:: Karoline Knabberchen: Concezioni del divino al Campo della Barra di Vecchiano. Erbario Minimo Cristologico. 36° della morte il 20 agosto 1984

 


Fabio Nardi: Karoline Knabberchen in Svizzera tra Analogia Entis e Analogia Fidei
1979

 

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Lettera a Sara Cardellino sull'Erbario Minimo Cristologico


 

KAROLINE KNABBERCHEN (1959-1984)

CONCEZIONI DEL DIVINO AL CAMPO DELLA BARRA DI VECCHIANO.

ERBARIO CRISTOLOGICO MINIMO.

TRENTASEIESIMO DELLA MORTE IL 20 AGOSTO 1984

Karoline Knabberchen nel 1979 e negli anni seguenti scrisse sul divino su come teologi e filosofi da lei scelti ne declinavano la presenza; Anselmo d’Aosta, Meister Eckhart, Schelling, Kierkeegard, Barth, Bultmann, Schillebeeckx. In una Pisa universitaria e fine anni Settanta ideologica che stava tutta dentro marxismo ateismo scetticismo laico. Ciò in perfetta solitudine a venti anni. Sue spalle e braccia ne reggevano peso fino alla dolenzìa: la tosse s’accaniva a tormentarla. A me sono rimasti alcuni quaderni. Riappaiono a scadenze che loro decidono nel cascinale vecchianese (quelli rimasti a Guarda in Engadina son stati bruciati da sua madre Gerda Zweifel) nelle stanze disertate delle soffitte dove Karoline li aveva nascosti: dietro tele riviste armadi cassetti. Brillano diamante a scorrerli ma non accecano i miei bagnati occhi dando altra vista su quanto accadde il venti agosto 1984 all' isola Austvågøy norvegese  e dopo lei assente.

Quest’anno, a trentasei anni dalla sua morte con alcune pagine ricomposte, dove chiunque può capire l’alto stile espresso in esse, ricordo sua bellezza sua tragedia. Ma quanto conta è il viatico che danno al divino. Al reincontro possibile dopo il mio ultimo respiro terrestre.


 




1

MUGHETTO

Iniziare con una certezza riflettendo sul divino si necessita

Con parola scevra da ogni chissà che non tradisca come ferita in gola.

Sfiorare piante ed erbe in questo Campo della Barra in perfetta concretezza

Come fossero costole della postura nel valore diurno notturno

Ove anche bucce sputate dei frutti siano vela verso quanto abita l’acqua

Suggello cielo ruscello lama nella terra spugna trascendenza di Dio.

 

Trascendenza significa che Egli è incomprensibile.

Posso percepire Dio non posso intenderlo.

 

Il mughetto vive ottimamente nell’umido sottobosco. Dunque se scelgo che viva in condizione perfetta devo accettare piante senza frutto ai limiti del Campo: non disboscare. Sta in mezz’ombra od ombra completa. Le foglie sottili s’allargano come espressione truccata di novità perlacea come pensieri nei pensieri nel suo profilo verde vivo superficie lucida. Il reale del mughetto s’inventa mistero sua natura in amore nella disposizione dialettica a coppie - Kierkegaard ne teneva sul balcone - e ogni coppia abbraccia alla base uno scapo floreale. I fiori appaiono piccioli campanelli bianchi come tinnanti vie sconosciute a Dio. Formano spiga offerta credente rivelante che con l’Amore ci si indirizza al Dio da scoprire non con il pensiero.

Questa spiga come lisca porto conficcata nella gola: per questo tossisco. Vibra in me se deglutisco tra carne e ossa, tra soggetto e predicato, tra purezza e violenza. Così fiorisco la mia cattura in Dio tra nome e immagine.


 


Castello con torre di Agostino



 

2

PERVINCA

La pervinca pianta erbacea perenne (che borda la casetta in legno che Fabio ha costruito per noi due) con il suo portamento eretto altre volte orizzontale; con le foglie ovali colore verde intenso nella parte superiore pallido in quella inferiore; i fiori dal delicato colore azzurro-lilla con petali arrotondati dal taglio obliquo che sembra formare girandola, sospinge la riflessione sul Divino a traversare obliqua il terreno cattolico e protestante sulla questione dell’analogia tra Dio e il mondo. Due teologie contrapposte che si escludono partendo dalla comune asserzione che Dio è incomprensibile.

 



 

A che servono cosa sono i simboli positivi di Dio che approntiamo? Se non è comprensibile che uso utilità destino possono avere per la fede questi rispecchiamenti umani della divinità distante dalle nostre possibilità umane di intenderla?

Il linguaggio in parola e immagine teistico - che scorro, tra le pervinche, piante del sottobosco, che se ne recidiamo le corolle sfiorite ben presto altri germogli appaiono - come non vanificarlo verso la divinità non caratterizzabile?

 

Sfioro con ciglia battiti guida brumale

Nella mutevolezza primavera pacata tersa

Pervinca polpa d’una fede figurazione

Mai corrisposta con semplicità

Lillà fiore polpa valletta al morso

Desiderio teologico colmante digiuno.

 

Ferma al bivio della risposta cattolica e protestante a come postulare l’analogia tra i simboli e l’oggetto divino se non vogliamo affermarne l’inutilità la bugia osservo che la pervinca appare pure coi fiori rosa e bianchi. Che per ambedue le corolle necessitano di terreno soffice di umidità costante di terreno smosso con sapienza. Non è abbastanza soffice il collo piegato nella preghiera mio? Non aggiungono umidità le lacrime che verso sulla fioritura? Non solco con determinazione col ferro interrogativo il petto in questa primavera.

Secondo Agostino, teologia adottata dai cattolici, con l’Analogia Entis, c’è somiglianza e insieme difformità tra Dio rappresentato e Uomo che compie la figurazione simbolica. Per questa possibilità concessa possiamo accoglierlo scoprirlo dall’ordine da lui creato per noi. Senza obliare, noi credenti, che Dio è completamente diverso dall’umana creatura perché esiste solo lui da sé tanto da spargere spiritualità infinita. Che ci ricade sulle fronti anche quando osservo pervinca lilla pervinca bianca.

I protestantesimo, con Barth, respingono totalmente l’Analogia Entis per l’Analogia Fidei.

Non esiste somiglianza tra il Creatore Dio e la creatura umana. Nessuna descrizione possibile per analogia possiamo compiere raffigurando Dio. Confidare nell’analogia di Grazia, Analogia Gratiae, ci compete. In questa maniera si salda la passività umana nella mente che disponiamo e l’inconoscibile scelta dell’iniziativa divina.

Che tratturo percorrere io Karoline Knabberchen intanto che il valore diurno e notturno della pervinca mi appare tanto contrapposto? Posso accettare che il bianco il lilla venga a me in tempi diversi di luce e buio in questo Campo alla Barra ove sto con Fabio Nardi che se la cava al massimo con due fotografie e lacerazioni non prova come ex chierichetto cattolico di Don Gino in Sant’Alessandro di Vecchiano.

Mi piego e prego verso quanto per saperne qualcosa che mai saprò rivela la perfetta concretezza della fioritura che se avviene da bordura nel pisano terreno anche in vaso sulla finestra che guarda montagne engadinesi esprime corolla posta verso luce.

 



Campo con piante del Bene del Male



 

3

TI SCORDAR DI ME

La pianta adatta, per bordeggiare l’aiuola della riflessione sul Male e il Bene in Dio e nell’uomo, è quella chiamata “Nontiscordardime”. Scelgo la specie perenne. Coi fiori piccoli raccolti in piccole infiorescenze dai colori delicati di azzurro rosa bianco è adatta a riverberare punti sotto curve interrogative domande sull’onnipotenza di Dio. Fiori punteggiatura.

 



Dio dominatore di tutte le cose, Dio che può fare tutte le cose. Penso mi dico trascrivo

 

Il tempo teologico strattona nascosto

Le cose finite create da Dio. Egli governa

Forme provvidenziali nel soffice verde

Ove niente può essere scordato dal credente.

Terriccio sempre umido pianto d’ebbrezza

Umana libertà spirituale riveste scelte

Lanceolate freccia costato o piuma labbra

Adatte a ogni clima in cercata Grazia.

Nontiscordardime Signore: sto sulla pietraia

Che rotola verso quanto a fatica di tosse

Convulso petto di peccatrice spingo

A insediare quanto disboscai giardino

Dando a fiori erbe frutti geometria e riparo.

 

Se Dio è infinito nella sua onnipotenza d’amore perché permette il Male? La sua apparizione determinante nelle vite individuali e storiche?

Basta mi risponda, come da teismo scolastico, che Dio ha pure dato la libertà di scelta. Ciascuno può usare questo dono sapientemente o scelleratamente

Nati con inclinazione al Male, noi, quanto vale la nostra responsabilità? Come scrollarci di dosso il peccato originale?

Penso che effetto della “caduta” nel male, di me Karoline del mio fidanzato, come di ogni uomo e donna, e di come vincerne la morsa, possa avere ristoro e consolazione se accanto alle risposte tradizionali teistiche si presta attenzione a quanto scrisse, in teologia sofferta suprema, Schelling nel suo libro “Ricerche filosofiche sull’essenza della libertà umana”. Filosofia della Caduta imprescindibile per accettare che Dio non è origine del Male eppure lo riguarda. Essendo Assoluto non genera il male ma lo riguarda come “Fondamento” della sua esistenza.

Arduo sciogliere la verticale prosa di Schelling in luce pianamente comprensibile però ci provo.

Il fondamento di Dio è l’eterno oscuro caotico fondo di Dio che permette a Dio stesso di riconoscersi perfetto ordine. Il fondamento tracima in effusione e genera le cose finite e insieme a loro il Male che è disordine caos tenebra irrazionale angoscia; questo fondamento non è generato da Dio che è pura luce ma è necessario perché Dio stesso, dialetticamente, si riconosca differente dal Male come Bene.

La vita di Dio è un eterno scontro per differenziarsi dal Male. Il Male del quale gli uomini fanno esperienza e ad esso soggiacciono è l’incapacità di staccarsi dall’oscurità caotica per guadagnare la luce di Dio. Perché a Dio riesce sempre di superare il Male. L’uomo però in questo suo agire è pure fondamento di Dio. Che non fa altro che assistere quando i suoi figli e figlie si ormeggiano alla parte oscura irrazionale volgare del loro essere.

Dio vive la dialettica bene e male e la vince sempre. L’uomo la donna no. Chi perde questa lotta ne porta responsabilità. Nel giudizio che riceverà dopo la morte e in vita istessa. Non avendo mai pace.

Se l’arte la letteratura l’estetica aprono all’irrazionale all’angoscia deve stare molto attento il credente in Dio a usarne la dialettica. Potrebbe soccombere per sempre al Male.

Dedico questi appunti con la pianta a Fabio Nardi. Glieli leggerò. Capirà. E sarà più forte nel Bene nell’Amore. Come mi aspetto accada. Come Nontiscordar di me si adatta ad ogni clima e terreno così prego le radici e foglie e fiori di queste pagine siano bordura al cuore dell’uomo che amo. Che amerò per sempre.

 

... CONTINUA

 

 

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