Giovanni Boine muore a maggio
Cds - Notte del 25 marzo 2017
Claudio Di Scalzo
I SALMI DI GIOVANNI BOINE
L’UOMO CHE MUORE A MARZO E L’UOMO CHE MUORE A MAGGIO
L’Uomo che muore a marzo 2017 a Imperia e complice dell’uomo morto a maggio con il nome di Giovanni Boine (era il 16 maggio 1917); complice nel senso che regge la di lui testualità che nascosta più ai lettori non si dà. Ha un ruolo, L’Uomo che muore a marzo, infimo, poco utile, disadorno. Solo la malattia li tiene “alla pari”.
Ognuno dei due ha il proprio chiodo in petto piantato.
L’Uomo che muore a marzo non ha bisogno di nome è semplicemente l’enfasi stupida non illustre della malattia dell’Uomo che muore a maggio. Questa sua minorità viene anche registrata e confermata dal web dove pubblica qualche scritto miserrimo accosto a quelli nutrienti religiosità di Giovanni Boine.
La sofferenza quando opera come calco seppur asperrima è talco che non trama il marmo anche se vola a stormo. Questo mediocre rimario dà la misura di come L’Uomo che muore a Marzo sia scemo. Mediocre. Ma non fuori posto nel centenario.
Affinché i salmi (“Salmi della vita e della morte”, 1912) reggano la salmodia degli ossi in salamoia ci vuole il salmista sciocco (io Uomo che muore a Marzo) che li canta senza capirli! Compie un servizio religioso, per i fedeli di Giovanni Boine.
Io sono un servitore, dice di sé L’Uomo che muore a marzo. Per il resto la mia tosse schizoide, il pietrisco che ho in gola, persino le piume dei piccioni che mi lambirono gli stinchi sulla terrazza a Porto maurizio, stando con la santa che mi impiantò il “nocciolo per due piante” in petto poi rivelatasi chiodo, sono robetta. E siccome sono scemo e stolido non posso ricavare da questo ruolo dolorante a sé stante in Boine, alcun verso o scritto decente. Preferisco dipingere e così mettermi nei suoi panni. Lo faccio da tanti anni.