:: Accio: Il filosofo col giacchio. Banalmalmente. A Sara Cardellino


Filosofo col giacchio a Bocca di Serchio - Foto Sara Cardellino - Maggio 2018






Accio 
 IL FILOSOFO COL GIACCHIO. BANALMALMENTE.
a Sara Cardellino

 

Sara Cardellino aprendo cassetti e armadi nelle soffitte del cascinale ha ritrovato foto, stampate, che mi scattò nel maggio 2018 a Bocca di Serchio mentre pescavo col giacchio. Passi che poi mi ero scordato di mandargliele, anche perché non sapevo più dove l’avevo ficcate, ma che avessi scritto, ispirato dalla pesca, “Banalmalmente”, come Filosofo col Giacchio, senza leggergliene un rigo, beh, s’è incavolata di brutto. Costringendomi alla recita numero dopo numero dell’operetta. Con la scusa che serve ad alleggerire il clima da Virus circolante. Mentre leggevo m’è venuto in mente perché forse tacqui su questa prova filosofica discretamente scema: l’accenno alla Zia che succhia il sesso al nipote nelle sue prime erezioni. Forse pensai che magari avrebbe creduto la faccenda realistica. O per pudore. Ma su questo lato non è che abbondi. No no, a volte, per quanto intelligente, accetta l’umorismo l’ironia, ma quando scado nell’umorismo nero un po’ libertino, non lo ‘apisce. Speriamo intenda il filosofo mancato. A volte anche mancato pescatore, non è che i pesci ci si tuffano nel mio giacchio, seppur bardato per l’acqua ghiaccia e il solito vento. Forse in tutta questa chiacchiera quanto funziona meglio è la foto. Ma questo lo taccio. E so anche il perché. Son Accio.


 


Sara Cardellino
nervoso in nero capei
in rosse labbra 



 

BANALMALMENTE. IL FILOSOFO COL GIACCHIO

(Letterate idiozie filosofiche – conferma ch’è stato meglio non abbia insegnato filosofia, essendo abilitato dal Ministero dell’Istruzione, nei licei e nelle accademie musicali)

 

1

Solido come un libro stampato poi pubblicizzato poi esposto on line poi commentato poi mai letto appare oltre la foschia del caldo luglio. I libri con sorridente faccia del nome sono modellati come culi con liposuzioni lifting protesi e intanto la Natura il Reale s’allontanano. Nella foschia?, mentre mia zia con l’arteriosclerosi dell’ottantenne racconta, e così sia, al primo che incontra come lei trentenne facesse dei “masticati” incredibili al nipote quindicenne. Suvvia signora non dica così la beneficenza va tenuta segreta!
 

2

La giornata afosa dà l’abbrivio alle congetture sforma, o sforna?, leggende elettroniche dona asilo ai silenzi tra un post e l’altro. Mentre mi ciuccio il dito, regressione misto repressione?, ovvoivedé che mia zia non s’è inventata il nulla ma il pieno tra le sue labbra?!, prendo appunti su quanto fu determinato dal Caso e quanto dalla Necessità.
 

3

Il destino mi sorprese come un geroglifico della Dea Osiris uscendo dal cesso. Se la struttura nascosta del pensiero del linguaggio della società si sfa graffito tanto valeva umettassi il dito seguendo il vento per accidentammi la vita impensierito. Ti sei fatto la bua al dito nipotino bello? vien qui che te lo succhio!
 

4

Ascolta la possibile Rivoluzione. Al posto dell’ES mettiamoci il CES come cesso, auspicando il passaggio da un’infelicità patologica a un’infelicità normale. Che ne dici? Penso che ti sta venendo l’arteriosclerosi come tua zia, ecco cosa penso!
 

5

Capire, questa la missione, scoprire perché la sequenza dei miei errori è sempre incompleta anche con l’ausilio di pagine telematiche; scusarmi perché l’elenco è incompleto; giurare di completarlo con ogni mezzo dal diario on line fino ai graffiti sui cessi tanto reali che rivelano il mio ex Es ora Ces. Dire tutto anche ciò di cui non si può parlare non conoscendolo. Chiedere scusa all’austriaco chiamando il proprio cane, che poi è quello di mia zia, Wittgen.
 

6

La prova diagonale di Cantor, il paradosso del mentitore, il principio di indeterminazione di Heisenberg, il test di Turing, la prova di Gödel,… mi convince che il nipote inventato, inventato?, da mia zia Godeva parecchio adolescente. Nuoto fino alle boe. Sogno una nuova alleanza tra natura e uomo, fisica e metafisica.
 

7

Mi tuffo in mare come ogni sillaba esultante compone il suo esilio in qualche parola. Se mi prende un crampo, distinguo morendo, non più càmpo (vernaholo o non c'è più campo per l'iPhone?) ahimè, quanto è determinato dal caso e quanto dalla passione.
 

8

Diventassi, lo divento perdinci!, un animale; m’indurissi come un sasso lo divento copio i calli sotto ai piedi scalzi; mi trasformassi in un'ombra telematica sul video, lo sono da decenni, continuerei a dubitare di tutto. Anche che mia zia è sì arteriosclerotica ma anche discretamente puttana. Con fini educativi.
 

9

Imparo dal mio respiro. Il ritmo di verde azzurro del mare. Audace come tutto quanto in natura mostra il colore del compimento. Questa è la volta buona che intendo l’autentico, l’originario, acchiappo (me la pappo) la vanità dei fenomeni. Sulla riva mia zia chiede ad un passante se per caso è stato suo nipote.
 

10

Laggiù dove c’è la “secca”, tradotto fondale basso oltre i cavalloni dove non si tocca, pesci saltano come accennassero al tempo che si prende quanto è giusto. Laggiù andrò, partirò, canticchio come un Bocelli che all’ugola impone sfracelli, per spogliarmi del Principio di individuazione usando la Reverie modello serie TV: sigarette senza filtro, rituali sciamanici appresi da qualche venditore ambulante, pratiche dell’estasi seguendo miss Italia, l’erotismo pratico a cui m’iniziò mia zia meglio del tantrico, la deprivazione sensoriale con ore sui social, la meditazione zen accudendo il triciclo in soffitta.
 

11

Il ventoso dì che dà - dìda dadà – slancio ai falò sui monti vecchianesi. Abbruciare ogni doppia verità: la verità dei capi e quella delle masse, la verità per gli amici e per i nemici, la verità per chi ami e chi odi… e così via fino alla cenere tra il bagnato della burrasca imminente.
 

12

Mentre il corpo a corpo dei verdi nel vigneto vibrano nella calura che rende torbida l’ombra, mi libero dell’angoscia di fronte alla morte. Smetto di pensare all’identità personale smerigliata dal web in cento. Libero la mia Vera Identità dalla continuità fisica del corpo. Andrò a lezione da mia zia arteriosclerotica.

 

13

Misuro il tempo reale e virtuale scardinato dal vocìo precipite delle genti sotto gli ombrelloni. Trasalisco e m’allischisco. Modellazione pittura alla Ensor? Però Marina di Vecchiano non è Ostenda. M’apro alla fiducia nei processi evolutivi di apprendimento delle norme universali, sia di natura intellettuale che morale. Impaziente sono di andare a vedere la posta in gioco che mi gioca.
 

14

Se tutto stesse nell’adeguarsi allo Spirito dei tempi, precederlo a ritroso, e scansarlo. Forse questa potrebbe chiamarsi Poesia. Anche se il paesaggio solito spezzato da segni neri, le tante verità?, resiste al mio discorso saggio accennato. Già malnato.
 

15

Respiro l’incendio nell’intimo dell’elastico di questo costume da bagno nuovo con lo sconto Ipercoop. Mi ustiono alle elitre dei moscini apparsi dopo la pioggia. Ruzzolano i soldini nella pancina della cassa amministrata dalla cassiera bionda. Mi ricorda mia zia giovane. Illuminato dal gesto dimostrerò che Dio non gioca a dadi; filosofando rivelerò perché non gioca a dadi tantomeno sul web; studierò il caos oltre il numero 15 per vincere a dadi. Ogni Partita.