di un uomo, meno di un uomo, «l’ultimo degli uomini e il migliore dei cani».
 
 
«Il Giornale Intemporale, poi La Fidanzata del Vento segnano i miei esordi come scrittore, ma il mio impegno prende forma partecipando alla fondazione della rivista Cantieri. Interessato dal movimento surrealista, al di là delle dottrine, il mio leitmotiv sarà quello di amare, di seguire il mio cuore e nient’altro». Cantieri del gruppo Carcassonne si fonderà nella giovane rivista dei Quaderni del Sud del gruppo di Marsiglia, i Quaderni del Sud che non smetteranno di uscire, molti dopo la sua morte, fino al 1966. Orientati verso la ricerca di un genio del sud, della langue d’oc, dei trovatori, del catarismo, al di là del folklore, aperti alle grandi correnti del nord, del graal, dei romantici tedeschi, la rivista dei quaderni del Sud affronterà i soggetti più diversi, dalla matematica alla poetica erudita.
Giornate Estive, Jean Paulhan, Jean Cassou, André Gide, Paul Valéry, Paul Eluard, Ferdinand Alquié, numerosi pittori, amici, incontri che si allacciano e diventano più stretti tramite le lettere e le visite, come l’amore verso donne sia immaginarie che reali, sognate e immaginate, ristoro del mondo dove «la mia anima è come la presenza di un amore di cui toccherò il fondo nelle cose». È la marcia. Una marcia senza gambe, senza piedi, una marcia verso lo sconosciuto nello sconosciuto, nelle profondità della notte interiore, non c’è scelta, l’unica via aperta per toccare questa impossibile presenza al mondo è quella della non conoscenza.
 
 
L’enigma svela l’enigma. «La poesia è la lingua naturale di ciò che siamo senza saperlo». Nello sforzo di vivere a fior di pelle, la presenza, lo sguardo, la parola, finiranno un po’ alla volta con l’unirsi e fare un unico corpo? L’amico Jean Paulhan dirà: «È stato dato a Joë  Bousquet la possibilità di rendersi familiare con questo stato, in cui l’uomo conosce la scienza sicura, vede con veggenza evidente che il calore e il ghiaccio, il gioioso brusio dei pensieri e le parole pietrificate, la profusione e il meccanismo creano un’unica opera».
Un’unica opera, un’unica vita, un unico sesso. Andare oltre, negli specchi d’immagini, non si deve tradurre il silenzio, ma fare in modo che il silenzio si traduca, raggiunga il punto in cui nessun altro ha amato così tanto. Ogni frontiera è stata abolita, amare una donna vuol dire essere più di un uomo, essere carnalmente una donna, diventare lei. L’amore è ciò che si pone al di là della differenza dei sessi, è matrice energetica che anima gli oggetti e i corpi. «Ho vissuto come una donna, nel desiderio di partorire delle anime e di nutrirle con la sua sostanza».
 
da L’enigma Joë  Bousquet o frammenti dell’essere disteso di Joë Ferami 
Traduzione di Stefania Roncari
 
 
 
 
Joë  Bousquet (1897-1950) è riconosciuto come uno dei più grandi poeti moderni di lingua francese. Poeta mistico, vicino alla tradizione trobadorica; poeta sofferente, per gran parte della sua vita relegato in un letto, ma anche poeta della ricerca della felicità e del sogno.
 
 


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