:: Accio: Sara Capei Corti versi corti ricordi storti musicati lunghi


Accio: Sara Capei Corti nel febbraio 2012




Accio

SARA CAPEI CORTI VERSI CORTI RICORDI STORTI MUSICATI LUNGHI








 

 

PRIMA PREFAZIONE REALISTICA

Dopo che Sara Esserino il 20 novembre 2011 a Villa Malcontenta, sul Brenta, mi lasciò per sposare poi Linton fece sapere, al disperato e incrudelito, cattivo, Accio Heathcliff, che si era separata da me perché vivevo di estetica e non di etica; e che, per punirsi, si era rasata, penitente i capelli, quasi a zero. Per me divenne Sara Capei Corti anche se a lei sarebbero ricresciuti e tali li avrebbe tenuti. Personaggio. In 5 anni e 5 mesi di separazione… tanto ma tanto ho scritto disegnato fotografato per lei… e pure tutto ciò musicato con compositori a me adatti. E intanto studiavo la grammatica musicale e gli strumenti. Come un forsennato. Quanto qui rivelo è la Punta dell’Iceberg. E Sara ritrovandone scheggia mette, oggi 16 settembre 2022, il “musino pensieroso” malinconico; che poi diventa sereno e protettivo verso me. Capisce che il suo Accio ha compiuto un’impresa. E sorride quando minimizzando dico: “tutti bòni a scrivere e disegnare quando l’amore c’è, la coppia è unita, ma è quando tutto è perduto, inteso finito, che si vede davvero l’arte. Rimpiangila e mettila da parte”. A questo punto ride, Sara Cardellino. Mi bacia. Dice: “anche come critico musicale hai qualche risorsa, Accio. Non avrei fatto meglio”! E io sono contento…
 

SECONDA PREFAZIONE FACETA POI SERIA
 

L’Amore Perduto ovvero Amorduto.. Chi ha avuto, ha avuto,... chi ha dato, ha dato, ... scurdámmoce 'o ppassato, simme sur webbe Sara-paisà.

Il Dio degli amanti protegge il loro corpo con ritaglio di spazio celeste: lo spazio celeste col ritaglio di tempo lor concesso; il tempo concesso col ritaglio dell’amore assoluto che non si consuma; l’eternità del bene coi ritagli dell’amore che si ricomporrà. (Teologia un po’ qui a Pisa un po’ là a Venezia)

 

1

Vento : sonore fenditure

del cascinale : là fuori muto

sfiora l’allodola scarlatta

annusata dalla faina : prato

come messale di passione
 

(Missa a 12 voci ”Et ecce Terrae Motus” sequenza “Dies irae, Dies illa - Questa Missa di Antoine Brumel (1460-1512) è la sua partitura più affascinante. Viene eseguita e la conserviamo perché Orlando di Lasso la fece trascrivere per poterla dirigere alla corte di Baviera cinquant’anni dopo la scomparsa dell’autore. Senza di Lasso di Brumel avremmo perso il passo nelle brume fitte dell’oblio totale.

Ah i bei tempi in cui c’era una sola copia scritta di quanto il soggetto scriveva disegnava!!

Brumel operò, a quanto si sa, anche presso la Cattedrale di Chartres. Qui era nato fra l’altro. Mi spingo fino a pensare, Sara Capei Corti e musicista suono lungo, che l’edificio gli suggerì un’arte astratta fiammeggiante divina. Esattamente come secoli dopo avrebbe ispirato il fiammeggiante impressionismo a seconda delle ore sulla facciata a Monet: in laica estensione, però.

Brumel già dai contemporanei venne considerato uomo dal carattere difficile e compositore eccentrico: eccessivo pure e stravagante. Mi ci rispecchio Sara Capei Corti, fo peccato di presunzione?, non credo! L’unico mia imitazione sta nel pensare quanto scrivo, anche quanto per te, se te lo spedisco ne esisteranno due copie dure files, destinati all’oblio. Io seppellirò questi versi corti musicati lunghi in qualche pc e tu potrai cassare la mail o abbandonarla al suo destino… tenendo l’anello da sposa di Linton al ditino!!

Nella Missa tanti sono gli aspetti utopici. Perché arte rinascimentale, sia detto. Quando uno come Brumel può evocare purezza stellare e purezza delle architetture sonore colmandole di sontuosità visionaria data da intreccio virtuosistico di strumenti e voci.

La Missa a 12 voci ”Et ecce Terrae Motus” ricorda, però, che siamo pure in altro continente di pensiero e musica. Alla musica rinascimentale e prima della barocca e tanto più di quella romantica, bastavano pochi concreti mezzi: ma con tanta simbologia: per evocare il giudizio di Dio senza troppi, perdonami la parola Sara, “inturgidimenti” orchestrali romantici. Lo leggi? Lo scopri, invece, come pur’io su versi brevi mi inturgidisca tutto romanticamente pensando alle tue labbra ai tuoi fianchi mentre ti carezzo i corti capei?