:: Sara Capei Corti: Quintetto di Brahms in Si minore op 115. Maggio 2012


Sara Capei corti Occhi grandi gabbietta stretta
Olio su tela 20 x 30
cds




Sara Capei Corti

QUINTETTO DI BRAHMS IN SI MINORE OP 115

MAGGIO 2012

 

Da lontano; in muta risposta a quanto sapevo scrivevi dipingevi fotografavi per me; facendomene conoscere malinconia struggente ancora amandomi; e ancora, crudelmente, da Accio Heathcliff, ferivi asserendo d’avermi dimenticata; anche se mai giungesti a evocare altra donna perché sapevo non c’era, non poteva esserci; scrissi di musica in “partiture” parole forse poesia. Le ho custodite; puoi leggerle ascoltarle oggi assieme a me: tornata da te. (Settembre 2017)

 

QUINTETTO IN SI MINORE OP. 115 PER CLARINETTO E ARCHI DI JOHANNES BRAHMS



 Quintetto in Si Minore Brahms: Allegro


 

Opera perfetta per equilibrio tra clarinetto e archi. Seppi ascoltandola ch’era per me specchio della verità impossibile da nascondere: ancora ti amavo Claudio. Eppure ero sposata a un altro uomo. Strazio. Nel Quintetto in Sì Minore op. 115 di Brahms riconobbi il mio esistere, come fosse un parente che parlando rivelasse com’ero con me stessa.

 


Quintetto si Si Minore di Brahms: Andante


 

Il delicatissimo ondeggiante inizio ALLEGRO in 6/8 mi ri-suscitò al mondo che avemmo assieme nella gioia custodente limite delle contrade pisane tono allusivo delle gondole svoltanti canali. Il secondo movimento ADAGIO mi cullò nella infinita liricità. Il canto del clarinetto si svolse per me in volute colme di poesia. Si può sillabare il saltellare dei canarini in gabbia che vedono l’alba dietro tenda di crinolina? Se sì, come quello tra loro che piume niuna muove, persi nell’ascolto la possibilità di dare nome a ogni illusione di volo. Come avevo potuto rinchiudermi tra sbarre?

Iniziai a piangere. Il giorno sembrò non potermi nutrire più. La mia viltà si mosse come pesciolini voraci sul fondo del residuo coraggio di vivere: la riconobbi: lucida, come paventando un rischio, dal quale non mi sarei ripresa, spensi l’ascolto. Mentre sopraggiungeva l’ANDANTINO. Sapevo che nel FINALE in forma di variazioni, “CON MOTO”, gli strumenti del Quintetto si sarebbero alternati con squisita grazia. Avrei ricordato la mano che cercava la tua: sulla banchina veneziana, in stazione, la prima volta a passeggio verso San Marco.

Cinque dita verso le tue: mio vagheggiato sublime tuo prosaico: scherzoso: irriverente dialogare: “Con tutto lo zucchero che c’è incontrandoci è d’obbligo raggiungere una gelateria: ci sono gelaterie bòne ‘ome a Pisa, a Venezia, eh, Sara?”

Accio Accio… quando sei sul punto di rivelare tenero coinvolgimento devi mostrarti zingaro impudente: quel giorno come il clarinetto verso la viola, prima di darmi primo bacio, aggiungesti: “Sentiamo lo zucchero su queste labbra, intanto”. Come faccio a scordati? Come?


 

 

SARA CAPELLI CORTI PER CLAUDIO DETTO ACCIO

 SEPARAZIONE NOVEMBRE 2011
 

“Mi sono tagliata i capelli tanto corti da somigliare alla monaca penitente che divento tu assente. Quest’ultimo gioco in rima ti faccia sapere, Claudio, che la mia sofferenza è pari alla tua. Ma ho compiuto l’unica scelta impostami!!! dal tuo comportamento immorale in materia vita arti. Ora cappuccio sulla testa sulla parola verso te. Resti soltanto la musica quando dovrò suonarla. Qualche foto ove febbre scuoto. Se ciò ti raggiungerà non dipende da me. O forse sì!”. (Dicembre 2011)