:: Karoline Knabberchen: Lettera a me stessa Principessa di Febbre Ranocchia saltellante. |
![]() Karoline Knabberchen LETTERA A ME STESSA PRINCIPESSA DI FEBBRE RANOCCHIA KNABBERCHEN-SALTELLANTE Tu credi che l'avventura la stia perdendo con l'oscurità che svapora sotto i tuoi occhi. Invece ti dimostrerò che ancora ne posseggo, e ogni corpo che lascio nell'ora che s'approssima all'alba, mi permette l'avvicinamento all'infinità d'oro delle stelle, ai barbagli di lama che incidono lo sguardo di te Principessa di febbre. Sei deposta nel fuoco, lì splendi come diamante. I sogni rampicanti che mettono radici nel mercurio salgono fino alla gola, salgono con l'incoscienza di questo tuo sonno boreale. Attraverso i fili della notte, che tra notte e notte ho intessuto per farti stringere di me qualcosa, ho creato una rete per l'anima aerea che temi, per le risalite improvvise che la febbre t'impone spingendoti col calore oltre il corpo; se volando cadrai verso l'alto, ci sarà il mio abbraccio a raffreddarti. La Principessa di Febbre è pure Ranocchia di neve, colpita dalla doppia natura inconciliabile: nel delirio dello scioglimento s'agita e tossisce contro Cartesio, troppo teme quel mondo proiettato dall'occhio suo celeste. Quando è la febbre a disperdersi nell’iride, tu Principessa Ranocchia Knabberchen-saltelli il nome dell’amato Fabio: consapevole che tutto hai ideato tranne lui, che sfugge, crudele e dispettoso, ad ogni tuo movimento. Per questo ci voglio io: la studentessa d’Engadina di filosofia e teologia a Pisa. Allora l'attiro a me con bocca di miele e lui si perde, catturato, nelle mie carezze. Mia dolce Principessa di Febbre, nelle notti afose vecchianesi è il tuo alito a scuotere la pineta, e a far ribollire il mare. In perfetto idealismo figliato da Fichte. È luglio senz'ali, come migliaia di cicale in cattura nella vampa dell'incendio Tua Karoline |