:: Karoline Knabberchen: Dintorni di Uppsala come paesaggio proverbiale. Quarantesimo della morte. 20 agosto 1984. |
Da "SVEZIA PER FILO PER SEGNO"
(Vago tra conifere ed eriche. Ciecamente mortale perché è estate perché sto per chiedere a Gustaf Fjaestad che ne pensa della mia scelta di ammantarmi nel paesaggio fuori tempo. Perché qui ci si figura una stagione Dove girano tutti i miei giorni nell’eletto giorno estivo? Chissà se il pittore dedito ai paesaggi invernali saprà rispondermi. Fabio è in camera con la febbre. Ragiona con un clima metallico da neve)
Quando la Svezia si protende verso di noi, lo fa allungandosi nel suono dell’ordstäv: favola, proverbio, che rispecchia, chiamiamolo nitore, gorgheggio di bocche esperte. Ramo di lingua scandinava scuote il rododendro gutturale trasfigurante lilla quanto appare paesaggio. Senza il consenso di Gustaf adombrato.
Raggiungo il fidanzato nella stanza foderata di legno e fiori italiani sottovetro. Non mi chiedere quale sia la medicina in punta di lingua sulla fronte sfebbrata. Posso dirti che ho posato le labbra sulla fronte del cavallino da te intagliato nella betulla prima del bosco. “Quando torneremo indietro dalla Norvegia lo troveremo cresciuto ne ascolteremo l’allegro nitrire montaliano”. Mi dici. uno soltanto di noi due. Temo che resterò malata aggravandomi. Scelgo... solo tu puoi custodire quanto avviene nel nostro amore. |