:: Sara Cardellino: A Venezia Padova Treviso con Vivaldi nell’estate 2020. Ad Accio


Foto Rubata di Sara Cardellino 
nel bagno dell'Hotel Il Focolare di Treviso




Sara Cardellino

A VENEZIA PADOVA TREVISO CON VIVALDI NELL'ESTATE 2020



Accio e Cardellino nell'effetto Vivaldi - A Treviso ti tegno ir viso 



 

All’estate 2020 giugno luglio agosto vissuta assieme dedico tre concerti per fiati e archi di Vivaldi. Registrami che poi “se ne hai voglia” trascrivi in file senza modificare con qualche analogia bruciante il già rosso prete.

Intanto, Accio, perché Vivaldi?

Perché la sua vita rimase avvolta nel mistero e soltanto studi novecenteschi ne hanno aggiunte tessere certe. La data di nascita: 1678 la città natale Venezia. Altre mancheranno: ciò si presta a idearne con la sua musica. Essa non può collimare con biografia in maniera intera. Solo con tessere possibili. La mia di stamani è una di queste.

La mia simpatia per Vivaldi non si basa sopra uno scontato campanilismo da veneziana a veneziano com’è tipico in te Accio che ritieni ogni letteratura incentrata su quella toscana da Dante a Tabucchi senza ammettere che per secoli son state altre regioni a dettare novità e stile: nient’affatto: essa si basa sopra fondate interpretazioni musicali: la principale è che Vivaldi nel periodo barocco anticipa i compositori classici. L’altra è che, stante la mia devozione per Bach, che ritengo il più grande compositore di ogni tempo, caratterizzato da geniale razionalismo logico costruttivo, in Vivaldi c’è, la ritengo qualità veneziana e italiana, un’invenzione incentrata sulla felicità di comporre avendo come fine di suscitare emotività. Vero che le sue partiture possono apparire semplici ma gli esecutori eseguendole scoprono quanto richiedono di alto virtuosismo tecnico: come esse pagine, qui la genialità di Vivaldi, possono adattarsi a situazioni varie con forme intermedie e varianti nell’uso degli strumenti. Per cosa lo trascrisse Bach, alcuni dicono copiò, non certo per il calore del clima veneziano!

Poco viene ricordato, raramente lo sottolineano, che i concerti vivaldiani furono composto quasi tutti per l’orchestra femminile dell’Ospedale della Pietà di Venezia. Lo sapevi Accio? Con questa orchestra Vivaldi lavorò, come compositore violinista direttore impresario, per venti anni. All’abilità delle fanciulle, mie sorelle, va il pensiero riconoscente.

 


Io e te a Venezia - Effetto Vivaldi - Foto di Accio



 

Adesso faccio l’esperta. I tre Concerti li scelgo tra quelli che valorizzano gli strumenti a fiato, in particolare il flauto traversiere che suono. Estraggo tre partiture dalla collezione Renzo Giordano, catalogo Fanna, conservate alla Biblioteca Nazionale di Torino. Tu Accio vai in cerca di biblioteche da quelle di Bruxelles con Tintin a quelle Bonelli con Tex a Milano, io a queste. Sarebbe bello scambiarci visite. Il primo concerto, uno dei tanti in Sol Minore, si trova al n. 6 della sezione XII.

Gli strumenti solisti con accompagnamento di cembalo e violoncello sono flauto oboe violino fagotto. Che fulgido elevarsi di ritmi disegni colori: coinvolgono ogni attesa squisitamente melodica veneziana. Ascolta Accio questa riproduzione dallo stereo dell’auto a tutto adatto meno che alla musica classica: miscela in maniera più consona questi accidenti di tasti consumati ad ascoltare rock!, scopri il fagotto che si lancia in volate arpeggi note ribattute: ha quasi la pretesa di superare il flauto traverso che è la reale primadonna della composizione. Qui l’intelligenza creativa di Vivaldi: la dolcezza del flauto somiglia a trina morbida mentre il fagotto lo fa borbottare quasi ridesse. Non vale l’arioso Pastorale Largo per noi due che nel primo notturno a Pasian di Prato tenendoci i fianchi cerchiamo stella adatta all’Allegro Finale?

Sol-fa-mi bemolle-re-si bemolle-do-re-sol: ogni nota ripetuta tre volte con squisite varianti nell’ambito di ciascuna battuta: tre città, tre mesi estivi, tre volte ci diciamo: “Che estate! Che estate unica! Che estate da ricordare! Mentre il Virus sparge pericolo!”

 


Pasian di Prato Padova - Foto Accio
"Ombre a testa in giù mentre noi guardiamo lassù"


 

Il Concerto in Sol Minore F. XII n. 8 con flauto traverso violino violoncello più il continuo propone intrecci contrappuntistici notevoli sin dalle prime battute e tuttavia è il flauto centrale. Lo rimarco sorridendo, Accio, perché il contrappunto caratterizza il nostro legame - ne dai forma con dialoghi baci dipinti fotografie dove io scelgo un particolare tu un altro - e non adombrarti per il flauto centrale, scopro già tua fronte corrugata, perché sei tu che mi poni centrale in quanto componi nelle tue dediche per me d’ogni tipo. Ah ecco che già sorridi, siamo a pari, lo sai. Ti lascio ascoltare il sognante canto del Largo adatto anche al più nascosto ponticello sul più in ombra canale veneziano dove fuggiamo via dal turismo ingombrante.

L’ultimo dei tre è il Concerto in Do Maggiore per flauto oboe violino fagotto basso continuo F. XII n. 24. Adatto alla conclusione estiva agostana. Qui c’è la solarità mediterranea in musica. Basta ascoltare nel Largo cantabile come il flauto abbellisca la melodia complessiva così come abbellisco questo abitacolo d’auto se mischio capelli scuri coi i tuoi stempiati nel grigio. Dai fammi fare la sentimentale melò!

 


A Treviso ove con Vivaldi ti tegno ir viso - Foto Accio



 

Tre concerti richiedono tre città venete - scegli tu le foto di Padova Venezia Treviso - che abbiamo visitato in giugno luglio agosto muovendoci con mascherina e distanziamento e avvicinamento sull’auto Cooper rispettando i limiti di velocità ma non quello di carezza ardite: però in sosta.

Se questo ascolto e dopo concerto “ti garba” Accio, sono pronta a ripeterne in autunno la trilogia in Toscana. Ma a breve ti illustrerò anche l’estivo nostro viaggio a Trieste Grado Aquileia. Ho in mente di proporti Schumann.