:: Accio e Sara Cardellino: Il rame e le sue trame. Novella della ghisa rossa per il "Romanzo Western del Nulla 9 gennaio 2017". Daniela Cantelli Etta Place


Sara Cardellino tenera dopo aver ascoltato "Il rame e le sue trame"
con Accio novellatore per Daniela Cantelli e Il Pazzo






Accio e Sara Cardellino
Il RAME E LE SUE TRAME. NOVELLA DELLA GHISA ROSSA
PER IL ROMANZO WESTERN DEL NULLA 9 GENNAIO 2017
Il Pazzo Sundance Kid - Daniela Cantelli Etta Place - Accio Butch Cassidy




 

Siamo a Vecchiano per Lucca Comics 2019 io e Sara Cardellino. Nel cascinale malridotto. Somiglia, per intenderci, al castello del Marchese di Sigognac nel Capitan Fracassa di Gautier. Per riscaldare le stanze al primo piano dove anche dormiamo, che sia detto non hanno pavimento se non in cemento e gli infissi risalgono agli anni quaranta e cinquanta, ho allestito una vecchia stufa di ghisa acquistata in Svizzera e portatami qui da un camionista amico che va a Salisburgo via Engadina. Bella “insomata” di legna scarda meglio der metano e tenendo la porta delle soffitte aperta consegna calduccio all’allocco dietro l’abbaino col suo cruccio.

Attorno alla stufa dove si po’ ‘oce anco ir mangià, io e Sara novelliamo, come in ottocenteschi racconti del Camino o della Botte, un po’ naturalisti un po’ simbolisti per caso e discretamente dialettali e vernacoli novellando facciamo i ‘onti col nostro passato.

Come nei Racconti della Beccaccia di Maupassant prilliamo un oggetto, qui una bottiglia vota di vino Morellino di Scansano, sulla piastra, e se punta me parto io sennò lei.

Il primo giro è toccato a me. E la novella trova abbrivio nella domanda o curiosità che l’altro, Cardellino o io, pone. Quindi racconto epperò anco confessione diario e stando al comics può esser virato nell’avventura un po’ eroicomica un po’ popolare un po’ tragìa.

Sara mi dice, arrossendo, “Parlami di Daniela Cantelli”. Cos’è stata, Accio, Daniela Cantelli nella tua vita. E cosa combinava il terzetto con Il Pazzo?”.


 


Daniela Cantelli
(
1952/Dispersa in India. Morte presunta 1990. Ufficiale 2011)


 

Cardellino, l’ha letto sull’Olandese Volante (clikka: Dieci petrarchista in rivelata vista), che questa donna è stata la prima della mia vita avventurosa. La compagna di scuola a Ragioneria nelle lotte del 1968. Sedici anni come me. Guardia rossa come me. In tutta la vicenda di Lotta continua fino al 1976. La crisi della sinistra extraparlamentare, lo scioglimento dell’organizzazione, i nodi irrisolti del suo legame con me e con il Pazzo, la frequentazione di droghe prima leggere e poi pesanti, la porteranno in India dietro un'altra utopia. E lì scomparirà. Morte presunta 1990. Nel 2011 la dichiarazione ufficiale di morte.

Ma Daniela Cantelli, come un tempo la rubrica scritta sul Fotoromanzo Grand Hotel, acquistato dalla Nada ogni settimana, “Quando il Destino supera il romanzo”, o qualcosa di simile, che leggevo avidamente, assieme ai libri di London di Zane Grey di Finimore Cooper Verne Salgari, il 9 gennaio 2017 è tornata, e poi dirò come, nel racconto di me Butch Cassidy lei Etta Place e Sundance Kid Paolo Fatticcioni (1949-2005). (clikka: "L'Ultima volta col Pazzo sulle Mura di Lucca"

Lo scenario è la fabbrica di Rame in Garfagnana, Fornaci di Barga, SMI KME. Cornice il legame d’amore, che senza aver letto Jules e Jim, vivevamo noi tre. Prima veniva la storia western poi il film “Butch Cassidy” diretto da George Roy Hill, con Paul Newman, Robert Redford, Katharine Ross. Non quello di Truffaut ripreso dal romanzo di Henri-Pierre Roché. Non avevamo nulla, noi tre, di decadente. Fuggivamo ogni ambizione intellettuale rispetto all’arte alla letteratura. Azione, tanta. E prima la vita vera che ci avrebbe segnato per sempre. Nell’amore tragico ed eroicomico. Sublime e scemo. E sua perdita che attanaglia e lontano scaglia. Rima.

Io e il Pazzo eravamo due “rivoluzionari di professione” parecchio leninisti per determinazione parecchio anarchici stirneriani nel privato. Atipici insomma. Ci eravamo conosciuti presso al Lago Puccini da ragazzi io 12 anni lui quindici, lui guidando il trattore di su pa’ senza permesso io la bianchina der mi' zio senza permesso. (clikka La mia amicizia col Pazzo e come ci incontrammo). Amicizia al volo. Da rivoluzionari. Con qualche variante. Il giorno comunisti la sera nelle sale da ballo e da gioco versiliesi; quindi  a ben vedere l’esatto contrario di una militanza seria; però adatta al western o alla nostra dedizione al dionisismo matto e sconclusionato. Rapinatori. Io veloce nei segni Il Pazzo velocissimo nell’oralità e più astuto. Poi si aggregò al Duo Etta Place Daniela Cantelli. Diventammo un Trio. La musia avventurosa, e periolosa rima, migliorò parecchio! 

 


Etta Place


 

Frequentavamo operai contadini impiegati gente in lotta molto poco intellettuali e teorici. Eravamo grintosi. La rivoluzione necessita di gente che sa mandare il camion OM 642 a 12 anni come me senza patente e il trattore a 14, che sanno cacciare e pescare di frodo. Daniela Cantelli figlia di noto chirurgo ricco e con clinica privata si era proletarizzata diceva lei. Vivendo fuori casa. E con noi si proletarizzò nella bricconaggine banditesca. Si innamorò. E ci fece innamorare tutti e due. E tutte e due amò. Non aggiungo altro. Non pensare, Cardellino, ci fossero alcove a tre. Tutto era teneramente adatto a dei ventenni ma senza sdolcinature letterarie o borghesi; secondo noi, e così fu, nuovo rapporto d'amore e bene comunista. Con le sue contraddizioni: come si fa  a vivere comunista in un mondo borghese l'amore senza dissiparlo perderlo snaturarlo? Ci provammo.  Daniela comunista e donna libera amava il figlio di un camionista detto Accio e un barbiere detto il Pazzo e non volle scegliere. Tanto che poi se ne andrà in India. Lì perdendosi. Non vivendo con nessuno dei due amanti. Questo quanto oggi ti posso dire. Quanto pure avrebbe potuto dirti Paolo Fatticcioni detto il Pazzo fosse sempre vivo.

Però la vicenda, rivoluzionaria, il racconto che dice tutto, di noi tre, sta nel giorno martedì 7 giugno 1972 in Garfagnana a Fornaci di Barga con Fabbrica della Multinazionale del Rame.

Qui vale la rubrica “Quando il destino supera il romanzo” per bizzarria colpo di scena esisti drammatici o incredibilmente imprevedibili. Per l’allora nel giugno 1972 per lo ieri del 9 gennaio 2017 con la vicenda dell’Olandese Volante confluita, non è un caso, nel “Romanzo Western da Nulla. Ballata anarchica nei segni”

Quanto accaduto riguardo al veliero che prende nome dall’opera di Wagner, perché cercavo Senta, lo sai Sara. Ma tu, Senta, non volesti salpare con me, ci separammo. (clikka: Accio e Sara Esserino si separano il 20 novembre 2011 a Villa Malcontenta). Intuisti che la mia vita estetica virata nella pirateria nel western sarebbe andata incontro alla rovina. Avrei dovuto darti retta. Non lo feci.

 


Sara Cardellino ascolta 
il racconto di Accio in Ghisa Rossa


 

Il 9 gennaio 2017, da Facebook, rilanciato sulla sua bacheca, apprendo (sono nel reparto Cardiologia con la Nada che potrebbe morire se non la salvano con la "macchinetta") che chi dirige con me il portale L’Olandese Volante, è entrata nella redazione di un’altra rivista. Il direttore della suddetta, con comunicato, ne informa il mondo tutto sul web. Ne sono frastornato. Da due anni non l'ho più incontrata per motivi di sua salute, ma al telefono ci scambiavamo. Stavolta non è possibile raggiungerla. Da un trafiletto di risposta ai miei interrogativi esclamativi apprendo che ha rifiutato l’adesione già due volte nel 2016. Alla terza dunque il sì! Non ne sapevo nulla.

Scorro il blog "Internazionale" (sic!). C'è un'antologia su Giovanni Boine, letture dei testi e libri dei redattori. Non ne sapevo nulla. Rimango sconcertato e stravolto dalla sorpresa. Lì vige una teoria all’opposto della vita anarco-comunista nei segni contro ogni gerarchia. Sono sceriffi della Legge Poetica. Risalta lo scambio con un poeta traduttore teorico con 7 lingue conosciute 3 nazionalità, americana svizzera italiana, cosmopolita con fattoria in Chianti per coltivare olio ed erbe aromatiche, pensatore sul Gange e in altri lidi orientali, e che intende, col direttore della rivista, cambiare le sorti della poesia italiana (anche europea anche mondiale), che secondo loro da sessanta anni non produce più niente di buono, e ciò a partire dal suo spremuto libro - dal titolo perlaceo come impone l'estetismo ai dannunziani in sedicesimo dalle vite inimitabili da trasmettere per osmosi poetica alla donna in ombra - dalla sua superlativa teoria filosofica dai nomi strambi, ma che fanno molto chic, come Diafania  Utamakura Agorafilia o vatteloapescà. Mi sale nel gozzo risata e nausea. Sangue al naso a scoprire la poetessa guarita a Roma in incontri poetici e ludiche cene. Contento per la guarigione, però mi chiedo perché non si sia fermata a Lucca a Pisa dirigendosi nella città eterna ad eternare l’ontologia poetica con il poeta americano-svizzero-indiano, per parlarmi, per dirmi a voce, di persona la sua scelta. Liberissima di operarla, sennò che comunista sarei!, ma a casa mia, per stirpe e mura, le scelte si dicono nell'incontro o nell'addio guardando negli occhi l'altro l'altra; così m'à insegnato Lalo e la Nada. Non accadrà. Neppure ar telefono o cellulare nà parola! Segreteria telefonica. Neppure una semplice richiesta di notizie verso una sarta gentile, 'ome mi-mà, molto ammalata (ovvio ch'ir su' diproma di quinta elementare non varga i blasoni ontologici paraaccademici) che l'aveva ospitata donandole ricette e dolcetti "cicalini". Nessuna possibilità di sapere cos'è accaduto. Lo intuisco. Deprime intuirlo, perché così non agiscono neppure le ancelle nei filmetti di terza categoria ambientati nella Tebe di cartone a Cinecittà anni Cinquanta. Ha trovato Maciste e Ursus della nuova poesia. O, come più efficacemente tu sintetizzi, Cardellino: "scambia una banda di paese che suona la grancassa per i Berliner Philarmoniker, i direttori che suonano a orecchio orecchiando teorie altrui per Abbado e Rattle, i musicisti per teste sonore d'alto livello invece che teste stonate". I testi, dai versi in debito verso generi temi personaggi nati sullOlandese Volante rimodellati ontologici con il poeta più che da Stracittà da Stranazioni, i commenti sparsi enfaticamente sulla rivista, resteranno a rivelare, nel gioco del rovescio che le spetta, il suo stile la sua etica. 

Il direttore a suo tempo ha diretto penitenziari per detenuti politici comunisti, compreso Pianosa. La scoperta m'immalinconisce. Ho avuto amici incarcerati. Ma, a dare legame alla rubrica un tempo del Grand HotelDestino come romanzo”, è il soggetto cosmopolita indefesso che attira la mia attenzione e che ribattezzo “Baffetti di Rame”. L’oggi settantenne nelle sue note biografiche afferma di aver diretto la rivista culturale della Multinazionale SMI-KME del Rame con fabbrica anche in Garfagnana. Località Fornaci di Barga. Su carta e telematicamente decanta l’estetica del rame immanentemente. Penso che questo poeta, che fra l’altro si ritiene di sinistra, abbia curato gli esiti del rame come Body Art sui corpi degli operai in uno sfruttamento duro capillare continuo. Da una parte le riflessioni ontologiche, dall’altra stipendi da fame e malattia. Molti operai sono stati miei amici. La morte li ha ramati presto.

E, destino bizzarro, mentre il teorico che ispirerà la nuova vita estetica in ontologia della poetessa con segreteria telefonica annessa scriveva saggi epocali, Accio Il Pazzo e Daniela Cantelli, il 7 giugno 1972, conoscevano il reale volto, del capitalismo colto finanziatore d’estetica con merce metallica.

Quel giorno con la Mini io e Daniela andammo a fare volantinaggio alla fabbrica. Ci aspettavano però guardiani e fascisti locali. Non ancora giunti sul piazzale si misero a venirci incontro brandendo bastoni e alzando minacciose nocche delle mani. Sguardi duri feroci. Dileggio e offese dicevano che ci avrebbero massacrati di botte e forse Daniela avrebbe subito violenza ulteriore come donna comunista. Ci voltammo allungando il passo verso l’auto. Non c’erano persone in giro. Non si fermavano gli scherani. Ci avrebbero raggiunti e il parcheggio isolato era adatto al pestaggio. Daniela era terrorizzata io disperato di non poterla difendere. Entrati nel parcheggio vedemmo il Pazzo venirci incontro. Aveva visto la scena dalla Fiat 125. Imbracciava la doppietta. Volto scolpito duro. Te tieni questo Accio. Mi passò il pennato con cui tagliavamo il falasco nel lago. E a Daniela diede il crick della macchina per sollevare le ruote. Poi andò incontro ai fascisti ai guardiani. Noi accanto. Ora voi tornate a casa maledetti. Sennò v’ammazzo. Gridava.

Non se lo fecero ripetere, ammutoliti, coda tra le gambe scapparono. E noi li rincorrevamo e cantavamo Bella Ciao… e ridevamo ed eravamo invincibili e amanti e comunisti. Che gioia che bellezza. Essere giovani comunisti e battere i fascisti i servi del capitalismo.

Come in un film western, eh Accio eh Daniela. Disse il Pazzo ridente. Si! come in un film. Come Sundance Kid Etta Place Butch Cassidy.

Ma a quel punto, essendo di martedì, chiesi al Pazzo: ma com’è che sei qui? Non è lunedì. La bottega non l’hai aperta? - L’ho aperta e l’ho richiusa. M’è venuta voglia di vedé quarche posto di ‘accia der cinghiale a Barga. Sapevo che c’eri a volantinà. E mi son detto che traggià che c’ero v’avrei cercato. E’ stato proprio un segno der destino. Sennò per voi buttava male. Chissà come v’avrei rivisto. In ospedale ‘ome minimo.

Daniela chinò il capo. Aveva capito che era l’amore del Pazzo, di Paolo, per lei. Ad averlo portato a cercarci geloso. Non ce la faceva a stare in bottega. Anche se il giorno prima era lui andato in giro con lei. Ci abbracciammo tutti e tre forte strinti e ridevano e tutti e due baciavamo le gote di Daniela Etta Place. Guai a chi tocca la nostra ‘ompagna der core. E quel giorno il Western dei banditi aveva vinto.

Il 9 gennaio 2017 invece ha vinto la Legge Pinkerton degli sceriffi stella di latta-poesia che cercavano Accio Butch Cassidy o Jesse Accio James che si era messo incautamente, in casa, il suo Robert Ford. Non c’era più Il Pazzo a proteggermi le spalle né Daniela Cantelli col suo amore comunista fino all’estremo. Bensì la miseria di quanto nega il comunismo alla radice. E credo anche la poesia e ogni arte.

Tanto che il titolo a quanto ti ho narrato, Cardellino, sarà, l’ironico IL RAME E LE SUE TRAME.

Non c'era Daniela Cantelli, Accio, ma non hai perso!!, credo proprio che l'amore e l'arte come tu la intendi non si possa uccidere, sei un "Eroe da libro senza libro", come fanno ad uccidere il tuo libro se non ce l'hai stampato?; in ogni caso io Zerelda Zee Cardellino ti ho salvato. (clikka: Sono in pericolo Sara. Ho bisogno di te - Quando salvai Jesse Accio James... ). Penso che Daniela Cantelli da dove ora si trova, approvi ci sorrida per come siamo tra queste mura che pure lei conobbe e dove custodivi volantini e il rosso che vi teneva uniti col Pazzo. Il melodramma a cui apparteniamo è benedetto.