:: Giovanni Boine: LA PUNTA DELL’ICEBERG AFFONDATO. A cura di Claudio Di Scalzo.


Boine e Maria Gorlero - Accio 1966/2020
Silhouette Boine e Gorlero aprile 2020 su tempera marzo 1966


Nel Marzo scorso Sara Cardellino ha ritrovato mie tempere del 1966




Giovanni Boine

LA PUNTA DELL’ICEBERG AFFONDATO.

a cura di Claudio Di Scalzo detto Accio

 

ORA MAREGGIA L’IRREALTÀ, ORA È SLEGATA LA SCHIAVITÙ, NON C’È PIÙ LEGGE, NON C’È MIO PADRE NON CI SEI TU, ORA È DISCIOLTA OGNI PIETÀ: - ROMPONO FEBBRI DI TERRIBILITÀ ED È STRAVINTA LA REALTÀ.

 

Frantumi come grumi come pruni diversi dall’altri uno ad uni. Siamo nel 1915 nel 1916 e Giovanni Boine pubblica sulla Riviera Ligure frammenti figliati dal poème en prose baudelairiano zuppati, oliati?, nella cultura vociana. Summa e gomma del suo sperimentalismo. Linguaggio a suo aggio piegato in formidabile sperimentalismo per pronuncia primordiale. Da qui pensai, a-mi-tempi d’università che Klages na’ mano per intendilo me la potesse dà. Letto che il filosofo, pòo studiato in Italia, vaticinava con immagini di lingua originaria.

L’orchestra nei Frantumi batte parole martellanti nei ritmi indietro e avanti. Da sbozzare nei tempi annuncianti melodie allegri con brio adagi mesti tutto sur ‘apo de’ testi.

Tensioni dell’interiorità poetia avvoltolate nella percezione del soggetto Boine tisìo e sano di testa.

Epiteti contrapposti a segnalà posti e amori accosti e nervosi discosti.

Sostantivi in funzione aggettivale che strigliano ma non portin male. A ròta i deverbali ner solco della velocità linguistica forte volontà di mette a verbo la su’ vita compressa e in provincia sempre i’ stessa.

Narrativa trova sua riva dove la lirica ne era priva e viceversa. Bascullamento con quarche scollamento. Con adatta pittura-musica a mischià. In Italia in questo periodo nessuno à il suo talento. Eppure come rivela il suo Carteggio vero e proprio CARTEVANEGGIO, l’accesso al ruolo d’autore passa attraverso il battesimo di intellettuali cento volte a lui inferiori come i Prezzolini Papini, tutti in mini, e Soffici che manco lui in bici e Boine a piedi lo batterebbe.

Boine fa il minatore coi Frantumi grumi pruni a tutte l’ore.

Accumula, imballa, rime e assonane isosillabici, come tosse e scosse, dispone isoritmici e isosillabici - pedala Boine ora in bici - come dicesse al lettore all’amata alle ganze: che ne dici?

La butta sul ternario in groppo vario contando sulla pedalata anaforica.

Sotto un ciel climax fortemente e internamente da tenere a mente che riguarda lui ed ogni vivente.

In discesa dalla collina con olive verso la spiaggia di Porto Maurizio si coglie in lui lo sfizio di fa’ l’espressionista gridando pista pistaaaaa perché la su’ velocità nelle analogie nelle metafore in progressione d’ogni sospensione raccoglie scie.

L’inconscio fa il tip tap sul fazzoletto rosso tisi e Boine lo sventola coraggioso dal male roso. A questo LIMITE altri nun son mai giunti.

Ed io mando come barchette elettronie a lui esti mi’ appunti. Assieme a mì disegni da giovinetto perché la su’ vita in provincia mi sta’ ancor sul petto.

Mareggia l'estetia in schiuma webbe. Viviamo allucinazioni soggettive ner prima che diventa dopo nel dopo che diventa prima e nun c'è legge morale che possa disciprinà esta economia che s'incarna in tante forme. Anche in ella der padre inattuale dell'amata in simultaneità vezzeggiata. La pietà l'à presa una brutta piega nello spazio acquoreo liscio elettronio. Sembra il Frantumo spettrale che in ognuno si cale.


 


Boine pensieroso nel celeste maroso
Ritratto di Boine, 2020, su acquarello 1966 di Accio






Claudio Di Scalzo

POSTFAZIONE CON FONDANTE ILLUSTRAZIONE

Anni fa, ad una signora poetessa desiderosa di conoscere Giovanni Boine, che sull’Olandese Volante venne a chiedermi del poeta di Porto Maurizio, dissi “Di Giovanni Boine conosciamo LA PUNTA DELL’ICEBERG ma esso è stato affondato dal TITANIC della critica universitaria dai mandarinati fino ai critici da web da social. Bisognerebbe recuperarlo nel galleggiamento magari capovolgendolo e impedire che un altro Titanic lo affondi ancora”. Tempo dopo ho scoperto on line che aveva approntato, senza informarmene, una antologia del poeta (Giovanni Boine (1887-1917) POESIE SCELTE. La punta dell’iceberg.) per una rivista nella quale sarebbe diventata giorni dopo, senza informarmene redattrice, usando il titolo da me suggerito. Ma soltanto a metà. Rendendolo scontato e banale. Perché Boine può tornare se viene rivelato che fu il TITANIC, tuttora navigante, ad affondarlo.

Su consiglio di Sara Cardellino, che rimarca quanto sia stato, lei assente nel 2016, gonzo grullo ingenuo mona, sono stato invitato a dare un minimo di sistemazione a quanto scrissi su Giovanni Boine a quanto potrei scriverne. Fino a disegnare su mie tempere del 1966 profili del poeta.

Non son mai stato in un libro stampato su Giovanni Boine. Mi garberebbe farlo per i DISCORSI MILITARI e altri semi-inediti apparsi sui giornali negli anni Dieci, e sul suo Carteggio che ribattezzai CARTEVANEGGIO.

Ci devo seriamente pensare. 

Sarebbe un bello scherzetto: quasi quasi un atto da Olandese perfetto. Perché ne devon mangiare di Ontologia Indicenza Diafania (Boine in Iceberg in punta vien ciucciato con questa critica alata) per raggiungere l’Esploratore polare ma anche Palombaro che sono: sia detto!