:: Claudio Di Scalzo: Maglieria intima per Silvae Lo signora Decò. 2003. |
Claudio Di Scalzo
Risuona oh sì se risuona in pena e gaudio Ciascun tipo d’amore ha funzione-scopo-necessità (e fiorisce sulle labbra l’impossibilità di combinare alcunché di diverso) Amore toccami governatore di flora e fauna Blandiscimi Amore rovescia il mondo In me nell’illusione. Alla parola come profondità Ah il tepore della tua lontananza Anche nel petto si fa montagna da scalare Vertigine in rossa mano conformata E accesa accogli lei che amo. Accoglila Nella nostra limitata realtà dove piovono le frecce di Eros. Come grandinasse ciò ch'è stato dettato una sola volta. Intanto scolpisco – ma dove? – sui polpastrelli Che la passione erotica è matta meteorologia in Amore. Semplifico, m’annuncio, come fa la nuvola gonfiandosi Sopra la casupola e sgusciando nell’aria gocce, Cincischiando col sole che le brucia in pancia. L’eros costringe l’anima innamorata a reagire, a cercare Un rapporto con la passione che la possiede. Dove l’aria diviene bianca Intinta nel pallore dell’altro - sarà la fronte di Paolo verso Francesca L’archetipo di tale temperie? – e ogni oggetto sa di polpa fruttuosa, Cominciano gli scalini insidiosi, e oscuri, dello sfondo mitico di ogni amore. Lo so lo so lo so… è facile ammetterlo, come capire che la terra vangata Si mescola all’aria e che la porpora della rosa Ha relazione col verde dello stelo. Ma in questa maglieria intima che mi confeziono, calda, Per l’inverno che verrà, posso rammendare da qualche parte, E rammentare anche, che la passione d’amore è una malattia iniziatica. Pulsa e punge il telaio dove l’intimità lanosa tesso: ha occhi per vedere, Gola per ingoiare, polmoni per respirare: le tue ciglia Nel fango della disperazione (la lontananza ti fa questo effetto), succhio Le tue unghie sulla foto che conservi, respiro l’aculeo del tuo profumo. E Denis de Rougemont posandomi il braccio Sulla spalla, m’informa, che mi sto esaltando, e tu con me, In una sorta d'eloquio dei sensi e dell’immaginario. Siamo legati, Intessuti, direi spremuti nel gomitolo colorato del molteplice Che fugge srotolandosi, dentro al “cerchio magico” dell’amore impossibile! Nel calore condiviso, e nel colore pennellato, soffice a ogni latitudine Della giornata, della passione violenta e senza sbocco. Sembra che oltre noi stessi, nella temperie anche del tocco lieve delle labbra, Come testiera del letto o dell’arco collinare, compaia, sempre, Il mito di Tristano e Isotta. Inconscia matrice archetipica, della civiltà Occidentale. Questo pensiero, anche letterario, ci restituisce le nostre ombre Amorose, felpate, tessute, nel mormorio di un principio, ah quanto estenuato, Di mal d’amore. Sospiri incruenti. Che son fuori dal tempo, ansanti e tondi Come monete di nuovo conio. Risuono in te con te con tutto il flettere Ribaldo e vuoto. Altrimenti che assente-cercato sarei? Esperiamo insieme il Mito, intendi? Sulla lamina di un rigo Segatura per pianto marca Tristano & Isotta apriamo gli occhi Universalizzando l’anima nella nostalgia. Inseguiamo, insieme, Di ostacolo in ostacolo Quanto non può essere raggiunto. L’amore impossibile. Sembra quasi un mostro, diciamo un drago ch'è meglio, A est dell’abisso della nostra nascita Senza un perché. Sposi nella lucida, spalmabile in ogni clima, caduta dell’uno Nell’altro, anche zoppicando fa lo stesso, siamo trasportati Oltre la coscienza dei limiti umani, verso un assoluto indicibile, Sede di ogni infiammazione dell’io nobile, cerchiamo la coscienza Indifferenziata dell’esistere. Saltiamo i terremotati giorni come la pulce sulla mano valica La linea della vita breve, e, sempre stando al De Rougemont, Diventiamo complici: riflettendo il nostro svanire in ossa, muscoli, Anche cardiaci, pelle liscia, nella fascinazione Esemplare, anche per i dottori che cureranno la nostra follia, del tutto E in tutto immaginativa: qui, da non crederci!, rimaniamo soli ed esiliati. Sia lode al rammendo per maglieria amorosa Che afferma, ahinoi, la quantità Perenne dei guai e lai dell’unione che volemmo prima ancora d’incontrarci.
Il nostro amore (da diritto e da rovescio: se tu sei il mare diventi la spiaggia, Se io la tellina tu l’onda, se tu la sabbia io il secchiello,… e questi esempi Sono per la scuola elementare e i corsi di poesia) si mutua Su di un doppio inganno, saliamo in ascensore e scendiamo In una cascata di rimpianti futuri. Saranno pronti a intimarci I nostri speculari narcisismi. Faremo spallucce. Anche in tempo di melodramma televisivo? E se la vampa dell’amore ci dissolverà, fino alla cenere, fino alla polvere, Fino all’urna funeraria della disperazione, diremmo, lo dici con me, Che abbiamo profumato la compitezza mitica. Il trascendente Oltre la vita quotidiana, e che reggeremo Tutto l’incompatibile oltre la finestra rotta degli obblighi, Per rispettare la nostra legge. “Che tormento!, mi dici, trovare una collocazione nel quotidiano, Che noia scoprire Negli altri sempre dei limiti. Ma davvero mi conduci, e ti conduco, Nell’esistenza obliqua e perdente del febbrile Rispecchiamento che apre all’impossibilità Di vivere insieme?” Certo falliremo, amore mio. Che altro posso risponderti. Però la psiche è paradossale. Sembra che dopo la nostra morte Di sposi, rinasceremo, più mansueti. Al vivere con noi stessi in modo più umile e differenziato. Si calmeranno i tamburi notturni sulla corteccia dell’Es. Lasceremo sui bordi di lenzuola Ricamate la follia amorosa. Lo vedi?, Lo senti al tatto? Potrò chiederti. Tu in silenzio annuisci, Col collo reclinato. Il rammendo nella maglieria delle nostre anime ci sembrerà Un rattoppo necessario e passeggero. E svenderemo il libro di Tristano e Isotta A qualche bancarella sui Lungarni. Ce ne sono ancora? Ci sono mai state?
NOTA Maglieria Intima è comparsa sull''annuario TELLUS 29 "FEBBRE D'AMORE", 2008
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