
Sara Fotografa Bravina
Restaurant métaphysique chantant. Parigi. Giugno 2025.
Sara Fotografa Bravina
RESTAURANT MÉTAPHYSIQUE CHANTANT.
CON SAINTE COLOMBE. PARIGI. GIUGNO 2025.
-Accio, facciamo pace. Guarda questa fotografia. Trova titolo adatto. Ho in mente la cornice musicale. Vuoi? Collaboriamo ancora?
-Non aspettavo altro, Cardellino Fotografa Bravina. La titolerei: “Restaurant métaphysique chantant” tradotto “Ristorante metafisico canterino”. Ma se uso “canto” ancor meglio. Perché in vernacolo significa pure “vicino a”: “Bimbo portami la seggiola di ‘amera canto la finestra, ella bassa devo poggiacci i piedi, la vedi? Sei ceo e sì l’occhi l’ài belli grandi”. Diceva la mi' nonna Messinella.
-Titolo accettato ma lasciamo che canterino-canto abbia funzione metafisica evitando l’invadente vernacolo. Dio mio!... il vernacolo pisano a Parigi! Ma si può? Usassi mai, io, la lingua veneta! A me, a parte il degrado, colpisce lo sporco scheggiato pulviscolare: coinvolge serranda porta vetri riflettenti palazzo antistante. A decadenza, e siamo nella città che inventò il Decadentismo-Simbolismo, contribuisce l’insegna, parola ancora attiva, seppure sia questa la pietanza offerta. Che ne dici Claudio, procedo con ermeneutica adatta? Sono abbastanza professionale?
-Sì sì, e poi...
-Incontentabile maestro chewing-gum foto... ho smesso di usare dialogando con te l’espressione “e poi...” perché mi “impallinavi” con “E poi... le vacche fanno i buoi!”. Carino vero? Ti accontento. E poi... a racchiudere l’immagine, ecco Sainte-Colombe “Le père”, maestro compositore per viola da gamba, dalla vita misteriosa dal suono enigmatico. Che ti ho fatto conoscere col film “Tutte le mattine del mondo”. Scelgo uno dei 67 “Concerts a deux violes esgales” con operanti due bassi da viola. Siamo in due anche io e te a commentare “Dans le matin parisien qui est notre monde entier" la fotografia. Ti basta, amore mio!?
-L’amore tuo non mi basta mai, Sara, lo dico come in un romanzo rosa, Parigi lo permette. Ma evocando la viola da gamba, nota nella foto alla sedia ne manca una, ch’è sostituita dall'asse di legno celeste. Questo è il centro esposto e nascosto dell’immagine. Dice tutto. Pure che quella sedia tenuta su da un’aggiunta provvidenziale, sono io: l’uomo che ti dice, colmo di rughe e anni, dal ristorante che cucina solo per te, a serranda chiusa sul resto, del suo amore come un adolescente. Quel celeste è tutta la mia poesia in questo mattino.
-Ti bacio, Accio, e stringo, forte fortissimo. E poi... faccio concludere a Sainte Colombe le cui due viole da gamba dicevano avessero voce umana. In questi “Concerts a deux violes esgales”, Concerti per due viole uguali, c’è il riflesso di un’arte della conversazione del Seicento, oggi totalmente scomparsa, noi due episodicamente stamani la evochiamo, dove si sapeva ascoltare si sapeva rispondere nel tono giusto. Ciò può condurre, chi dialoga e s’intreccia, a rivelazioni. La mia non te la dico, ma ti bacio ancora.