:: Margherita Stein: Sul Diario figliante filosofia. I, II - 1985/2025 |
SUL DIARIO FIGLIANTE FILOSOFIA. I, II - 1985/2025 Un tempo, metti nel Novecento, la produzione letteraria, nei vari generi, dunque anche nel diario, s’impegnò, a sviluppare contenuti tipicamente filosofici, tanto quanto il pensiero inventava nuovi generi di comunicazione filosofica confinanti con, e talvolta sfocianti, nella creazione letteraria. Lawrence d'Arabia ed Ernst Jünger sono tra i primi realizzatori di un nuovo modello di riflessione che si esprime nella forma diaristica (Tempeste d'acciaio – 1922; I sette pilastri della saggezza – 1926; Irradiazioni - 1949) ma non, se ne prenda nota, nel semplice diario filosofico, cosa abbastanza usuale tra i pensatori moderni, bensì in un diario - poniamo di guerra - dove il rapporto quotidiano con ‘la cosa testimoniata’ manifesta il ‘lavorio di apprensione relativo a quella cosa’, nel quadro di un'intuizione generale del mondo. Accanto alla forma diaristica siffatta vi è poi la critica letteraria, nel cui ambito autori come Bataille, Blanchot, Sartre, e poi ancora Caillois, Foucault, Deleuze hanno sviluppato aspetti decisivi della loro riflessione; magari proprio nel tentativo di trovare nicchie d'espressione non solo svincolate dal protocollo accademico, ma anche dal sistema accademico di produzione della Verità e persino dal vincolo filosofico di ‘rivelare la verità’: «La ricerca della verità non è il mio forte - scrive Bataille -; più che la verità, è la paura che cerco», oppure, come in Klossowski, si tratta di ricercare in un pensiero non la verità ma il nucleo che si volge in pre-meditazione, in cospirazione/intrigo. Del resto la letteratura, essendo inorganica al disegno civilizzante, è irresponsabile e siccome niente poggia su di essa, essa può infine dire tutto, può parlare in ‘modo sovrano’, ossia libero nei metodi e nella cosa stessa.
II Filosofi, alcuni, quelli che tengo poster in camera, per essi m’ignudo, hanno affidato parte della propria riflessione direttamente al romanzo, basti elencare Sartre Bataille Jünger Blanchot e Klossowski hanno scritto romanzi motivati a restituire, attraverso la complessità narrativa, e nel quadro di una generale intuizione del mondo, unitamente all'apprensione concettuale, sapientemente suscitata nel lettore, il senso di un evento, di un legame, di un contenuto a-formativo b-sformativo c-malativo. Titoleggio-leggo “L'uomo senza qualità” di Musil; “La montagna incantata” e “Il Dottor Faustus” di Thomas Mann; “La morte di Virgilio” di Hermann Broch. Infine ricordiamo i cantieri storici di Spengler e Foucault (Tramonto dell'Occidente; Storia delle follia, Sorvegliare e punire, La volontà di sapere) dove al grande dispiegamento dei mezzi dei programmi di ricerca fa riscontro una potente disseminazione infranarrativa di frammenti filosofici. Non è facile stabilire se si tratti di opere di storiografia, di filosofia o d’invenzione letteraria; definizioni effettivamente tutte utilizzate per le opere di questi autori; ma il senso di fondo del loro approccio sta proprio nell'abbattimento delle barriere disciplinari e in quel particolare scivolamento volontario verso il libero conio, liberatario conio, eseguito con materiali eterogenei: di figure e concetti capaci di restituire in modo esatto/disfatto il senso complessivo di un'epoca, di una serie di rapporti, di un insieme di problemi Queste forme di pensiero/flessuosi/flussanti, al limite della legalità filosofica, sottratte all'ordinamento disciplinante giuridicamente-giudicante l'uso della mente che da secoli-nei-voli: ne traccia la grammatica ne regimenta il deflusso prescrivendo al pensiero le buone maniere, che da secoli-negli-scoli: governa e regola attraverso l'educazione (è una scienza?)/pedagogia, la formazione la repressione la produzione la circolazione delle frasi filosofiche; questi flussi! (sia detto a onor d’esclamativo) sono in perenne colloquio con la filosofia, non ne prescindono, tuttavia parlano da una posizione che, a rigor di termini, è non-filosofica. Questi fluxi-fluxanti testimoniano una rara libertà, forse destinata a perdersi nel breve allungato sciroppo del tempo, ma di sicuro il piano su cui ora si trova tutto il pensiero/flusso-febbrante è un piano unico, o tendenzialmente unico, degerarchizzato, dove ogni frase vale non in forza di un'appartenenza (alla tradizione, alla comunità scientifica, alla scuola fenomenologica, a quella ermeneutica a quella ontologica a quella teologica), ma in forza della sua sola provenienza, laddove provenire non è garanzia di alcunché. Ciascun flussoooo proviene dal suo problema, lo spavento, il gioco, la congiura, la Germania, la Francia, la perdità, l'angoscia, la deformazione nel diventare se stessi, tutti luoghi difformi e irriducibili alla forma di quel solo e unico problema che era il luogo della filosofia: la Verità; ciò che contribuiva, in modo definitivo, a farne non una, ma la scienza, il discorso incontrovertibile, il linguaggio della certezza.
CDS/POSTAFAZIONE GIUGNO 2025 COPERTINA CON RICORDO OGGI 2025. Sono passati quaranta anni, se mi leggi Margherita,… quanti danni ricordano questi esposti panni e il tuo bikini. Eravamo proprio senza fini… Margherita Stein sovranamente ride e irride ogni filosofia civilizzante. Forte dei Marmi, 1985. -Accio accetto il titolo che dai al dattiloscritto. “SUL DIARIO FIGLIANTE FILOSOFIA”. Ma tu accetti, rima, di essere ancora mio amante? O sei diventato casto per troppa teosofia. Ah ah… le rime… |