Leggendo assieme il “Manuale di Foto-Filosofia”, cresciuto a mia insaputa sulle foto a te spedite dal 2012 al 2016, ricordo che pur’io - come Sara Capei Corti, così mi nominasti dopo la Sara Esserino ch’ero stata dal maggio 2009 al 20 novembre 2011 quando ci separammo - scrissi su di me in rapporto al Claudio detto Accio.
Tornata a Venezia ieri l'altro, e, tornerò presto a dicembre in quel di Vecchiano cascinale, ritrovo nel pc da tavolo quanto scrissi di Fanny Mendelssohn del Canto del Cigno, di Clara Wiek; riflettendo sul ruolo della donna nell’Ottocento in ambito borghese così come nella musica. Su due figure sacrificate dal ruolo predominante di fratello e marito. In declinazione sul mio amore per te.
Nel mio ruolo, 2012 e anni seguenti, sposa in bianco a Linton, nella casa veneziana; vivendo in camere da letto separate, per mia scelta, come sai da quando ti rivelai, nel 2019, tornando a Fiesole (clikka il segreto) sulla mia condizione; m’interrogai, senza venirne a capo, sul-nel gorgo del nostro finito, finito?, legame.
Ero, penitente, come suora coi capelli cortissimi, se mi esibivo in orchestra e quartetto indossavo una parrucca; e meditavo sull’uomo al quale avevo, trentenne, donato la custodita verginità. Che coi vari personaggi, alcuni intrisi di libertinismo, come Sara Pane, Corsara della Metamorfosi, Sara Murray, Alice Pagès, aveva mosso lati nascosti della mia sessualità; mentre con altri personaggi dilatavi il lato sublime delicato melodrammatico puro virgineo: come Aglaia come Christine Crea. E non era finita qui, le coppie umoristiche, da comics, Marco Pachi e Sara Mollica, Golem e Mara Zap, Covato Poco e Salata Maretta, giocavano col sesso divertendosi un mondo in “amor litigherello”; il più bello, chiosavi.
Ce n’era abbastanza per vivere non una bensì molteplici scissioni tra il mio reale di soggetto e i personaggi. Che stavano con me, nonostante, ci fossimo separati. Un gioia a volte un’angoscia altre.
Adesso vada in scena Fanny Mendelssohn (Amburgo 1805-Berlino 1847). Per come la interpretai e descrissi nel dicembre 2011, separati noi due da neppure un mese, e assieme a te leggermente cambiata in scrittura, a quattro mani, in scambi mail novembrini recenti: come siamo da vicino abituati ormai a compiere, spesso, da sette anni.
Nasce ad Amburgo nel 1805. Primogenita e sorella di Felix. Famiglia di influenti banchieri ebrei. Il nonno Moses filosofo illuminista germanizza il cognome per pubblicare suoi libri.
L’educazione musicale era di casa da generazioni. Fanny e Felix, i più dotati dei figli, di Abraham e Lea, sono talentosi: dunque i più seguiti; mentre studiano anche storia latino grammatica matematica lingue straniere.
Lo studio della musica prevedeva teoria musicale pianoforte violino composizione canto corale. Tutto sembrava possibile per la coppia. Invece no! Il padre alla Fanny quindicenne consegna una lettera dove le si impone di rinunciare a qualsiasi aspirazione a svolgere professione musicale. Una donna dell’alta borghesia non si trascina per concerti pubblici! Poteva svolgere serate in casa propria nel salone. Potendo ospitare trecento persone. Padre e fratello sapevano del talento di Fanny, però è meglio se si dedica, adatto alla sensibilità femminile, al lied: breve componimento poetico traslato in musica per voce maschile o femminile.
Fanny a ciò, riottosa, sapendo di poter ambire a partiture più complesse, non ha forse avuto i complimenti di Goethe e il sorriso benevolo di Hegel?, ci si dedica. Ne scriverà circa 200. Ma, nel contempo, trasgredisce l’imposizione paterna e del fratello; cominciando a pubblicare proprie opere volendo uscire dal salone casalingo e dall’anonimato. E ciò anche dopo aver sposato il pittore, amico di famiglia, Wilhelm Hensel, e dovendo accudire il figlio. Fanny Hensel si firma.
Intanto si scambia col fratello Felix in un legame appassionato; le stampe li presentano come un tutt’uno al pianoforte e nell'intesa spirituale famigliare; giustificando il romanzesco per la, futura, morte di lui appresso a quella della sorella amatissima. Cuori che si spezzano, stelle brillanti che cadono! Romanticismo allo stato puro… e impuro.
Nel suo ultimo lavoro, prima dell’infarto che lo consegna arto e alto al corpo perduto della sorella alla loro musica, Felix Mendelssohn, modula lo struggente Quartetto in Fa minore che verrà eseguito postumo, nel primo anniversario della sua morte da compagine guidata da Joseph Joachim e pubblicato solo nel 1850 come opera 80.
Fanny scrive nel 1837 Schwanenlied. Esso è il brano d’apertura dei Sei Lieder op. 1.
Il testo poetico Es fällt ein Stern herunter, Di lassù è caduta una stella… fa parte della raccolta di poesie titolata Lyrisches Intermezzo – Intermezzo lirico di Heinrich Heine.
Che ho tradotto alla meglio vocabolario compulsato con ogni ardore. Ricordando l'infarinatura di tedesco che adolescente mi diede il precettore amico di famiglia. Severissimo e barbuto. Tagliente. "Se vuoi suonare, Sara, musica classica, sappi ch'essa è soprattutto tedesca da Bach in poi, come puoi posare dita sul flauto sulla tastiera del pianoforte se non sai un accidente della lingua con cui titolarono espressero moti e tempi sulle partiture e nei rapporti con le tedesche religiosità e culture?"
1
Di lassù cade una stella
dalla scintillante sua altezza!
È la stella dell’amore ne sono certa
che vedo cadere laggiù.
2
Dal melo cadono molte foglie tanti fiori!
Giunge il vento burlone
inizia a danzare con essi.
3
Il cigno canta nel laghetto,
scivola a volte qua a volte là,
il suo canto diventa più flebile,
s’immerge nella tomba dei flutti.
4
Tutto è silenzio e tenebra adesso!
Dispersi son fiori e foglie,
ridotta in frantumi la stella,
svanito è il verso del cigno.
Il testo poetico viene rivestito con immagine naturalistica, più di una, collegate con procedere ellittico.
Nella prima strofa la stella cadente disperde la speranza nell’amore ricambiato; la strofa successiva foglie e fiori sono incalzati dal vento dispettoso che con la flora danza ferendola.
Terza strofa: compare il Cigno che nell’elemento acquoreo in perfetta eleganza scompare tra onde meste mentre il suo canto si spegne. Nella chiusura ultima strofa tutto è inghiottito dall’oscurità silenziosa come se ogni impeto della natura in flora e fauna non potesse che avere esito di sparizione perdita dopo fugace transito.
Nello Schwanenlied , Fanny, in questo Lied strofico, la musica non si ripete la medesima per ogni strofa, com’era allora la norma; ma intreccia il poetico contenuto delle prime due strofe alle seconde due. Delicati arpeggi pianistici aprono all’atmosfera del brano, lo insufflano dall’incipit al finale e svolgono raccordo tra le strofe 1-2 e 3-4.
La struttura musicale esalta i tratti caratteristici del lied in auge a Berlino; e cioè semplicità declamazione chiara del testo assoluta cantabilità con alcune sprezzature. Cioè con novità nel linguaggio armonico interpretando in maniera più libera il testo. Notiamo ad esempio l’intervallo discendente RE-Sol diesis sul sostantivo Liebe (Amore) che non è di agevole intonazione. Fanny Mendelssohn fa brillare, opacamente, l’immagine di un amore caduco. Che scompare. Che finisce.
Come il nostro Claudio?
Invece la tonalità di Sol Minore spalma sul brano soffusa malinconia. Che insieme alle cangianti sfumature dinamiche evidenziano nel Lied la precisa elegante volontà di Fanny di rappresentare come l’Amore possa ridursi a stella cadente frammentata nell’inutilità del precedente spargere luce.
Come noi due nel nostro destino in coppia e separazione?
I versi 3-4 della seconda e quarta strofa li ascoltiamo replicati: voce che s’innalza nel registro acuto (Lüfte, Zerstoben); voce sciolta in incantato vocalizzo (Treiben, Verklungen).
Schwanenlied è mirabilmente adatto a quanto fummo e siamo! Di questa rivelazione possiamo essere grati a Fanny Mendelssohn a Heinrich Heine.