:: CDS: Incuba al mare di casa il 10 febbraio 2017. Con frammento di lettera per Sara Cardellino.


Come sono artista ammesso lo sia? Quando ogni evento posso trasformarlo in qualcosa che forse attiene all’estetica per gioirne o disperarne per poi dimenticarlo – Io sono fatto così, di questa pasta, e nessuna INCUBA potrà vincermi perché la mia vita non dipende dalla carriera letteraria, dal “dialogo” cortigiano con letterati, dal libro da pubblicare - ricevuto in promessa con qualche lettera calorosa che il web solleticando vanità può astutamente secernere untuosa - a costo di far annegare Boine e Majakovskij e Campana e Modigliani ed Hébuterne… come mi ha rappresentato Incuba stanotte, malvagiamente, per dilaniarmi col Male. Credo che tu questo, Sara Cardellino, lo ritenga un fatto naturale per la mia condizione e che per questo stiamo dissotterrando la "catena che non si spezzò e non si spezza" che hai ricordato, salvandomi da ogni malignità che può  figliare il vissuto con me, Incuba ne è la Furia, e che sciaguratamente!!!, chiamai Arte e Vita Libertaria. (Chissà se Lalo il partigiano mi perdonerà questo abbaglio che ha sfregiato, col ripudio!, il Campo alla Barra e il Cancello Verde! i luoghi della nostra passione anarchica!).  E che ora sta con un migliaio di files inediti e disegni al largo di Marina di Vecchiano. Sul fondale: perché solo così, buttando via tutto!, gli annegati del sogno maledetto torneranno a galla e da me! E la mia visione anarco-cristiana potrà salvarsi e io con lei. Tuo Claudio (14 febbraio 2017 - Frammento per il Romanzo-melodramma: Destini Fragili)

 
Claudio Di Scalzo
INCUBA AL MARE DI CASA
(10 febbraio 2017)


Notte imbestiata - INCUBA e in essa il male ridente di gennaio colava sangue sui cipressi mentre ci passavo sotto con una specie di roulotte. Arrivo al cancello verde di Vecchiano c'è mio padre che mi guarda solidale  e compassionevole per come sono ridotto. Scendo e m'affaccio al cancello che ha chiuso per capire se funziona la serratura. Guardo verso la casa tra gli alberi: pino noce magnolia: ma sulla porta c'è una nuvola nera e oltre Marina di Vecchiano e una ferita grande purpurea dove si stagliano le figure nere di Boine e Campana e Majakovskij e Modigliani con Hébuterne... morti imbestiati futuri annegati in rima da incubo ognuno con stessa cipria di donna sulle sopracciglia. Insieme dicono "avremmo fatto questa fine lo stesso ma certo la bellina non ha capito una sega. Ma cosa le dicevamo al cellulare per ore per anni al cancello ve lo ricordate? Se non ce lo ricordiamo era per certo una finzione mortale. Salute ce n'ha portato poca. Anzi Nulla". Ridono mesti. E spariscono nell'acqua spumeggiante e straziante rima e buffonesca loro esca rima. Poi mi sveglio sennò il rimario di Incuba continuava... "