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:: Silvae Lo: Io neoclassica illuminista moglie nel romanticismo scopro catastrofiche doglie. A Claudio Di Scalzo 2006
18 Marzo 2024


Silvae Lo (Chiavenna, 1970) - Foto cds





Silvae Lo

IO NEOCLASSICA ILLUMINISTA MOGLIE
NEL ROMANTICISMO SCOPRO CATASTROFICHE DOGLIE

a Claudio Di Scalzo

2006

 

 


Silvae Lo (Chiavenna, 1970) - Foto cds



 

Claudio, caro marito, il titolo, che battezzi adatto alla nostra conversazione, mi spinge a scriverti quanto l’orecchio sordo ha ascoltato. Non voglio te la cavi, in questo marzo 2006, con furbizia in rima del battutista scalzo.

Informo che, per quanto tenda a rendere semiserio quanto affermo, lo accetto, mi suggerisce il sorriso benevolo, verso lo sposo che ha in sé ogni “malattia”, in suo inizio, diffusa dal verboso Rousseau preromantico. Compresa sua pedagogia esaltata discretamente falsa dato che abbandonò i figli in un terribile collegio religioso. Non c’è male come coerenza. Tu, suo discendente, tieni ai figli più che ad occhi mani bocca, ma la scarsa coerenza è in altri campi che ti ha modellato!

Sorrido, adesso scrivendoti, in forma neoclassica, con misura, da valchiavennasca, cosciente che fra le donne che ami (giungo fino a farti capire che so quanto la religione dove si pecca e ci si assolve, anch’essa romantica vero?, sia stata anni addietro per te un Faro: una valtellinese devota a Papa Woityla stava per soffiare il marito a una chiavennasca: sgambetto alpino pensai mentre rimavo il suo nome vezzoso con poverina!) (NdC Silvae Lo si riferisce a Idina Faro); hai amato (con rispetto infinita tenerezza accenno alla giovane donna svizzera dal destino tragico, questo sì Romanticismo da rispettare perché sofferto nel reale e pagato con la vita, che lasciò suicidandosi scempiato il fidanzato Fabio Nardi, che io accolsi un decennio dopo facendolo tornare Claudio), probabilmente, amerai; io sono l’unica che non è intrisa di Romanticismo, tantomeno di Decadentismo suo proseguo (a questo proposito ho approntato per te il manualetto di "Citazioni per il Decadente marito") né di Idealismo né di ogni possibile declinazione metafisica: essendo illuminista neo-illuminista, realista, neo-positivista con molta logica e cosciente del mio ruolo di Donna che non aspira alla fusione romantica del Due in Uno; e che, sul piano sociale costume comportamenti, ha, negativamente, frenato il riformistico rivoluzionamento nella società del genere cui, fieramente, appartengo.

Ciò non toglie ch’io ti sia grata, ammirante il tuo talento di ricondurre l’amore, che provi e provasti, alla dimensione di letteratura estetica solamente per “uso” interno alla biografia con la figura femminile che prese prende prenderà il tuo cuore: eh sì, lì sta il centro romantico per eccellenza: a seguire per il Realismo c’è il Coso che tieni tra le gambe e di cui fai un uso, spesso, romanticamente smodato. Ma di ciò, sarei sciocca a lamentarmi.

Mi spingo fino ad accettare, il tuo finissimo gioco, di dedicarmi, quello che credo sia il tuo maggiore sforzo teorico, gentilmente fattomi leggere: “Inverno ‘900 in Provincia” (Sottotitolo “La Fondazione della Rivista Tellus fascicolata come racconto filosofico”, che pubblicherò nell’Annuario Tellus 30, Autunno 2009, NdC cds) dove, tu, grazie alla mia scelta di averti condotto, Provinciale, dalla Val Di Serchio alla Valchiavenna alpina, crei un racconto filosofico suggestivo. Però, in esso, non mi riconosco! Perché declinazione romantica fino all’Heidegger dimorante in provincia negli ultimi anni: rotondetto buffo su panchina prospicente la Foresta Nera; costì con altri tedeschi che proprio non mi convincono. Anche perché più che conservatori sono “neri” sia detto. Più o meno.

Però chiedo che questa opera in progress, che so cresciuta negli anni del nostro matrimonio, con immensa delicatezza anche verso i figli, le vacanze gli interni i viaggi, resti il più possibile celata. Tassativo non pubblicare MAI nulla che riguarda le nostre “bimbe” e “bimbo”. Sennò, per quanto restia a ogni violenza, userò la ghigliottina, perché danneggeresti la mia e nostra, dei figli, Liberté!

Resto convinta, per concludere, da illuminista e neoclassica - e tu non hai fatto altro in questi anni, per dispetto malizioso possesso, di fotografarmi romanticamente da calendario glamour vestita o ignuda - che il poeta debba versificare il meno possibile su di sé: dedicandosi invece agli uomini alle donne alla società alle scoperte del lavoro della scienza. E seppure il mondo possa , anche per il neo-illuminista, al Teatro del mondo, se ne devono scoprire le regole i giochi nascosti i linguaggi appropriati: per cercare in esso un ordine che travalichi nel reale tangibile: ove ci siano le genti le classi e non l’eroe in arte politica estetica. Col suo io... beh... esso non è mai il mio! Neppure se questo lo porge un marito uno sposo un amato un padre dei miei figli.

Se, ne avrai sentimento, non chiedo gratitudine, sei agli antipodi di quanto ti ho detto tanto da essere titolata “NEOCLASSICA ILLUMINISTA...”, qualche volta ripensa alla mia ferma posizione sulla poesia trame personaggi che dal preromantico Rousseau invaderanno l’estetica, ma ahimè, anche la politica, generando non pochi flutti conservatori se non reazionari. Ciò al marxista, che sei, lo rivendichi, dovrebbe porre qualche problema: ma tu, Claudio, sei capace di tenere assieme tutto: vita realtà fantasia: tout-se-tient, tutto si adatta: sei un maestro in questo. Anche nei salti mortali coniugali. Dove, pure questo so, tu sempre mi amerai, anche se un’altra donna, me lo aspetto di anno in anno, un tempo ne soffrivo (ora non più: cosciente che in qualche maniera la farai soffrire pure lei tu soffrendo, perché il Romanticismo ch’è la tua postura a questo porta: e oggi penso che se questo è il tuo Destino è giusto tu abbia da viverlo con chi ti è uguale o semplicemente anch’essa romantica) apparirà all’orizzonte, perché sul mio pianeta tutto opposto al tuo sistema solare romantico, io soltanto sono la sposa che ha partorito i nostri figli rendendoti padre.


 


Silvae Lo (Chiavenna, 1970) - Foto cds



 

Ti sei sorpreso a sentirmi argomentare di letteratura. Infatti non è il mio campo ma ci tenevo tu sapessi che Il mio riferimento è il Neoclassicismo che gli illuministi prediligevano. In esso, come informa ogni manualistica, anche questa per uso domestico verso lo sposo romantico, lo è, la Passione che dimorava nella Fantasia veniva regimentata da regole limiti. Di più: era al servizio dell’uomo della donna. Non dominava, non doveva accadere, gli esseri. Anche in amore. Mi spiego marito? Esisteva il decoro nessuna pompa manieristica, o maniera ripetitiva.

Oggi nella cultura nei media giornali riviste nel dilagante web... avviene esattamente il contrario. Son frutti del Romanticismo. Non oso pensare a cosa accadrà se prendono piede sulla Rete elettronica i social e loro eventuali declinazioni in ancor più immagini scrittura video.

Il Neoclassicismo intriso di Illuminismo evitava la confessione plateale, l’esibizione della propria individualità: la letteratura serviva un ideale avendo come destinatari l’insieme delle popolazioni senza caratterizzarle per nazioni: era cosmopolita.

Il Romanticismo, salvo i grandi Romantici, in seguito ha prodotto opere per la piccola borghesia; ricorrendo pure a irregolari senza mestiere guitti avventurieri lunatici instabili nella psiche (sulla Rete diventeranno migliaia milioni anche in poesia letteratura arti!): perlomeno gli strambi al tempo neoclassico erano i Cyrano! Gli Scarron!

Che risultato ha avuto aver demolito il dogma del Bello Assoluto?

Sarebbe da chiederlo con il suo Bello Sublime pure al ligio Kant! Si sarà reso conto che della foresta incendiata rispetto al camino; del mare in tempesta sull’oceano rispetto al calmo mediterraneo... si sarebbero beati una miriade di parvenus dell’estetica, di Don Giovanni da mercanzia senza sprofondamento infernale bensì sprofondati nel divano del salotto acquistato con lo sconto; di poeti e scrittori filosofegggianti teorie, o dannazioni dell’io allo specchio mai abbastanza infranto; conditi in opere raccolte libri commedie patetiche risate sparse con lacrime, con il grottesco a braccetto col cinismo indifferente, fino alle oscenità pornografiche senza avere il marchio dei gran tenutari da bordello scritturante: tipo Sade o Restif de la Bretonne. Insomma un guazzabuglio un intrico sempre più inestricabile: che l’attualità web 2006 rende in plastica conferma. Basta passare da Facebook. Qui il Titanismo romantico che fu anche di Leopardi salvatosi grazie al suo Classicismo, sui social intendo, è in sedicesimo: I Miserabili in letteratura e miseria economica non avran alcun riscatto ed i Misteri della Rete rispetto a quelli di Parigi del Sue sono ridicoli senza neppure sfiorare il melodramma e quanto c’è di popolare nella sventura d’esistere in epoca del Gran Capitale. Quantomeno Hugo e Sue eran improntati al socialismo umanitario, i letterati da web disumani a quale bene sociale possono aspirare?

Tu, marito, conosci questa deriva, questo calco dopo calco, simulacro dopo simulacro, te lo riconosco. Ma come hai reagito a questo clima condizione realtà? Romanticamente. Usando ogni genere estetico, giocandoci, cercando in esso un piccolo tasso di originalità, nascondendoti salvo produrre opere vaste per l’amore in scaletta. Posso capire come prima di me, e accadrà anche dopo di me, se ognuno di noi due starà in sua valle, potevano esserne attratte. Con te ci si sente regine principesse contesse. E tu il cavaliere e bardo un po’avventuriero un po’ bauscia, ma fa simpatia... fai scattare il meccanismo protettivo. E, se posso fare un battuta, non vendi la tua arte letteratura come merce, ma le donne amandoti, stranamente tutte benestanti, il comunista mai avuta una compagna proletaria sembrerebbe!, il costo l’ha pagato: oh non solo con angosce varie, quelle, si sa, son nel depliant dell’amore: intendo proprio costo spesa finanziamento: delle tue imprese di piccola stamperia, iniziative di siti-web, dove sei sicuramente pioniere e io la banca finanziatrice: sapendo fin dall’inizio della futura rovina dell’avventura: devo ricordarti il sito 2000 Valchiavenna on line? La rivista Tellus? Il portale Tellusfolio che hai da poco inaugurato? So già come andrà a finire. Ma di ciò non mi dolgo. Ho scelto di averti a portata di mano di famiglia di amore e non c’è niente di più concreto, stabile, di un artista che se ne sta al pc da tavolo a scrivere disegnare fotografare. Fra l’altro restio a frequentare ogni livello del mondo letterario. Cosa che non ho mai capito. La carriera con un minimo di soddisfazione la si fa stando negli alti livelli dove ti avevano accolto come in Feltrinelli: la opposta carriera sovversiva rinunciante alla grande editoria alle gallerie di prestigio la si fa frequentando indirizzando lettori e addetti dentro queste prassi. Tu hai evitato ogni coinvolgimento! Proseguendo i contatti con gli amici della giovinezza pisana e paesana dai soprannomi incredibili: tipo Il Pazzo il Mago... Tabucchi che ti voleva un gran bene e ti stimava per le doti creative, sapeva, e me lo disse, che la tua dedizione anarchica alla letteratura era un’idiozia, appunto romantica condita con comunismo di fantasia, aggiungo io; e che il web sarebbe stata, per te, una perdita di tempo.

Troppa fatica! vero!, Claudio, frequentare via Andegari a Milano, confrontarsi con chi sapeva cosa andava scrivendo sapendo motivarlo! Meglio le cene con Il Pazzo e la pesca a Bocca di Serchio su sgangherata barca, o la caccia di frodo nel Parco. Questo il tuo lato popolaresco, somigliante la convivialità romanticamente giocosa che, son convinta sai, quanto Eichendorff tematizzò; a lato la seria passionale ricerca dell’Assoluto in Amore che impossibile, da stupida l’avessi pensato!, possa dimorare in una casa di sposi con figli; con relativi doveri e manutenzione se non d’una motocicletta quantomeno della bicicletta andante sulle ruote gonfie dell’Etica. Due ruote. La tua, non offenderti, Claudio, la penso oggi forata, ma probabile lo fosse fin dall’inizio. O non te ne sei accorto o mi hai fatto credere che la meccanica, il telaio, funzionasse lo stesso.

Ho finito – TUA SILVAE LO

 

 


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