:: Sara Cardellino: Serenità di Mendelssohn per Karoline Knabberchen nel Trentasettesimo della morte il 20 agosto


Karoline Knabberchen a Marina di Vecchiano, agosto 1982 - Foto Fabio Nardi





Sara Cardellino

SERENITÀ DI MENDELSSOHN PER KAROLINE KNABBERCHEN
NEL TRENTASETTESIMO DELLA MORTE






Sinfonia n. 3 "Scozzese" di F.B. Mendelssohn

 

 

Wagner colse in Mendelssohn lo slancio del paesaggista. La fotografia con Karoline in acqua tirrenica la custodisce allegra, direi serena, mentre gioca con spruzzi. Esatto contrario del gorgo oceanico all’isola di Austvågøy delle Lofoten alla quale si consegnò il 20 agosto 1984.

Questa fotografia merita una cornice musicale serena ma potrei scrivere limpida trasparente luminosa per come la giovane donna la abita, e chi meglio del Mendelssohn della sinfonia “Scozzese” può interpretare questo atto di cura esattamente come i palmi dell’Angelo Svizzero compiono con l’acqua limpida.

Anche le ouverture di Mendelssohn Le Ebridi e La grotta di Fingal hanno questo sereno andamento, però rimango sulla Sinfonia. Qui posso accostare la parola “serenità” a Karoline Knabbercen a Fabio Nardi: ieri e finalmente oggi.

C’è stato un tempo, lo dimostrano le fotografie ritrovate, della serie da me curata in questo agosto 2021: “Fotografie di mare musicate per amare” in cui Karoline era serena allegra spumeggiante divertita al mare sui laghi a Vecchiano come a Guarda prima della tragedia agostana del 1984. Questa serenità di ieri va curata perché vinca il gorgo buio terribile finale e soprattutto perché questa serenità torni, pure, a Fabio Nardi che la fotografava, in seguito divorato dai sensi di colpa dal Tragico che dovette amministrare anche con la parola nel Canzoniere all’amata: dedicato ininterrottamente dal 1979 a oggi.

Mendelssohn paesaggista nel suono è perfetto per questo compito.

Affidandomi al sostantivo femminile “serenità” ribalto una consuetudine verso il maestro. Infatti definire le sue composizioni serene nella critica musicale vale sempre come leggermente un gradino sotto i tormenti romantici o preromantici espressi da uno Schubert Schumann Brahms. La serenità, il nitore classico nella Scozzese è il suo massimo pregio. Gli spazi paesaggistici vasti, l’infinito sopra le figure la natura terrestre, espungono i compiacimenti soliti lugubri drammatici. L’ossianesimo è depurato. Esattamente come Karoline in acqua, nella foto, vive l’attimo sereno gioioso senza che la sua natura complessa drammaticamente romantica le faccia vivere contraddizioni senza soluzioni nei comportamenti nella malattia nei cambiamenti repentini di umore.

Ovviamente accanto al nitore classico convive in perfetta unione, nella scozzese, il sentimento romantico dolce: la natura, l’acqua come le foreste, le rocce come le nuvole, sono amiche: lo rivelano nel Primo tempo gli intermezzi degli archi: che mettono al riparo l’umano, anche Karoline, dai venti forti e creano rapporto dialettico col maestoso finale.

Aggiungo che Karoline Knabberchen così attenta al Folklore sia svizzero engadinese sia a quello pisano sia verso quello di ogni paese europeo - non a caso ascoltava Bartòk - visitato con Fabio Nardi trova nella Scozzese quanto adatto a lei pur stando bagnante a Bocca di Serchio o a Viareggio: passi danza, frenesia briosa delle feste, i giochi degli innamorati semplici negli allacciamenti che s’avvincono si sciolgono complice il suono. E sullo sfondo le abbazie diroccate i tumulti delle acque scure i cieli corruschi sulle Highlands non sono pericolo ma sfondo.

Sì, la “Scozzese” di Mendelssohn valga come auspicata armonia nel trentasettesimo della morte di Karoline Knabberchen: per lei in qualche eternità per Fabio Nardi. La ritroveremo e saremo in tre in serena armonia senza fine. L’amore che meritiamo!